L’ultima domenica di giugno siamo chiamati a riflettere sulla nostra fede. Papa Francesco: quanto sei disposto a fidarti del Signore?
Il miracolo segue la fede non il contrario. Sono esaudito perché credo, non credo perché sono esaudito. Ecco la verità da credere.
Il Santo Padre porta la riflessione di oggi su un punto cruciale della nostra fede. Quando siamo disposti ad affidarci nelle difficoltà? Le figure del Vangelo odierno ci insegnano molto.
Domenica assolata e caldissima a Roma, che non scoraggia quanti non risparmiano sacrificio pur di ascoltare la viva voce del nostro Pontefice all’appuntamento dell’Angelus. Anche questa settimana è stata difficile sul fronte delle guerre in corso. Ma proprio quando il buio è fitto occorre tornare alle radici della fede. E il Papa, oggi ci conduce. Come è accaduto ai santi martiri romani che si ricordano oggi che non hanno avuto paura di perdere la vita per testimoniare la fede. Anche noi viviamo in tempo di martirio, in molte parti del mondo i cristiani sono perseguitati e col loro sangue fecondano la Chiesa. Lasciamoci ispirare dalla loro testimonianza come da quella delle figure che ci presenta il Vangelo di oggi.
Due miracoli che sono intrecciati tra loro. Gesù sta andando a casa di uno dei capi della sinagoga perché sua figlia è moribonda, e di fatto muore prima che lui arrivi, e una donna emorroissa da molto tempo tocca il suo matello. Due miracoli uno di resurrezione e uno di guarigione, raccontati in un unico episodio. I due miracoli avvengono attraverso il contatto fisico. La donna tocca il mantello di Gesù e Lui tocca la bambina. Sono due donne considerate impure, una perché morta, l’altra perde sangue, con loro non ci può essere contatto fisico. Gesù si lascia toccare e non ha paura di toccare. Prima della guarigione fisica mette in crisi una concezione religiosa sbagliata secondo la quale Dio separa i puri dagli impuri. Gesù non separa perché l’impurità viene dal cuore. Davanti alle sofferenze del corpo e dello spirito, davanti alle ferite e al peccato Dio non ci tiene a distanza, non giudica, ci viene incontro, prende per mano e invita a rialzarci.
Gesù ha subito tutte le conseguenze del peccato per salvarci. È un’immagine bellissima Dio prende per mano e rialza, entra nel dolore e guarisce. Non discrimina nessuno perché ama tutti. Ma ci crediamo? Aiutiamo gli altri a rialzarsi o etichettiamo le persone per quello che hanno fatto o in base ai nostri gusti ed esigenze? Abbiamo bisogno che la chiesa e la società non escludano e non trattino nessuno da impuro, senza etichette, senza pregiudizi, ma dove tutti sono amati senza riserve.
Esaudito perché credo
Le figure che presenta la liturgia di oggi sono encomiabili testimonianze di fede di fronte alle quali Gesù si presenta come il Dio amante della vita. Giairo mendica la sollecitudine di Gesù la donna non pretende l’attenzione in prima persona del maestro desidera toccare il suo mantello, è certa che il solo tocco dell’indumento le restituirà la sanità. Il cuore pulsante di entrambi è la certezza che saranno esauditi; quindi, non è la gravità del male bensì la fede nella potenza del Signore il punto focale.
Entrambi non sono del gruppo dei discepoli di Gesù ma il loro cuore non vacilla neanche un attimo. Questo conferma ciò che Papa Francesco ci sta ricordando continuamente: Dio non fa preferenze di persona accoglie tutti, ma proprio tutti, basta solo che i riconosciamo bisognosi di Lui e del suo aiuto. Così deve essere per ciascuno di noi, nessuno deve sentirsi di troppo per il Maestro, nessuno deve pensare che sarà punito per la sua lontananza. Indipendentemente dalla storia passata ciò che conta ai suoi occhi è l’umiltà di chi si riconosce debole, bisognoso di guarigione e si affida a lui.
Per quanto siamo caduti in basso, per quando affoghiamo nel peccato la potenza di guarigione del Signore può sanare tutto, vuole solo che ci abbandoniamo a Lui. Il Papa esorta a pregare il Sacro Cuore di Gesù perché converta i cuori di quanti hanno responsabilità politiche, sociali, militari ed economiche nei paesi in guerra, affinché abbandonino distruzione e morte e avviino progetti di pace.