Alla Vigilia dell’Epifania, papa Francesco lancia un nuovo grande messaggio di speranza, concludendo con un severo ammonimento.
Il Santo Padre ha introdotto l’Angelus, salutando i pellegrini giunti comunque in San Pietro “coraggiosi con la pioggia“. Soffermandosi sul Vangelo odierno (Gv, 1,1-18), ha ricordato che “la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta“. Ciò sottolinea “quanto è potente l’amore di Dio che non si lascia vincere da nulla e che, al di là di ostacoli e rifiuti, continua a risplendere e a illuminare il nostro cammino“.
Venendo alla luce a Betlemme, “il Figlio di Dio, fattosi uomo, supera tanti muri e tante divisioni, affronta la chiusura di mente e di cuore dei grandi del suo tempo, preoccupati più di difendere il potere che di cercare il Signore“.
Inoltre, il Bambino Gesù “condivide la vita umile di Maria e Giuseppe che lo accolgono e crescono con amore, ma con le possibilità limitate e i disagi” dovuti alla povertà. Gesù “si offre fragile, indifeso, all’incontro con i pastori, uomini dal cuore segnato dalle esperienze della vita e dal disprezzo della società“. In seguito giungono da lui “i Magi che, spinti dal desiderio di conoscerlo, affrontano un lungo viaggio e lo trovano in una casa di gente comune in grande povertà“.
Di fronte a queste e a tante altre sfide, ha osservato il Pontefice, “Dio non si ferma mai“, anzi “trova mille modi per arrivare a ciascuno di noi, laddove ci troviamo, senza calcoli, senza condizioni, aprendo, anche nelle notti più oscure dell’umanità, finestre di luce”.
Questo Dio che non si stanca di cercare l’uomo, ha proseguito il Papa, è “una realtà che ci consola, che ci dà coraggio, specialmente in un tempo come il nostro, un tempo non facile, dove c’è tanto bisogno di luce, di speranza e bisogno di pace. Un mondo dove gli uomini a volte creano situazioni così complicate che sembra impossibile uscirne“.
Oggi, tuttavia, la Parola di Dio ci mostra una realtà completamente opposta, chiamando gli uomini “a imitare il Dio dell’amore, aprendo spiragli di luce dovunque possiamo, con chiunque ci incontriamo, in ogni contesto familiare, sociale, internazionale“. Dio “ci invita a non aver paura di fare il primo passo” ma per farlo “ci vuole coraggio“.
Francesco ha invitato a spalancare “finestre luminose di vicinanza a chi soffre“, offrendo “perdono, compassione, riconciliazione“, ovvero i “primi passi che noi dobbiamo fare per rendere il cammino più chiaro, sicuro e possibile per tutti“. Un invito che “risuona in modo particolare nell’anno giubilare da poco iniziato, sollecitandoci ad essere messaggeri di speranza, con semplici ma concreti sì alla vita, con scelte che portano vita“.
Dopo la recita della preghiera mariana, Bergoglio ha esortato a continuare a “pregare per la pace in Ucraina, in Palestina, Israele, Libano, Siria, Myanmar, Sudan. La comunità internazionale“, ha raccomandato, “agisca con fermezza perché nei conflitti sia rispettato il diritto umanitario“.
“Basta colpire i civili, basta colpire le scuole, gli ospedali, basta colpire i luoghi di lavoro. Non dimentichiamo che la guerra sempre è una sconfitta“, ha concluso.
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