Papa Francesco nel testo dell’Angelus di questa domenica condivide con i fedeli la sua esperienza del “dito di Dio” che si rivela come una carezza anche durante la sua convalescenza.
Si pensava che oggi, domenica 6 aprile, la recita dell’Angelus si sarebbe svolta in una “modalità differente”, da quanto avvenuto in queste ultime settimane. Lo aveva preannuciato la Sala stampa vaticana. Il Santo Padre, infatti, avrebbe voluto collegarsi in video dal suo appartamento di Casa Santa Marta e recitare insieme ai fedeli la preghiera consueta di mezzogiorno.
Però la Sala stampa della Santa Sede ieri ha dovuto fare dietro front: le condizioni del papa seppure proseguono con lievi miglioramenti nel quadro clinico generale non gli consentono ancora di parlare a lungo in pubblico. E così, anche per questa volta si è scelta la diffusione del testo scritto con il messaggio del pontefice ai fedeli.
Malgrado tutto il Papa si è presentato a sorpresa in piazza San Pietro al termine della messa del Giubileo dei malati e degli operatori sanitari officiata da Mons. Rino Fisichella. Il pontefice è stato accompagnato con la sedie a rotelle attraverso le file dei fedeli sul sagrato vaticano, poi davanti all’altare per la benedizione. Francesco si è rivolto così ai partecipanti alla messa: “Buona domenica a tutti”, ha detto il Papa. Poi ha ripetuto ancora: “Buona domenica a tutti. Grazie tante”.
Papa Francesco si sofferma sul Vangelo di oggi, il brano della donna colta in adulterio che i farisei e gli scribi avrebbero voluto lapidare (Gv 8,1-11). Ma Gesù accoglie il pentimento della donna e la perdona, e con il gesto del dito che scrive sulla polvere, quella su cui lei era riversa a terra, trasforma la sua vita.
Il perdono di Dio dona una vita nuova. Il Papa, allora, fa riferimento a questa delicatezza del Signore raccontando qualcosa di sè. Scrive infatti: “come durante il ricovero, anche ora nella convalescenza sento il “dito di Dio” e sperimento la sua carezza premurosa“.
Rivolge allora la sua preghiera affinché il tocco dell’amore del Signore raggiunga tutti coloro che soffrono. Il suo pensiero va anche ai medici e agli infermieri, spesso oggetto di aggressione, come rivelano molti episodi di cronaca.
Nella giornata del Giubileo degli ammalati e del mondo della sanità auspica anche che siano garantite a tutti, in particolare alle categorie più fragili e povere le risorse necessarie per le cure e per la ricerca.
Il pensiero del pontefice va, come sempre, anche alla “martoriata Ucraina” che continua ad essere colpita da attacchi che coinvolgono anche i civili. E anche a Gaza, in cui la gente è costretta a vivere “in condizioni inimmaginabili“, sottolinea il papa.
Il suo monito è forte e chiaro: “Tacciano le armi e si riprenda il dialogo“: un appello che continua a ribadire con tenacia e speranza. Chiede anche la liberazione degli ostaggi e il soccorso alla popolazione. La preghiera per la pace si estende a tutto il Medio Oriente. Sono compresi il Sudan e la Repubblica Democratica del Congo.
Il pensiero è rivolto anche ai terremotati del Myanmar e alla drammatica situazione di Haiti in cui due religiose sono state uccise pochi giorni fa.
Il Santo Padre ha ringraziato le detenute del carcere di Rebibbia che lo hanno omaggiato di un biglietto e, in occasione della Giornata mondiale dello sport per la pace e lo sviluppo si augura che lo sport possa essere segno di speranza nel mondo e di inclusività sociale.
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