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Papa Francesco: cosa è fondamentale fare per vincere il male?

Il Santo Padre ha parlato della tragica situazione in Afghanistan lanciando un forte appello, molto concreto, a tutti i cristiani. 

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“Cari fratelli e sorelle, seguo con grande preoccupazione la situazione dell’Afghanistan, e partecipo alla sofferenza di quanti piangono per le persone che hanno perso la vita negli attacchi suicidi avvenuti giovedì scorso e di coloro che cercano aiuto e protezione”, ha affermato il Pontefice al termine della preghiera mariana.

Il forte appello del Papa per l’Afghanistan

“Affido la misericordia di Dio onnipotente i defunti e ringrazio chi si sta operando per aiutare quella popolazione così provata, in particolare le donne e i bambini, chiedo a tutti di continuare ad assistere i bisognosi e a pregare perché il dialogo e la solidarietà portino a stabilire una convivenza pacifica e fraterna e offrano speranza per il futuro del Paese. In momenti storici come questo non possiamo rimanere indifferenti”.

Papa Francesco, riflettendo insieme ai fedeli su come si è comportata nella storia la Chiesa di fronte a queste tragedie, ha lanciato un appello molto concreto. “La storia della Chiesa ce lo insegna: come cristiani, questa situazione ci impegna. Per questo rivolgo un appello a tutti a intensificare la preghiera e a praticare il digiuno. Preghiera, digiuno e penitenza: questo è il momento di farlo. Sto parlando sul serio. Intensificare la preghiera e praticare il digiuno chiedendo al Signore misericordia e perdono”.

Il Vangelo di oggi fonte di grande sapienza di fronte al quotidiano

Alle 12, come ogni domenica, Francesco si è affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli e i pellegrini riuniti in Piazza San Pietro. Il Pontefice ha commentato il Vangelo di oggi, da cui si trae una grande lezione anche per ciò che riguarda l’attualità, e per come ogni cristiano dovrebbe comportarsi di fronte al dramma della guerra e della violenza. 

“Il Vangelo della Liturgia di oggi mostra alcuni scribi e farisei stupiti dall’atteggiamento di Gesù. Sono scandalizzati perché i suoi discepoli prendono cibo senza compiere prima le tradizionali abluzioni rituali. Pensano tra sé: Questo modo di fare è contrario alla pratica religiosa (cfr Mc 7,2- 5)”, ha spiegato Francesco commentando il passo evangelico.

Perché Gesù e i suoi discepoli trascurano queste tradizioni?

“Anche noi potremmo chiederci: perché Gesù e i suoi discepoli trascurano queste tradizioni? In fondo non sono cose cattive, ma buone abitudini rituali, semplici lavaggi prima di prendere cibo”. La domanda del Papa tocca il cuore della fede di ciascuno, in particolare in un mondo dove l’apparenza, purtroppo, viene spesso messa al primo posto rispetto ai contenuti veri della fede e alle cose che hanno davvero valore nella vita. Per questo Gesù parla ancora al cuore di ciascuno di noi.

“Perché Gesù non ci bada? Perché per Lui è importante riportare la fede al suo centro. Nel Vangelo lo vediamo continuamente, questo riportare la fede al centro. Ed evitare un rischio, che vale per quegli scribi come per noi: osservare formalità esterne mettendo in secondo piano il cuore della fede”. Insomma, Francesco ha spiegato come il messaggio e l’esempio di Gesù sia un monito radicale al cuore di tutti noi, che ci permette di liberarci da ciò che non va: il rischio di una religiosità dell’apparenza.

Il grande rischio da cui ha messo in guardia il Papa

È il rischio di una religiosità dell’apparenza: apparire per bene fuori, trascurando di purificare il cuore. C’è sempre la tentazione di “sistemare Dio” con qualche devozione esteriore, ma Gesù non si accontenta di questo culto. Non vuole esteriorità, vuole una fede che arrivi al cuore. Infatti, subito dopo, richiama la folla per dire una grande verità: «Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro» (v. 15). Invece, è «dal di dentro, dal cuore» (v. 21) che nascono le cose cattive”.

Così il commento del Papa si fa sempre più diretto. “Queste parole sono rivoluzionarie, perché nella mentalità di allora si pensava che certi cibi o contatti esterni rendessero impuri. Gesù ribalta la prospettiva: non fa male quello che viene da fuori, ma quello che nasce da dentro. Cari fratelli e sorelle, questo riguarda anche noi. Spesso pensiamo che il male provenga soprattutto da fuori: dai comportamenti altrui, da chi pensa male di noi, dalla società”.

Il Papa: passare il tempo a incolpare gli altri è perdere tempo

Un tema, quello della “lamentosità” del cristiano, che il Pontefice, nel suo tono di pastore e di Padre, ha toccato più volte. “Quante volte incolpiamo gli altri, la società, il mondo, per tutto quello che ci accade! È sempre colpa degli “altri”: della gente, di chi governa, della sfortuna. Sembra che i problemi arrivino sempre da fuori. E passiamo il tempo a distribuire colpe; ma passare il tempo a incolpare gli altri è perdere tempo. Si diventa arrabbiati, acidi e si tiene Dio lontano dal cuore”.

Un esempio di quello che ha affermato Bergoglio lo si ritrova in molti passi dei Vangeli. “Come quelle persone del Vangelo, che si lamentano, si scandalizzano, fanno polemica e non accolgono Gesù. Non si può essere veramente religiosi nella lamentela. La lamentela avvelena, ti porta la rabbia, il risentimento e la tristezza del cuore che chiude le porte a Dio”.

“La formalità esterna, e non il cuore della fede: questo è il rischio”

Ma ciascuno di noi, guardando a sé stesso e nel proprio cuore, potrebbe benissimo vedere che troppo spesso gli stessi errori si annidino nella propria vita senza nemmeno però rendersene conto. “Anche noi, tante volte ci trucchiamo l’anima. La formalità esterna, e non il cuore della fede: questo è il rischio“, ha avvertito Francesco.

Perciò l’invito da fare ogni giorno proprio, nel quotidiano. “Chiediamo oggi al Signore che ci liberi dal colpevolizzare gli altri. Come i bambini, che dicono sempre: io non sono stato, è l’altro. Domandiamo nella preghiera la grazia di non sprecare tempo a inquinare il mondo di lamentele, perché questo non è cristiano. Gesù ci invita piuttosto a guardare la vita e il mondo a partire dal nostro cuore”.

“C’è un modo infallibile per vincere il male: sconfiggerlo dentro di sé”

Questo si verifica poi in una modalità ben precisa e concreta. “Se ci guardiamo dentro, troveremo quasi tutto quello che detestiamo fuori. E se, con sincerità, chiederemo a Dio di purificarci il cuore, allora sì che cominceremo a rendere più pulito il mondo. Perché c’è un modo infallibile per vincere il male: iniziare a sconfiggerlo dentro di sé“.

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Un esempio molto importante lo troviamo guardando al passato, alla spiritualità dei Padri della Chiesa che hanno proseguito nella storia l’opera del Signore. Da loro, e dalla loro spiritualità, come sempre c’è molto da imparare. “I primi padri della Chiesa, i monaci, quando gli si domandava: qual è la strada della santità, come devo cominciare? Il primo passo, dicevano, era accusare te stesso. Accusa te stesso. L’accusa di noi stessi“.

L’invito del Papa ha guardarsi dentro facendo un esame di coscienza

Per questo c’è bisogno di un esame di coscienza radicale, magari quotidiano, quello che il Papa descrive come una “accusazione”. Guardarsi dentro per scoprire dove si nasconde il male e così scovarlo e annientarlo con la forza della preghiera e con la vicinanza del Signore. “Quanti di noi, nella giornata, in un momento della giornata e della settimana, è capace di accusare sé stesso, dentro? Sì è stato quello, quell’altro, a fare in quel modo o quell’altro, ma io cosa ho fatto? Provate a farlo: è una saggezza, aiuta, io lo faccio e mi aiuta, provate a farlo”.

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Così l’invito finale di Francesco. “La Vergine Maria, che ha cambiato la storia attraverso la purezza del suo cuore, ci aiuti a purificare il nostro, superando anzitutto il vizio di colpevolizzare gli altri e di lamentarci di tutto”.

Giovanni Bernardi

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Giovanni Bernardi

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