Il tempo di Avvento ci propone la figura di un “uomo austero e radicale, che a prima vista può apparirci persino duro e incutere un po’ di timore”.
Cosa si nasconde dietro questa “severità” e questa “apparente durezza”?
Il personaggio in questione è San Giovanni Battista, protagonista del Vangelo odierno (Mt 3,1-12). Durante l’Angelus, papa Francesco si è soffermato sul suo ruolo di precursore di Gesù.
“In realtà il Battista, più che un uomo duro, è un uomo allergico alla doppiezza”, ha spiegato il Santo Padre, tanto è vero che, di fronte ai “farisei e sadducei”, noti per la loro “ipocrisia”, li definisce “razza di vipere”.
Alcuni di loro si recavano da Giovanni “per curiosità o per opportunismo”, in quanto era divenuto “molto popolare”. Questi farisei e sadducei si giustificavano dicendo: «Abbiamo Abramo per padre» (v. 9). Così, però, “tra doppiezze e presunzione, non coglievano l’occasione di grazia, l’opportunità di cominciare una vita nuova”.
L’ipocrisia, ha commentato il Pontefice, “è il pericolo più grave, perché può rovinare anche le realtà più sacre”. Per questo, Giovanni il Battista (come anche, in seguito, Gesù) è “duro con gli ipocriti, per scuoterli”.
Per “accogliere Dio”, dunque, “non importa la bravura, ma l’umiltà; bisogna scendere dal piedistallo e immergersi nell’acqua del pentimento”, come fanno coloro che “si sentivano peccatori” e si mettevano in fila da Giovanni, per farsi battezzare.
Giovanni il Battista, con le sue “reazioni allergiche”, dovrebbe indurci a un esame di coscienza: “Non siamo anche noi a volte un po’ come quei farisei? Magari guardiamo gli altri dall’alto in basso, pensando di essere migliori di loro, di tenere in mano la nostra vita, di non aver bisogno ogni giorno di Dio, della Chiesa, dei fratelli”. Solo in un caso, ha ribadito il Santo Padre, “è lecito guardare qualcuno dall’alto al basso: per aiutarlo a risollevarsi”.
L’Avvento, allora, è “un tempo di grazia per toglierci le nostre maschere e metterci in coda con gli umili; per liberarci dalla presunzione di crederci autosufficienti, per andare a confessare i nostri peccati e accogliere il perdono di Dio, per chiedere scusa a chi abbiamo offeso”.
La via per iniziare una “nuova vita”, ha aggiunto il Papa, è “una sola, quella dell’umiltà: purificarci dal senso di superiorità, dal formalismo e dall’ipocrisia, per vedere negli altri dei fratelli e delle sorelle, dei peccatori come noi, e in Gesù il Salvatore che viene per noi, così come siamo, con le nostre povertà, miserie e difetti, soprattutto con il nostro bisogno di essere rialzati, perdonati e salvati”.
Nel Vangelo di oggi, in definitiva, si ode “il grido di amore di Giovanni a tornare a Dio” che ci ricorda, ancora una volta, che Gesù “non si stanca mai di noi” e ci dà sempre “la possibilità di ricominciare”.
Dopo la recita della preghiera mariana, Francesco ha ricordato il tradizionale appuntamento per il rito dell’Immacolata in piazza di Spagna, giovedì prossimo: “Alla sua intercessione, affidiamo la nostra preghiera per la pace, specialmente per il martoriato popolo ucraino”, ha concluso Bergoglio.
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