Due avvenimenti contrastanti hanno scosso la sensibilità di Francesco, che, come sempre, invita a pregare e a non cedere mai al disfattismo. Il Santo Padre scosso da un tragico fatto che coinvolge Medjugorje.
Il Vangelo di oggi contiene due esortazioni di Gesù ai discepoli. La prima è a «non temere» (Lc 12,32); la seconda è: «siate pronti» (v. 35). Così ha esordito papa Francesco in occasione dell’Angelus.
L’invito del Signore è quindi a superare “ogni paura” e a non perdere la “vigilanza”. Poco prima Gesù aveva parlato della “cura amorevole e provvidente del Padre, che si preoccupa dei gigli dei campi e degli uccelli del cielo e, quindi, tanto più dei suoi figli”.
Gesù ribadisce, quindi, che “non bisogna affannarsi e agitarsi: la nostra storia è saldamente nelle mani di Dio”. A volte, ha proseguito il Santo Padre, “ci sentiamo imprigionati in un sentimento di sfiducia e di angoscia”, con “la paura di non farcela, di non essere riconosciuti e amati, di non riuscire a realizzare i nostri progetti, di non essere mai felici”.
Ci si affanna, allora a “trovare qualche spazio in cui emergere”, per “accumulare beni e ricchezze” e per “ottenere sicurezze”. Con il risultato che si continua a “vivere nell’ansia e nella preoccupazione costante”.
Gesù, al contrario, dice: “non temete! Fidatevi del Padre, che desidera darvi tutto ciò che realmente vi serve. Già vi ha donato il suo Figlio, il suo Regno, e sempre vi accompagna con la sua provvidenza, prendendosi cura di voi ogni giorno. Non temere: ecco la certezza a cui attaccare il cuore!”.
Al tempo stesso, però, il Signore “non ci autorizza a dormire” e a “lasciarci andare alla pigrizia”. Occorre, allora, essere “svegli”, “vigilanti”, “attenti all’altro, accorgersi delle sue necessità, essere disponibili ad ascoltare e accogliere, essere pronti”. Anche l’Amleto di Shakespeare afferma che, in ogni circostanza della vita, «essere pronti è tutto».
Nelle tre parabole menzionate nel Vangelo odierno (Lc 12,32-48), la costante è “restare svegli, non addormentarsi, cioè non essere distratti, non cedere alla pigrizia interiore, perché, anche nelle situazioni in cui non ce l’aspettiamo, il Signore viene”, ha ammonito il Pontefice.
Alla fine della vita, Dio “ci chiederà conto dei beni che ci ha affidato” – “la vita, la fede, la famiglia, le relazioni, il lavoro, ma anche i luoghi in cui viviamo, la nostra città, il creato” – perché li si amministri con responsabilità e “con fedeltà”.
In conclusione, il Papa ha domandato: “abbiamo cura di questo patrimonio che il Signore ci ha lasciato? Ne custodiamo la bellezza oppure usiamo le cose solo per noi e per le nostre convenienze del momento?”.
Con un’esortazione finale: “Camminiamo senza paura, nella certezza che il Signore ci accompagna sempre. E restiamo svegli, perché non ci succeda di addormentarci mentre il Signore passa”. A riguardo, ancora una volta, Francesco ha citato Sant’Agostino: “Ho paura che il Signore passi e io non me ne accorga”.
Dopo la recita della preghiera mariana, il Santo Padre ha salutato “con soddisfazione, la partenza dai porti dell’Ucraina delle prime navi cariche di cereali”.
Lo sblocco delle merci, ha detto, è un “segno di speranza” e “dimostra che è possibile dialogare e raggiungere risultati concreti che giovano a tutti”. L’auspicio di Bergoglio è che “seguendo questa strada si possa mettere fine ai combattimenti e arrivare a una pace giusta e duratura”.
Il Pontefice ha quindi espresso “dolore” per la notizia di un incidente stradale avvenuto in Croazia, dove “alcuni pellegrini polacchi diretti a Medjugorje hanno perso la vita e altri sono rimasti feriti. La Madonna interceda per loro e per i familiari”, ha detto.
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