Affacciandosi alla finestra dello studio apostolico, Francesco ha suggerito un “piccolo” ma impegnativo esercizio e ha ricordato la meta del suo prossimo viaggio.
“Fino a settanta volte sette” (cfr Mt 18,21-35). Quando Gesù, rispondendo a Pietro, indica quante volte dobbiamo perdonare i peccati dei fratelli contro di noi, cita un numero simbolico.
Il perdono non è un optional
“Sette, nella Bibbia, è un numero che indica completezza, e dunque Pietro è molto generoso nei presupposti della sua domanda”, ha spiegato il Santo Padre durante l’Angelus di oggi. Elevando quel numero a “settanta volte sette”, Gesù intende dire che “quando si perdona non si calcola” e che “è bene perdonare tutto e sempre”, come Dio fa con noi.
La parabola evangelica odierna, poi, esemplifica il perdono divino, attraverso l’esempio di un servo cui viene condonato un debito di 10mila talenti. “Era un debito impossibile da saldare, anche lavorando una vita intera: eppure quel padrone, che richiama il Padre nostro, lo condona per pura «compassione» (v. 27)”, ha commentato il Pontefice. In seguito, tuttavia, quello stesso servo non sarà disponibile a condonare a sua volta un debito estremamente inferiore (100 denari).
“Il messaggio di Gesù è chiaro: Dio perdona in modo incalcolabile, eccedendo ogni misura. Lui è così, agisce per amore e per gratuità – ha sottolineato il Papa –. Noi non possiamo ripagarlo ma, quando perdoniamo il fratello o la sorella, lo imitiamo. Perdonare non è dunque una buona azione che si può fare o non fare: è una condizione fondamentale per chi è cristiano”.
Disinnescare la rabbia e guarire le malattie del cuore
Se è vero che “Dio ha dato la vita per noi”, in nessun modo potremo “compensare la sua misericordia, che Egli non ritira mai dal cuore”. È possibile, però, “corrispondendo alla sua gratuità, cioè perdonandoci a vicenda”, dargli “testimonianza, seminando vita nuova attorno a noi”.
“Fuori del perdono, infatti, non c’è speranza – ha aggiunto Francesco – fuori del perdono non c’è pace. Il perdono è l’ossigeno che purifica l’aria inquinata dall’odio, è l’antidoto che risana i veleni del rancore, è la via per disinnescare la rabbia e guarire tante malattie del cuore che contaminano la società”.
Tale Vangelo, ha proseguito Bergoglio, suscita i seguenti interrogativi e il relativo esame di coscienza: “Io credo di aver ricevuto da Dio il dono di un perdono immenso? Avverto la gioia di sapere che Lui è sempre pronto a perdonarmi quando cado, anche quando gli altri non lo fanno, anche quando nemmeno io riesco a perdonare me stesso? E poi: so perdonare a mia volta chi mi ha fatto del male?”.
Il Santo Padre ha quindi suggerito “un piccolo esercizio: proviamo, adesso, ciascuno di noi, a pensare a una persona che ci ha ferito, e chiediamo al Signore la forza di perdonarla. E perdoniamola per amore del Signore: ci farà bene, ci restituirà la pace nel cuore”.
A Marsiglia, per parlare di migrazioni e di fraternità
Dopo la recita della preghiera mariana, il Santo Padre ha ricordato l’imminenza del suo prossimo viaggio: venerdì 22 settembre si recherà a Marsiglia per partecipare alla conclusione dei Rencontres méditerranéennes, “una bella iniziativa – ha spiegato – che si snoda in importanti città del Mediterraneo, riunendo responsabili ecclesiali e civili per promuovere percorsi di pace, di collaborazione e di integrazione attorno al Mare Nostrum, con un’attenzione speciale al fenomeno migratorio”.
La migrazione, ha detto a riguardo il Pontefice, “rappresenta una sfida non facile – lo vediamo anche dalle cronache di questi giorni – ma che va affrontata insieme, in quanto essenziale per il futuro di tutti, che sarà prospero solo se costruito sulla fraternità, mettendo al primo posto la dignità umana e le persone concrete, soprattutto le più bisognose”.
Il Papa ha quindi chiesto ai fedeli di “accompagnare questo incontro con la preghiera” e, al contempo, ha ringraziato “le autorità civili e religiose e quanti stanno lavorando per preparare l’incontro a Marsiglia, città ricca di popoli, chiamata ad essere porto di speranza. Già da allora – ha concluso – saluto tutti gli abitanti, in attesa di incontrare tanti fratelli e sorelle”.