La missione alla quale Gesù ci invita è come quella degli Apostoli: andare ed evangelizzare. Il Santo Padre ci aiuta a comprendere come possiamo portare la Parola di Dio al prossimo, senza però avere manie di protagonismo.
Stare con i fratelli, camminare con loro e rispettarsi: queste sono alcune delle “regole” che Francesco ci aiuta a seguire.
In una Piazza San Pietro assolata, ma sempre piena di fedeli pronti ad ascoltarlo, Papa Francesco si è affacciato per il suo consueto Angelus domenicale. In questa prima domenica di luglio, il Pontefice commenta il brano del Vangelo di questa domenica, incentrandosi in particolare su cosa voglia dire essere missionari ed evangelizzatori.
Francesco parte da un’osservazione e, cioè, quella di guardare come Gesù ha inviato gli Apostoli. Non singolarmente o da soli, a due a due. Qualcuno potrebbe pensare che, quando si è in due, si può più facilmente litigare o contrastarsi, ad esempio, sul dove andare. Ma Francesco ci spiega che Gesù non la pensava così, perché dà loro delle istruzioni ben precise.
Istruzioni non su cosa devono dire, ma su come essere: “[…] Sulla testimonianza da dare più che sulle parole da dire” – commenta, perché, infatti, Gesù li chiama operai che “sono cioè chiamati a operare, a evangelizzare mediante il loro comportamento”.
Essere missionari, portare l’annuncio evangelico agli altri non vuol dire primeggiare l’uno sull’altro. Ma, bensì, agire secondo ciò che Dio ci dice: rispettarsi a vicenda, avendo sempre atteggiamenti e parole concordi con quelle che Gesù stesso ci ha insegnato.
“Si possono elaborare piani pastorali perfetti, mettere in atto progetti ben fatti, organizzarsi nei minimi dettagli; si possono convocare folle e avere tanti mezzi; ma se non c’è disponibilità alla fraternità, la missione evangelica non avanza” – dice il Papa.
Evangelizzare senza essere protagonisti, senza sentirsi migliori degli altri, ma tutti uguali e fratelli: questo è l’insegnamento e ciò che Gesù chiede a ciascuno di noi. E, proprio, su questo punto, il Papa ci invita a porci la domanda di come ciascuno di noi porta la Parola agli altri: “Lo facciamo con spirito e stile fraterno, oppure alla maniera del mondo, con protagonismo, competitività ed efficientismo?”.
Alla fine della sua catechesi, Francesco rivolge il suo pensiero al popolo ucraino, da mesi sotto i bombardamenti russi. Il Pontefice si rivolge ai leader del mondo, come sta facendo da un po’ di tempo a questa parte, chiedendo ancora una volta e senza mai stancarsi, la fine delle ostilità e la Pace fra i due popoli.
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