Con l’inizio del tempo di Avvento, Papa Francesco torna a parlare della preghiera come occasione di “veglia” e “vigilanza” e suggerisce a tutti noi un serio esame di coscienza su ciò che frena di più la vita spirituale.
La “fine dei tempi” non deve metterci paura, non perché “andrà tutto bene” ma perché Gesù “verrà”. Lo ha sottolineato papa Francesco, aprendo l’Angelus di oggi in piazza San Pietro.
Parlando degli “eventi desolanti” e delle “tribolazioni” che precederanno il ritorno di Cristo, il Vangelo odierno afferma: «Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina» (Lc 21,28). Questa è una “Parola di incoraggiamento”, ha commentato il Santo Padre, in primo luogo perché “il Signore viene a salvarci” proprio quando “tutto sembra finito”.
In questa attesa di Gesù, è importante la “vigilanza”, è fondamentale stare “attenti” e “non permettere che il cuore si impigrisca e che la vita spirituale si ammorbidisca nella mediocrità”.
C’è sempre il rischio di “sonnecchiare”, di rimanere “senza slancio spirituale, senza ardore nel pregare, senza entusiasmo per la missione, senza passione per il Vangelo”; quindi di “tirare avanti le cose per inerzia”, di “cadere nell’apatia, indifferenti a tutto tranne che a quello che ci fa comodo”.
Il Vangelo di oggi offre allora una “buona occasione” per un esame coscienza: “Che cosa appesantisce il mio spirito? Che cosa mi fa accomodare sulla poltrona della pigrizia? Quali sono le mediocrità che mi paralizzano, i vizi che mi schiacciano a terra e mi impediscono di alzare il capo? E riguardo ai pesi che gravano sulle spalle dei fratelli, sono attento o indifferente?”.
Tutte domande che “ci fanno bene”, perché tengono lontana l’“accidia”, ovvero quel “grande nemico della vita spirituale”, quella “pigrizia che fa precipitare nella tristezza, che toglie il gusto di vivere e la voglia di fare”.
Anche il libro dei Proverbi proclama: «Custodisci il tuo cuore, perché da esso sgorga la vita» (Pr 4,23). Anche questo significa “vigilare”, ha affermato il Pontefice, ricordando che “il segreto per essere vigilanti è la preghiera”.
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È sempre “la preghiera che tiene accesa la lampada del cuore”, per cui, “quando sentiamo che l’entusiasmo si raffredda, la preghiera lo riaccende, perché ci riporta a Dio, al centro delle cose”. La preghiera “risveglia l’anima dal sonno e la focalizza su quello che conta, sul fine dell’esistenza”, per cui “anche nelle giornate più piene” non va mai trascurata.
A conclusione della meditazione, il Papa ha suggerito di recitare la “preghiera del cuore, ripetere spesso brevi invocazioni”, come ad esempio: “Vieni Signore Gesù”, da ripetere soprattutto in questo tempo d’Avvento. “Ripetiamo questa preghiera lungo tutta la giornata: l’animo resterà vigile!”, ha concluso Francesco.
Dopo la recita dell’Angelus, Bergoglio ha riferito di aver incontrato i “membri di associazioni” che aiutano i migranti e che “in spirito di fraternità ne condividono il cammino”. Presenti anche oggi in piazza San Pietro, il Vescovo di Roma ha salutato questi operatori e volontari.
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Con l’occasione, il Santo Padre è tornato ancora una volta sul dramma di coloro che, anche in questi giorni, “perdono la vita alle nostre frontiere”. In modo particolare, ha menzionato coloro che tentano di attraversare il “Canale della Manica” o il “confine della Bielorussia, molti dei quali sono bambini” e “quelli che annegano nel Mediterraneo”.
Alcuni di loro, ha ricordato, “rimpatriati nel Nord Africa”, finiscono “catturati dai trafficanti”, che “li trasformano in schiavi, vendono le donne, torturano gli uomini”. Queste persone, ha aggiunto il Pontefice, “cercano una terra di benessere, trovandovi invece una tomba”.
Assicurando la propria preghiera per queste “situazioni di crisi”, il Papa ha ringraziato “tutte le istituzioni cattoliche” e non, specie le “Caritas nazionali” e “tutti coloro che sono impegnati ad alleviare le loro sofferenze”, rinnovando infine il suo appello alle “autorità civili e militari”, affinché si impegnino per una “risoluzione dei problemi” all’insegna di “dialogo” e “comprensione”.
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