All’Angelus di questa domenica, il Santo Padre ci esorta ad avere a un particolare atteggiamento del cuore, come i protagonisti delle tre parabole della misericordia.
Il Papa ci parla della misericordia divina, che non fa calcoli ed è, come diceva santa Caterina da Siena, “pazza d’amore” per le sue creature. Che non cessa mai di attendere e cercare.
Papa Francesco ha ricordato il Vangelo di oggi (Lc 15,1-32), che presenta le tre parabole della misericordia. Si chiamano così, ha detto Francesco, perché “fanno vedere il cuore misericordioso di Dio”. Gesù le racconta in risposta alle mormorazioni dei farisei e degli scribi che lo accusano di eccessiva familiarità coi peccatori.
Gesù era “religiosamente scandaloso” ai loro occhi. Ma Cristo, accogliendo e mangiando coi peccatori, ci rivela “che Dio è proprio così: Dio non esclude nessuno. Tutti desidera al suo banchetto e tuti ama come figli”.
Le tre parabole, dice Francesco, “riassumono il cuore del Vangelo: Dio è padre e ci viene a cercare ogni volta che siamo perduti“. Infatti in protagonisti delle tre parabole (“un pastore che cerca la pecorella smarrita, una donna che ritrova la moneta perduta e il padre del figlio prodigo“) sono accomunati da un aspetto.
Qual è questo aspetto comune? Il Papa lo definisce “l’inquietudine della mancanza”. Tutti e tre, dice “sono inquieti perché gli manca qualcosa”. Eppure tutti e tre, “se facessero un po’ di calcoli, potrebbero restarsene tranquilli”, fa notare Francesco. Al pastore manca una pecora, ma ne ha pur sempre altre novantanove. Alla donna manca una moneta, ma ne ha altre nove. Al padre manca un figlio, ma ne ha ancora un altro.
“Invece nel loro cuore c’è l’inquietudine per quello che manca”, osserva Francesco. Questa inquietudine è quella stessa di Dio: “Così e Dio: non è tranquillo se ci allontaniamo da lui”. Dio non fa calcoli per le sue creature, arde d’amore per loro: “Il Signore non calcola le perdite e i rischi, ha un cuore di padre e di madre“, ci ricorda Francesco. Dio “vuole che nessuno vada perduto” e “soffre per la nostra distanza”. Così “quando ci smarriamo attende il nostro ritorno”. “Egli non prende sonno e vegli su di noi”.
“Abbiamo nostalgia dell’assenza, abbiamo l’inquietudine di Dio?” chiede Francesco rivolgendosi ai fedeli. Il Papa ci esorta coltivare la sana “inquietudine interiore” dei protagonisti delle tre parabole. Per non rimanere nell’illusoria tranquillità dei nostri piccoli gruppi, “senza nutrire compassione per chi è lontano”. Non basta essere aperti agli altri, bisogna anche andare in ricerca degli altri, attirarli, avverte Francesco. Per attirare i lontani il Papa esorta perciò ad adottare lo “stile di Dio, che è vicinanza, compassione e tenerezza”. E conclude così: “Lasciamoci inquietare da questi interrogativi e preghiamo la Madonna, madre che non si stanca mai di cercare e di prendersi cura di noi suoi figli”.
Al termine dell’Angelus Francesco ha chiesto preghiere per il suo imminente viaggio di tre giorni in Kazakistan, per prendere parte al congresso dei capi delle religioni mondiali e tradizionali, “per dialogare tra fratelli, animati dal comune desiderio di pace, pace di cui il nostro mondo è assetato”.
Francesco ha chiesto nuovamente di pregare per il popolo ucraino, affinché “il Signore gli doni conforto e speranza”. Proprio in questi giorni il cardinale Konrad Krajewski è in Ucraina per dare un gesto concreto di vicinanza del Papa e della Chiesa a quelle popolazioni martoriate.
Il Papa ha ricordato nella preghiera anche Suor Maria De Coppi, la missionaria comboniana uccisa dai terroristi dell’Isis in Mozambico.
Francesco ha poi rivolto uno speciale saluto alla popolazione dell’Etiopia, che oggi celebra il suo tradizionale capodanno. In ultimo il Papa ha avuto un pensiero per studenti e insegnanti invitando a pregare per un buon inizio di anno scolastico.
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