Papa Francesco, durante l’Angelus di oggi, ci ha parlato dell’atteggiamento che dobbiamo avere di fronte a Dio.
Un po’ affaticato nella voce, Francesco sta meglio e oggi ha avuto potuto nuovamente salutare i fedeli. Ciò lo ha rallegrato, senza però cancellare la sua premura e la sua sollecitudine per i mali che affliggono il mondo.
Di fronte a Dio siamo tutti bambini
Riaffacciandosi su piazza San Pietro dopo l’assenza domenica scorsa, per via dell’intervento chirurgico cui è stato sottoposto, papa Francesco ha innanzitutto ringraziato i fedeli per la loro vicinanza.
“Desidero esprimere la mia gratitudine a quanti nei giorni del mio ricovero al Policlinico Gemelli mi hanno manifestato affetto premura e amicizia e mi hanno assicurato il sostegno nella preghiera – ha detto –. Questa vicinanza umana e spirituale è stata per me di grande aiuto e conforto. Grazie a tutti, grazie a voi, grazie di cuore!”.
Il Regno di Dio che “viene in mezzo a noi” non è “una notizia tra le altre, ma la realtà fondamentale della vita”, ha detto poi il Papa meditando il Vangelo odierno (Mt 9,36-38.10,1-8).
Se il Dio dei cieli è vicino, “noi non siamo soli in terra e anche nelle difficoltà non perdiamo la fiducia”. Quindi, ha affermato il Santo Padre, “la prima cosa da dire alla gente” è: “Dio non è distante, ma è Padre, ti conosce e ti ama; vuole tenerti per mano, anche quando vai per sentieri ripidi e accidentati, anche quando cadi e fai fatica a rialzarti e riprendere il cammino”.
Spesso, è proprio “nei momenti in cui sei più debole puoi sentire più forte la sua presenza”, perché Dio “conosce la strada, Lui è con te, Lui è tuo Padre!”. La vicinanza di Dio aiuta l’uomo a pensarsi “come un bambino, che cammina tenuto per mano dal papà: tutto gli appare diverso”.
“Il mondo, grande e misterioso – ha sottolineato il Pontefice – diventa familiare e sicuro, perché il bambino sa di essere protetto” e, in questo modo, “non ha paura e impara ad aprirsi: incontra altre persone, trova nuovi amici, apprende con gioia cose che non sapeva e poi torna a casa e racconta a tutti quello che ha visto, mentre cresce in lui il desiderio di diventare grande e di fare le cose che ha visto fare dal papà”.
Attenzione ai “parolai”!
Come avviene con il proprio padre, per ogni bambino, “stando vicini a Dio vinciamo la paura, ci apriamo all’amore, cresciamo nel bene e sentiamo il bisogno e la gioia di annunciare”.
Per essere “buoni apostoli”, dobbiamo essere “come i bambini”, ovvero “sederci ‘sulle ginocchia di Dio’ e da lì guardare il mondo con fiducia e amore, per testimoniare che Dio è Padre, che Lui solo trasforma i nostri cuori e ci dà quella gioia e quella pace che noi stessi non possiamo procurarci”, ha aggiunto il Papa.
Esprimendo “perplessità” per i “parolai, col loro molto parlare e il loro niente fare”, ha ricordato come lo stile di Gesù è l’esatto opposto: Egli raccomanda di annunciare il Regno di Dio senza “troppe parole” ma piuttosto, compiendo “tanti gesti di amore e di speranza nel nome del Signore: «Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8)”. Il “cuore dell’annuncio” è proprio nella “testimonianza gratuita” e nel “servizio”.
L’ennesima tragedia evitabile
Le domande che il Vangelo odierno suscita sono numerose: “Noi, che crediamo nel Dio vicino, confidiamo in Lui? Sappiamo guardare avanti con fiducia, come un bambino che sa di essere portato in braccio dal papà?”.
“Sappiamo sederci sulle ginocchia del Padre con la preghiera, con l’ascolto della Parola, accostandoci ai Sacramenti? E, infine – ha proseguito Francesco – stretti a Lui, sappiamo infondere coraggio agli altri, farci vicini a chi soffre ed è solo, a chi è lontano e pure a chi ci è ostile?”.
Dopo la recita della preghiera mariana, Bergoglio ha manifestato “grande tristezza” e “tanto dolore” per “le vittime del gravissimo naufragio avvenuto nei giorni scorsi al largo delle coste della Grecia”: una tragedia aggravata dal fatto che, da quanto si apprende “il mare era calmo”. Il Santo Padre ha rinnovato la propria preghiera “per quanti hanno perso la vita e imploro che sempre si faccia tutto il possibile per prevenire simili tragedie”.
Altre preghiere sono state espresse dal Pontefice “per i giovani studenti vittime del brutale attacco avvenuto contro una scuola dell’Ovest dell’Uganda. Questa guerra è dappertutto”, ha detto, chiedendo di pregare ancora per la pace in tutto il mondo, in particolare “per la martoriata Ucraina che soffre tanto”.