In una Piazza San Pietro affollata di fedeli, nella Giornata mondiale dei poveri papa Francesco ha svelato il segreto per essere costanti nella pratica del bene.
Il Signore stesso ce lo rivela nel Vangelo di oggi, dove invita a non fare troppo affidamento sulle opere dell’uomo.
Papa Francesco ha aperto l’Angelus di oggi ricordando le parole del Vangelo di questa domenica (Lc 21,5-19) con le quali il Salvatore “fredda” le persone che esaltavano la magnificenza del tempio di Gerusalemme. “Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta”, avverte Gesù.
Poi il Signore rincara addirittura la dose, nota il papa, “spiegando come nella storia quasi tutto crolla”. La storia umana appare infatti come un cimitero di rivoluzioni, guerre, terremoti, carestie, pestilenze, persecuzioni.
Come uscire dalla precarietà della vita?
Con queste parole il Signore, spiega Francesco, vuole invitarci a “non riporre troppa fiducia nelle realtà terrene: passano”. Parole sagge, dice il papa, che però non devono darci amarezza.
Quella di Cristo, sottolinea Francesco, infatti non è negatività o pessimismo. Gesù non vuole lasciarci nella precarietà. Al contrario, ci indica “la via di uscita da tutta questa precarietà”.
Perseverare salva la vita
E qual è questa via d’uscita? A rivelarla, proprio nella chiusura del Vangelo di oggi, è Gesù stesso: “Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita”.
La parola “perseveranza”, ricorda papa Francesco, indica la severità. Perseverare vuol dire essere severi. Ma questo non significa diventare troppo duri con sé stessi – magari ritenendosi non all’altezza – o rigidi e insensibili col prossimo.
No, sottolinea il pontefice. Gesù chiede di essere ligi e persistenti in ciò che sta a cuore a lui. Non bisogna dare priorità alle opere delle nostre mani. Sono cose importanti, riconosce il papa, ma sono pur sempre cose che passano.
Edificare ciò che non crolla
Ecco allora che il Signore ci invita a “edificare ciò che non crolla, edificare sulla sua parola”. Essere perseveranti significa essere decisi a edificare ciò che non passa, ma resta per sempre. La perseveranza designa la costanza nel bene, sottolinea Francesco.
Il papa, com’è sua abitudine, poi passa a fare alcuni esempi pratici. Non siamo perseveranti ad esempio, quando rimandiamo la preghiera. Oppure quando facciamo i “furbi” che dribblano le regole. O ancora: manca di perseveranza chi tralascia il servizio ai poveri per pensare a divertirsi come fanno tutti.
Come restare saldi nel bene
“Perseverare invece è restare nel bene”, insiste il papa. La preghiera e il sacrificio non devono dipendere dalle circostanze, ma da un “cuore saldo nel Signore”. Perseverare ci aiuta a rimanere fondati nel bene malgrado il male e le circostanze avverse della vita.
Francesco cita poi il Dostoevskij dei “Fratelli Karamazov” che scrisse “Non abbiate paura dei peccati degli uomini, amate l’uomo anche col suo peccato, perché questo riflesso dell’amore divino è il culmine dell’amore sulla terra”.
Riflesso dell’amore divino nel mondo
“La perseveranza è il riflesso nel mondo dell’amore di Dio”, commenta papa Bergoglio. Questo perché l’amore di Dio “è fedele, è perseverante, non cambia mai”. Infine Francesco ha chiesto alla Madonna, Madre del Signore perseverante nella preghiera, a rinforzare la nostra costanza.
Dopo la recita dell’Angelus, il papa ha voluto manifestare ancora una volta la sua vicinanza alla “martoriata Ucraina”. “La pace è possibile, non rassegniamoci alla guerra”, ha ricordato Francesco.