Dopo tre settimane il Pontefice torna ad affacciarsi su piazza San Pietro per l’Angelus ed esprime parole che vanno “controcorrente”.
La seconda domenica d’Avvento ha restituito un papa Francesco decisamente migliorato nella salute, in grado stavolta di affacciarsi alla finestra dello Palazzo Apostolico Vaticano, per la recita dell’Angelus. A causa di un’infezione polmonare, il Santo Padre aveva dovuto rinunciare al consueto rito, affidandone la lettura al suo “ghostwriter”, monsignor Paolo Braida.
Il Vangelo odierno (Mc 1,1-8) meditato dal Pontefice vede al centro la figura di San Giovanni Battista, che notoriamente predica nel deserto. E’ proprio il deserto l’elemento chiave per la comprensione spirituale della lettura: il deserto, ha spiegato il Papa, è il “luogo del silenzio” e “dell’essenzialità, dove non si può permettere di indugiare in cose inutili, ma occorre concentrarsi su quanto è indispensabile per vivere“.
Si tratta, ha proseguito Francesco, di un “richiamo sempre attuale. Per procedere nel cammino della vita è necessario spogliarsi di più. Perché vivere bene non vuol dire riempirsi di cose inutili, ma liberarsi del superfluo per scavare in profondità dentro di sé, per cogliere ciò che è veramente importante“. Si è veramente davanti a Dio “solo attraverso il silenzio“.
E’ attraverso il silenzio, che “sapremo liberarci dall’inquinamento delle parole vane e delle chiacchiere. Il silenzio e la sobrietà. Nelle parole, sobrietà nelle parole, nell’uso delle cose, sobrietà dei media e dei social“. Non si tratta solo di “fioretti o virtù“, ma di “elementi essenziali della vita cristiana“, ha commentato Bergoglio.
Un secondo elemento che traspare dalla lettura è quello dell'”ascolto di ciò che lo Spirito suggerisce“. “Se non si sa tacere – ha osservato il Santo Padre – è difficile che si abbia qualcosa di buono da dire“. Al contrario “più attento è il silenzio, più forte è la parola“. In tale contesto, la voce di Giovanni Battista “è legata alla genuinità della sua esperienza di silenzio, alla limpidezza del suo cuore“.
Tutto ciò suscita un’interrogativo: “Che posto ha il silenzio nelle mie giornate? E’ un silenzio vuoto, magari opprimente?“. Oppure è “uno spazio di ascolto, di preghiera dove custodire il cuore? La mia vita è sobria o piena di cose superflue?“. Se si vuole “andare controcorrente“, è bene valorizzare “il silenzio, la sobrietà, l’ascolto“, ha concluso il Pontefice.
Dopo la recita della preghiera mariana, il Papa ha ricordato la promulgazione – avvenuta 75 anni fa esatti, il 10 dicembre 1948 – della Dichiarazione universale dei diritti umani. Essa, ha detto, ha rappresentato “una via maestra sulla quale molti passi avanti sono stati fatti, ma tanti ancora ne mancano e a volte purtroppo, si torna indietro. L’impegno per i diritti umani – ha ricordato – non è mai finito“.
A riguardo, Francesco si è detto “vicino a tutti coloro che, senza proclami nella vita concreta di ogni giorno, lottano e pagano di persona per difendere i diritti di chi non conta“. Si è quindi rallegrato “per la liberazione di un numero significativo di prigionieri armeni e azeri“, guardando “con grande speranza questo segno positivo per le relazioni tra Armenia e Azerbaijan, per la pace nel Caucaso meridionale“, incoraggiando “le parti e i loro leader a concludere quanto prima il trattato di pace“.
Bergoglio ha quindi rammentato che “fra qualche giorno si concluderanno i lavori della Cop28 sul clima in corso a Dubai” e, a tal riguardo, ha chiesto di “pregare perché si arrivi a buoni risultati per la cura della nostra casa comune e la tutela delle popolazioni“.
Altre preghiere sono state chieste “per le popolazioni che soffrono a causa della guerra. Andiamo verso il Natale. Saremo capaci, con l’aiuto di Dio, di fare passi concreti di pace? Non è facile, lo sappiamo. Certo, i conflitti hanno radici storiche profonde, ma abbiamo anche la testimonianza di uomini e donne che hanno lavorato con saggezza e pazienza per la convivenza pacifica. Si segua il loro esempio – ha raccomandato il Santo Padre – si metta ogni impegno per affrontare e rimuovere le cause dei conflitti“.
Sempre “a proposito di diritti umani“, ha proseguito il Pontefice, “si proteggano i civili, gli ospedali, i luoghi di culto, siano liberati gli ostaggi e garantiti gli aiuti umanitari. Non dimentichiamo la martoriata Ucraina, la Palestina, Israele“, ha detto, assicurando, in conclusione la propria preghiera “anche per le vittime dell’incendio avvenuto due giorni fa nell’ospedale di Tivoli“.
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