Commentando un passo evangelico di importanza capitale, Francesco ha parlato della disperazione in cui versano molte persone e ha suggerito come uscirne. È quindi tornato su uno dei suoi cavalli di battaglia.
“Gesù dà la vita anche quando sembra non esserci più speranza”. È questo il messaggio più grande che emerge dal Vangelo della quinta domenica di Quaresima (cfr Gv 11,1-45).
Quando la vita diventa “un sepolcro”
Durante l’Angelus, papa Francesco ha sintetizzato la vicenda della resurrezione di Lazzaro, “l’ultimo dei miracoli di Gesù narrati prima della Pasqua”, ovvero dei “segni” che ci avvicinano alla Resurrezione.
“Lazzaro è un caro amico di Gesù – ha ricordato il Santo Padre – il quale sa che sta per morire; si mette in cammino, ma arriva a casa sua quattro giorni dopo la sepoltura, quando ogni speranza è perduta. La sua presenza però riaccende un po’ di fiducia nel cuore delle sorelle Marta e Maria (cfr vv. 22.27)”.
L’episodio del Vangelo odierno è così attualizzabile: “Capita, a volte, di sentirsi senza speranza – ha commentato il Pontefice – oppure di incontrare persone che hanno smesso di sperare: per una perdita dolorosa, per una malattia, per una delusione cocente, per un torto o un tradimento subito, per un grave errore commesso”.
La vita può sembrare a volte “sepolcro chiuso: tutto è buio, intorno si vedono solo dolore e disperazione”. Gesù, però, ci dice che “in questi momenti non siamo soli, anzi che proprio in questi momenti Lui si fa più che mai vicino per ridarci vita”. E lo dice, “piange con noi, come ha pianto per Lazzaro”.
Togliere la pietra e consegnarla a Lui
Quando poi, davanti, alla tomba di Lazzaro, ordina di togliere la pietra (cfr. v.39), Gesù si riferisce al tirare fuori tutto il “dolore”, gli “errori” e i “fallimenti”, i quali non vanno confinati “in una stanza buia e solitaria, chiusa”; Gesù ci chiede: “tirate fuori tutto quello che c’è dentro, gettatelo in me con fiducia, senza timore, perché io sono con voi, vi voglio bene e desidero che torniate a vivere”.
A Lazzaro, Gesù ordina: “Vieni fuori! Rialzati, riprendi il cammino, ritrova fiducia! Ti prendo io per mano, come quando da piccolo imparavi a fare i primi passi”. E lo invita a “non cedere al pessimismo che deprime, al timore che isola, allo scoraggiamento per il ricordo di brutte esperienze, alla paura che paralizza”.
L’approssimarsi della Pasqua, ha osservato il Papa, indica di “di togliere la pietra e di uscire incontro a Gesù, che è vicino”. È un momento che suscita una serie di interrogativi: “Riusciamo ad aprirgli il cuore e ad affidargli le nostre preoccupazioni? Ad aprire il sepolcro dei problemi e a guardare oltre la soglia, verso la sua luce? E a nostra volta, come piccoli specchi dell’amore di Dio, riusciamo a illuminare gli ambienti in cui viviamo con parole e gesti di vita? Testimoniamo la speranza e la gioia di Gesù?”.
Francesco ha rivolto queste parole in modo particolare ai confessori, dicendo loro: “Anche voi siete peccatori e state nel confessionale non per torturare ma per perdonare tutto come Gesù”.
Terremotati Turchia e Siria: aiutarli con un gesto concreto
Dopo la recita dell’Angelus, Bergoglio ha detto: “Ieri, solennità dell’Annunciazione, abbiamo rinnovato la consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, nella certezza che solo la conversione dei cuori può aprire la strada che conduce alla pace”.
Di seguito il Santo Padre ha esortato a continuare a “pregare per il martoriato popolo ucraino” e a restare “vicini anche ai terremotati della Turchia e della Siria”, ai quali, ha ricordato, “è destinata la speciale raccolta di offerte che si svolge oggi in tutte le parrocchie d’Italia”.
Una richiesta di preghiere, infine, “anche per la popolazione dello stato del Mississippi, colpite da un devastante tornado”.