Durante l’Angelus il Santo Padre dà voce ai tanti mali che lo rattristano, tra questi l’alluvione e la recrudescenza di un conflitto le cui radici affondano nella notte dei tempi.
Il Signore che verrà (cfr Mt 24,42) è “il fondamento della nostra speranza” ed è quel che “ci sostiene anche nei momenti più difficili e dolorosi”. Così ha esordito papa Francesco nel primo Angelus di questo tempo d’Avvento.
Non aspettiamoci il “segno prodigioso”
“Sempre il Signore – ha ricordato il Santo Padre – viene, ci fa visita, si fa vicino, e ritornerà alla fine dei tempi per accoglierci nel suo abbraccio”. Una realtà che suscita alcuni interrogativi, il primo dei quali è: “come viene il Signore?”.
Sappiamo che Egli “è presente nel nostro cammino, che ci accompagna e ci parla”, tuttavia, “distratti come siamo da tante cose, questa verità rimane per noi solo teorica; oppure immaginiamo che il Signore venga in modo eclatante, magari attraverso qualche segno prodigioso”.
“Dio – ha proseguito il Pontefice – si nasconde nelle situazioni più comuni e ordinarie della nostra vita”, nelle “cose di ogni giorno”. Pertanto, “nel nostro lavoro quotidiano, in un incontro casuale, nel volto di una persona che ha bisogno, anche quando affrontiamo giornate che appaiono grigie e monotone, proprio lì c’è il Signore, che ci chiama, ci parla e ispira le nostre azioni”.
Se “tiro a campare”, non potrò accorgermi di Dio che passa
La seconda domanda suscitata dal Vangelo di oggi (Mt 24,37,44) è: “come riconoscere e accogliere il Signore?”. Possiamo riuscirci se siamo “svegli, attenti, vigilanti”. C’è infatti “il pericolo di non accorgerci della sua venuta ed essere impreparati alla sua visita”.
Ancora una volta, il Papa ha menzionato Sant’Agostino: «Temo il Signore che passa» (Serm. 88,14.13) e che “io non lo riconosca!”. Così era avvenuto con coloro che, ai tempi di Noè, “erano presi dalle loro cose e non si resero conto che stava per venire il diluvio” (v. 39).
Nel Vangelo odierno, Gesù parla di un uomo che «verrà portato via», mentre l’altro sarà «lasciato» (v.40). Ciò significa che “uno è stato vigilante, capace di scorgere la presenza di Dio nella vita quotidiana; l’altro, invece, era distratto, ha “tirato a campare” e non si è accorto di nulla”.
Questo Avvento, ha sottolineato Francesco, è un invito a lasciarsi “scuotere dal torpore” e a domandarsi: “sono consapevole di ciò che vivo, sono attento, sono sveglio? Cerco di riconoscere la presenza di Dio nelle situazioni quotidiane, oppure sono distratto e un po’ travolto dalle cose? Se non ci accorgiamo oggi della sua venuta, saremo impreparati anche quando verrà alla fine dei tempi. Perciò, restiamo vigilanti!”, ha concluso Bergoglio.
Preghiera per la Terra Santa martoriata
Dopo la recita della preghiera mariana, il Santo Padre ha espresso la propria “preoccupazione” per “l’aumento della violenza e degli scontri che da mesi avvengono nello stato di Palestina e in quello di Israele”.
In particolare, ha menzionato i due “vili attentati” in cui è morto un ragazzo a Gerusalemme e diverse persone sono rimaste ferite, e gli “scontri armati” in cui ha perso la vita un altro giovane a Nablus.
“La violenza uccide il futuro spezzando la vita dei più giovani e indebolendo le speranze di pace”, ha detto il Papa, chiedendo preghiere “per questi giovani morti e per le loro famiglie, in particolare per le loro mamme”.
Auspicio del Pontefice è che “le autorità israeliane abbiano maggiormente a cuore la ricerca del dialogo costruendo la fiducia reciproca senza la quale non ci sarà mai una soluzione di pace in Terra Santa”.
Di seguito, Francesco ha espresso vicinanza “alla popolazione dell’Isola di Ischia, colpita da un’alluvione”, pregando “per le vittime, per quanti soffrono e per tutti coloro che sono intervenuti in soccorso”.
Dopo aver mandato un telegramma di cordoglio in settimana, Bergoglio ha nuovamente ricordato Burkhard Scheffler, il clochard tedesco “morto di freddo tre giorni fa qui sotto il colonnato di piazza San Pietro”.
Il Santo Padre ha infine salutato i partecipanti alla marcia che si è svolta stamattina per denunciare la violenza sessuale sulle donne. Purtroppo, ha detto, si tratta di “una realtà generale e diffusa dappertutto e utilizzata anche come arma di guerra. Non stanchiamoci di dire no alla guerra, no alla violenza, sì al dialogo, sì alla pace, in particolare per il martoriato popolo ucraino”, ha poi concluso.