Arriva da piazza San Pietro un accorato appello nei confronti di coloro che si ostinano a non ascoltare le parole di Francesco.
Una “scena dura“: Gesù scaccia i mercanti dal tempio, allontanando i venditori, rovesciando i banchi dei cambiavalute e ammonendo tutti con queste parole: “Non fate della casa del Padre mio un mercato“.
“Casa” e “mercato”: ecco la differenza
Per il Santo Padre è stato lo spunto per meditare sulla differenza tra “casa” e “mercato”. Con riferimento al Vangelo odierno (Gv 2,13-23), troviamo “due modi diversi di porsi davanti il Signore. Nel tempio, inteso come mercato, per essere a posto con Dio, bastava comprare un agnello, pagarlo, consumarlo sulle braci dell’altare, comprare e pagare, consumare e poi ciascuno a casa sua“, ha ricordato il Pontefice.
“Nel tempio, inteso come casa“, invece, “succede il contrario: si va per incontrare il Signore, per stare uniti a lui, stare uniti, fratelli, per condividere gioie e dolori“. Se al mercato “si gioca sul prezzo“, a casa “non si calcola“. “Al mercato si cercano propri interessi, a casa si dà gratuitamente“, ha aggiunto il Papa.
“Gesù oggi è duro perché non accetta che il tempio mercato si sostituisca al tempio” inteso come casa, “non accetta che la relazione con Dio sia distante e commerciale anziché vicina e fiduciosa. Non accetta che i banchi di vendita prendano il posto della mensa familiare“.
Rompere i muri del silenzio e i vuoti delle distanze?
Il mercimonio che avviene presso il Tempio per Gesù è inaccettabile, in quanto “crea una barriera tra Dio e l’uomo, tra il fratello e il fratello“. Cristo, al contrario, “è venuto a portare comunione, a portare misericordia, cioè perdono, a portare vicinanza“. L’attuale Quaresima, ha sottolineato Francesco, è un’occasione per “fare in noi e attorno a noi più casa e meno mercato“.
“Pensiamo“, ha detto, “al silenzio imbarazzante, isolante, talvolta addirittura ostile, che si incontra in tanti luoghi. Chiediamoci allora, prima di tutto come la mia preghiera è un prezzo da pagare o è il momento dell’abbandono fiducioso, dove non guardo all’orologio ma a come sono i miei rapporti con gli altri? So dare senza aspettare il contraccambio? So fare il primo passo per rompere i muri del silenzio e i vuoti delle distanze?“.
Un grande “basta” e un grande applauso
Dopo la recita dell’Angelus, dal Bergoglio è giunto un nuovo richiamo ai troppi focolai di guerra nel mondo. “Porto quotidianamente nel cuore con dolore“, ha detto, “la sofferenza delle popolazioni in Palestina e in Israele dovuta alle ostilità in corso, le migliaia di morti, di feriti, di sfollati, le immani distruzioni causano dolore. E questo con conseguenze tremende sui piccoli e gli indifesi che vedono compromesso il loro futuro“.
Poi ha aggiunto: “Mi domando davvero: si pensa di costruire un mondo migliore in questo modo? Davvero si pensa di raggiungere la pace? Basta, per favore, diciamo a tutti noi Basta, per favore. Fermatevi!“. A queste parole, un convinto e corale applauso si è levato dai fedeli accorsi in piazza San Pietro.
Il Pontefice ha incoraggiato la prosecuzione del “negoziati per un immediato cessate il fuoco a Gaza e in tutta la regione, affinché gli ostaggi siano subito liberati e tornino dai loro cari che li aspettano con ansia e la popolazione civile possa avere accesso sicuro ai dovuti urgenti atti umanitari“.
Il disarmo è un “dovere morale”
Altro richiamo è andato alla “martoriata Ucraina, dove ogni giorno muoiono in tanti, c’è tanto dolore“. Con riferimento all’imminente Giornata internazionale per la consapevolezza sul disarmo e la non proliferazione (5 marzo 2024), il Papa ha ammonito: “Quante risorse vengono sprecate per le spese militari che, a causa della situazione attuale, continuano tristemente ad aumentare?“.
L’auspicio di Francesco è che “la comunità internazionale comprenda che il disarmo è anzitutto un dovere morale“. Tutto ciò richiede “coraggio da parte di tutti i membri della grande famiglia delle nazioni di passare dall’equilibrio della paura all’equilibrio della fiducia“, ha quindi concluso.