La tragedia si è consumata nell’indifferenza di molti. Francesco chiede uno sforzo e una riflessione da parte di tutti.
Perché Gesù ha camminato sulle acque? Una meditazione sul celebre Vangelo della tempesta domata (cfr Mt 14,22-33) è stata offerta dal Santo Padre durante l’Angelus odierno.
Gesù viene visto dai discepoli camminare sulle acque del Mare di Galilea, mentre loro sono in grossa difficoltà nella navigazione e temono di naufragare.
“Sono io, non abbiate paura!”
Forse Gesù ha compiuto quel gesto spinto da “una necessità urgente e imprevedibile, per soccorrere i suoi che si trovano bloccati dal vento contrario?”, ha suggerito papa Francesco.
In realtà l’inizio del Vangelo di oggi ricorda che era stato Gesù stesso a “programmare tutto, a farli partire di sera”, persino – dice il testo – “costringendoli” (cfr v. 22).
Dietro al camminare sulle acque, allora, c’è “un messaggio non immediato da cogliere per noi”, ha sottolineato il Pontefice ricordando che, a quel tempo, “le grandi distese d’acqua erano ritenute sedi di forze maligne non dominabili dall’uomo; specialmente se agitati dalla tempesta gli abissi erano simbolo del caos e richiamavano le oscurità degli inferi”.
I discepoli implorano aiuto, quindi, “in loro c’è la paura di affondare, di essere risucchiati dal male”. Camminando sulle acque, Gesù domina quelle “forze del male” e dice loro: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!» (v. 27).
Nella tempesta, gridare: “Signore salvami!”
Il senso del Vangelo odierno, dunque, è stato così spiegato dal Papa: “Le potenze maligne, che ci spaventano e non riusciamo a dominare, con Gesù vengono immediatamente ridimensionate”.
Camminando sulle acque, Gesù vuol dirci: “Non avere paura, io metto sotto i piedi i tuoi nemici”. Non sono nemici, quindi le “persone” ma “la morte, il peccato, il diavolo: questi nemici Egli calpesta per noi”.
Gesù esorta al “coraggio”, poiché “non sei più solo nelle acque agitate della vita”. Qualora si agitino “acque agitate” e “venti contrari”, cosa fare? I discepoli “invocano e accolgono Gesù”.
Pietro, in particolare, “cammina un po’ sulle acque verso Gesù, ma poi si spaventa, affonda e allora grida: «Signore, salvami!» (v. 30)”. Con questa sua preghiera “si esprime la certezza che il Signore può salvarci, che Lui vince il nostro male e le nostre paure”. Francesco ha quindi esortato, nei “momenti di tempesta”, a ribadire: “Signore, salvami!”.
Gesù non ci esenta dalla fatica
A conclusione dell’episodio, “i discepoli accolgono Gesù nella barca” e, in quel momento, il vento cessa (cfr v.32). “Il Signore sa che la barca della vita, così come la barca della Chiesa, è minacciata da venti contrari e che il mare su cui navighiamo è spesso agitato”, ha sottolineato il Santo Padre.
Gesù non ci esime dalla “fatica del navigare”: al contrario, esorta ad “affrontare le difficoltà, perché anch’esse diventino luoghi di salvezza, occasioni per incontrare Lui. Egli, infatti, nei nostri momenti di buio ci viene incontro, chiedendo di essere accolto, come quella notte sul lago”.
L’esame di coscienza suggerito dal Pontefice propone dunque le seguenti domande: “nelle paure, come mi comporto? Vado avanti da solo, con le mie forze, o invoco il Signore? E come va la mia fede? Credo che Cristo è più forte delle onde e dei venti avversi? Ma soprattutto: navigo con Gesù? Lo accolgo, gli faccio posto nella barca della vita, gli affido il timone?”.
Naufragi, incendi, guerre: tragedie sempre attuali
Dopo la recita dell’Angelus, il Papa ha ricordato l’ennesimo “tragico naufragio” capitato nei giorni scorsi a largo di Lampedusa: “Ho pregato per loro – ha detto –. Con dolore e vergogna dobbiamo dire che dall’inizio dell’anno già quasi 2000 uomini, donne, bambini sono morti in questo mare, cercando di raggiungere l’Europa”.
I naufragi di migranti nel Mediterraneo sono “una piaga aperta della nostra umanità”, ha commentato Francesco, incoraggiando “gli sforzi politici e diplomatici che cercano di sanarla in uno spirito di solidarietà e di fratellanza, come pure l’impegno di tutti coloro che operano per prevenire i naufragi e soccorrono i naviganti”.
Prima di congedarsi, il Santo Padre ha pregato per le vittime degli incendi nell’isola di Maui, alle Hawaii, esortando i fedeli ad unirsi alla preghiera dei “nostri fratelli in Camerun”, Paese “ancora afflitto dalla violenza e dalla guerra”, affinché “per intercessione della Vergine, Dio sostenga la speranza del popolo che soffre da anni e apra vie di dialogo per giungere alla concordia e alla pace”. È seguito un nuovo appello alla preghiera per la “martoriata Ucraina che soffre tanto questa guerra”.