Nella quarta e ultima domenica d’Avvento, Papa Francesco dedica l’Angelus a una figura di importanza centrale per l’arrivo del Natale.
Una personalità del tutto fondamentale ma che troppo spesso si rischia di lasciare nascosta, quasi in disparte, anche a causa della sua silenziosità all’interno dello stesso testo evangelico. Stiamo parlando di colui che ha saputo rinunciare ad ogni certezza per aprirsi a un futuro di salvezza, ancora sconosciuto.
Al centro del messaggio di Francesco nell’Angelus dell’ultima domenica di Avvento c’è infatti San Giuseppe, a cui Bergoglio ha deciso in più occasioni di fare riferimento per il suo stesso Pontificato, tanto da dedicare a lui un intero anno.
Giuseppe, infatti, quando compie quella che per molti avrebbe rappresentato una “scoperta sconcertante”, vale a dire l’idea che Maria attendesse un figlio non suo, decide di fare un passo fino ad allora inatteso. Comprendendo così che talvolta il Signore dispone le carte a suo piacimento, e che l’umanità non può che prendere atto della sua volontà, dietro cui si nasconde il suo grande piano divino.
La scelta era infatti forte e dolorosa, tra denunciare pubblicamente Maria per quella che poteva essere considerata una presunta infedeltà, o magari annullare il fidanzamento in segreto. Oppure, la via davvero alternativa: accogliere il piano divino sulla sua vita scegliendo la via del Signore, che è quella della misericordia. Proprio nel momento più buio, così Dio accese una luce nuova nel suo cuore, rendendo così possibile l’inizio della salvezza di tutto il genere umano.
Il Signore annuncia in sogno a Giuseppe che il fatto che ora Maria è madre non viene da un tradimento, ma al contrario dall’accoglienza dello Spirito Santo. Il bambino che nascerà, infatti, sarà il Salvatore, l’Emmanuele. Spesso nella vita, ha spiegato il Papa, accade di trovarsi di fronte a situazioni che non comprendiamo e che per questo ci sconcertano. Di fronte a queste, San Giuseppe ci indica la via: quella di non “cedere a sentimenti negativi, come la rabbia e la chiusura”. “Questa è la via sbagliata!”, spiega il Papa. “Occorre invece accogliere le sorprese della vita, anche le crisi”.
“Che cosa avrà provato Giuseppe? Sconcerto, dolore, smarrimento, forse anche irritazione e delusione… Il mondo gli crolla addosso!”, commenta infatti il Papa, riferendosi a quelle che potevano essere aspettative lecite, che invece lo chiamano ad aprirsi a possibilità inattese e orizzonti inediti.
“Giuseppe dovrà rinunciare alle sue certezze rassicuranti, ai suoi piani perfetti, alle sue legittime aspettative e aprirsi a un futuro tutto da scoprire. E di fronte a Dio, che scombina i piani e chiede di fidarsi, Giuseppe risponde sì. Il suo coraggio è eroico e si realizza nel silenzio: si fida, accoglie, è disponibile, non domanda ulteriori garanzie“.
Di fronte a tutto ciò, è infatti la Vergine a fare da guida verso l’accoglienza di suo Figlio. “La Vergine Maria ci aiuti a vivere aperti alle sorprese di Dio“, ha concluso il Papa, invitando i fedeli a guardare verso orizzonti “infinitamente più ampi e belli dei nostri!”, e offrendone i criteri di discernimento per farlo.
“Quando si è in crisi non bisogna scegliere di fretta secondo l’istinto, ma, come Giuseppe, “considerare tutte le cose” e fondarsi sul criterio di fondo: la misericordia di Dio. Quando si abita la crisi senza cedere alla chiusura, alla rabbia e alla paura, ma tenendo aperta la porta a Dio, Lui può intervenire. Lui è esperto nel trasformare le crisi in sogni: sì, Dio apre le crisi a prospettive nuove, magari non come noi ci aspettiamo, ma come Lui sa. Sono gli orizzonti di Dio: sorprendenti, ma infinitamente più ampi e belli dei nostri! La Vergine Maria ci aiuti a vivere aperti alle sorprese di Dio”.
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