La quarta domenica di quaresima è ricca di simbolismo. La guarigione del cieco nato, i dubbi sul legame peccato colpa. Ma sicuramente quello che risalta di più è l’ostilità.
Gesù ridona la vista a un uomo cieco dalla nascita. Questo è male per tanti, per i discepoli, per i genitori, per tutti quelli che assistono.
Tutti cercano un colpevole. Se lui non vede è perché paga per le sue colpe. Dov’è lo spazio per la compassione? La luce vera che illumina ogni uomo è Gesù, senza di lui tutto è tenebra, ma trova spazio nella nostra vita?
Senza la luce non c’è vita
Il cielo plumbeo di stamane non ha scoraggiato la moltitudine di fedeli che si è recata in Piazza San Pietro per accogliere la Parola di Papa Francesco e pregare con lui l’Angelus. La semplicità del cieco nato risanato da Gesù ci provoca e suscita tante domande. Io ho una fede autentica? Lascio che Dio illumini le mie scelte, la mia vita? L’altro particolare che fa riflettere è che Gesù rompe gli schemi guarendo quest’uomo in giorno di sabato e ridonandogli dignità. Quante volte nella vita tendiamo ad imprigionare anche noi la luce della grazia in quegli schemi che ci siamo costruiti, quando, invece, allo Spirito piace irrompere con la sua sorprendente creatività. La chiusura nel proprio io, nelle proprie paure è l’ostacolo più grande alla felicità e alla gioia piena. La luce di cui stiamo parlando non è fatta per restare circoscritta ma per propagarsi e irraggiare anche gli altri. Se di fronte alle difficoltà cadono le braccia è perché non si crede alla potenza del Risorto.
Siamo fatti per benedire e illuminare
Invece, i discepoli reagiscono chiacchierando, sottolinea il Papa, hanno paura delle autorità. Come loro anche noi spesso di fronte ai segni della grazia reagiamo con scetticismo. Anche se intorno a noi vediamo oscurità e tenebra dobbiamo continuare a diffondere luce, a fare del bene. Infatti, il bene che facciamo qui ed ora può sembra che non porti frutto, ma non è così. Il bene porta sempre frutto, magari lo farà in un’altra parte del mondo dove non andremo mai, non lo vedremo con i nostri occhi, ma nel mondo si sentirà la differenza. Basta solo che ciascuno decida di far passare la luce del Signore attraverso la propria vita. Questa è anche la domenica laetare, della gioia. Incoraggia chi sta facendo un buon cammino. La penitenza, elemosine, preghiera, digiuno, sacrifici, presto approderanno nella potenza del Risorto. Per chi invece non ha ancora iniziato seriamente ricorda di farlo, c’è ancora tempo, anche se è breve. Il Signore continua a chiamare.
Un pensiero e una preghiera rivolge il pontefice per il popolo dell’Equador, ieri colpito dal terremoto, al martoriato popolo ucraino e un augurio speciale a tutti i papà che come San Giuseppe, l’uomo giusto, sappiano amare e proteggere le loro famiglie. Per tutti chiediamo la grazia di poter vedere ogni giorno i doni che Gesù elargisce a tutti noi.