Anche in un tempo difficile come quello che stiamo vivendo, l’essere umano ha più che mai bisogno della presenza di Cristo: ce lo ricorda il Vangelo di oggi.
“Né la morte, né il dolore hanno mai l’ultima parola”. Contro di essi, Gesù si lascia “toccare” e opera “segni di guarigione”.
La guarigione più importante: quella degli affetti
Lo ha detto papa Francesco, durante l’Angelus, commentando il Vangelo odierno (Mc 5,21-43), che menziona due celebri miracoli: quello alla figlia del capo della Sinagoga e quello all’emorroissa.
Con questi due episodi, Gesù “ci dice che la morte non è la fine. Egli vince questo nemico – ha sottolineato il Santo Padre – dal quale non possiamo liberarci da soli”.
In questo periodo, in cui “la malattia è ancora al centro delle cronache”, il Pontefice si è concentrato soprattutto sul miracolo dell’emorroissa. “Più che la sua salute – ha spiegato – a essere compromessi erano i suoi affetti: aveva perdite di sangue e perciò, secondo la mentalità di allora, era ritenuta impura”.
Quella donna, “era dunque emarginata, non poteva avere relazioni stabili, uno sposo, una famiglia e rapporti sociali normali. Viveva sola, con il cuore ferito. La malattia più grande della vita – ha commentato il Papa – è la mancanza di amore, è non riuscire ad amare. E la guarigione che più conta è quella degli affetti”.
Gesù va in cerca del nostro volto
L’evangelista offre alcuni particolari significativi nella storia dell’emorroissa. Essa aveva “fatto molte cure”, spendendo tutte le sue risorse “senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando” (v.26). È quello che succede anche a noi quando “ci buttiamo in rimedi sbagliati per saziare la nostra mancanza di amore”.
“Pensiamo – ha proseguito Francesco – che a renderci felici siano il successo e i soldi, ma l’amore non si compra. Ci rifugiamo nel virtuale, ma l’amore è concreto. Non ci accettiamo così come siamo e ci nascondiamo dietro i trucchi dell’esteriorità, ma l’amore non è apparenza. Cerchiamo soluzioni da maghi e santoni, per poi trovarci senza soldi e senza pace, come quella donna”.
Quando decide di “toccare il mantello” di Gesù, la donna cerca innanzitutto un “contatto diretto, fisico” con Lui. “Soprattutto in questo tempo – ha commentato Bergoglio – abbiamo capito quanto siano importanti il contatto, le relazioni”.
Parimenti, nel Vangelo di oggi, vediamo l’emorroissa guarire “negli affetti”, proprio perché è entrata “in intimità con Gesù”. Quando poi, pur in mezzo a una folla immensa, viene toccato, Gesù si volta per vedere chi ha cercato il contatto con Lui. “C’è tanta gente, ma Lui va in cerca di un volto e di un cuore pieno di fede. Non guarda all’insieme, ma alla persona”.
Uno sguardo che va al cuore
Gesù “non si arresta di fronte alle ferite e agli errori del passato, ma va oltre i peccati e i pregiudizi. Non si ferma alle apparenze, arriva al cuore. E guarisce proprio lei, che era scartata da tutti. Con tenerezza la chiama «figlia» (v. 34) e loda la sua fede, restituendole fiducia in sé stessa”.
In conclusione, il Santo Padre ha esortato: “Sorella, fratello, lascia che Gesù guardi e guarisca il tuo cuore. E se hai già provato il suo sguardo tenero su di te, imitalo, fai come Lui”.
Gesù chiede a tutti “uno sguardo che non si fermi all’esteriorità, ma vada al cuore; uno sguardo non giudicante, ma accogliente. Perché solo l’amore risana la vita”.
Preghiera per il Medio Oriente e per la Repubblica Ceca
Dopo la recita dell’Angelus, il Pontefice ha ricordato l’imminenza della solennità dei Santi Pietro e Paolo, in occasione della quale ha chiesto di “pregare in modo speciale” per lui. “Il Papa ha bisogno delle vostre preghiere, grazie so che lo farete”, ha detto.
In concomitanza con la Giornata Pace in Medio Oriente, Francesco ha invitato i fedeli a “implorare la misericordia di Dio e la pace su quella regione. Il Signore – ha aggiunto – sostenga gli sforzi di quanti si adoperano per il dialogo e la convivenza fraterna nel Medio Oriente, dove la fede cristiana è nata ed è viva nonostante le sofferenze. A quelle care popolazioni, Dio conceda sempre fortezza, perseveranza e coraggio”.
In conclusione, il Papa ha assicurato la sua “vicinanza alle popolazioni del Sud Est della Repubblica Ceca colpite da un forte uragano. Prego per i defunti e per i feriti – ha detto – e per quanti hanno dovuto lasciare le loro case gravemente danneggiate”.
Luca Marcolivio