Nella mancanza di libertà, c’è sempre di mezzo il demonio. In che modo bisogna rapportarsi con lui per non rimanerne intrappolati? A riguardo Francesco è tornato su un tema a lui caro.
Il Vangelo odierno (Mc 1,21-28) ci presenta Gesù mentre libera una persona posseduta da uno spirito maligno che la straziava e continuava a farla gridare. “Così fa il demonio”, ha commentato il Santo Padre durante l’Angelus. “Vuole possedere per incatenarci l’anima”.
La lettura è stata occasione per il Pontefice per ribadire quali sono i modi con cui “il diavolo ti toglie la libertà”. Una di queste “catene” demoniache sono le “dipendenze”, che ci rendono “schiavi sempre insoddisfatti” e che “divorano energie, beni e affetti”.
Altre catene sono le “mode dominanti che spingono a perfezionismo, al consumismo e all’edonismo che mercificano le persone e ne guastano le relazioni”. Ci sono poi, ha aggiunto il Papa, “le tentazioni e i condizionamenti che minano l’autostima, che minano la serenità e la capacità di scegliere”.
Si tende così alla “paura” nei confronti del futuro, con il pessimismo e l’insofferenza di chi “cerca la colpa sempre negli altri”. Infine, si riscontra spesso la catena dell’“idolatria del potere che genera conflitti e ricorre ad armi che uccidono o si serve dell’ingiustizia e della forma del pensiero”.
“Gesù è venuto a liberarci da tutte queste catene”, ha ricordato Francesco, e sfida il demonio, dicendogli di uscire da una persona posseduta. Tuttavia, ha precisato Bergoglio, Gesù “ha il potere di cacciare il diavolo” ma “non dialoga con lui”.
Con il demonio “non si negozia” mai, quindi, ogniqualvolta qualcuno ne percepisca la presenza, dovrà “invocare Gesù”, specie quando “le catene del male e della paura stringono più fortemente”.
Il Signore, dunque, “con la forza del suo Spirito”, tuona contro il demonio, dicendogli: “Vattene, vai, lascia in pace quel cuore, non dividere il mondo, non dividere le famiglie e le comunità, lasciale vivere serene, vi fioriscano i frutti del mio spirito, non i tuoi. Così dice Gesù, perché regnino l’amore, la gioia, la mitezza al posto di violenze e grida di odio, e ci siano libertà e pace”.
Dopo la recita della preghiera mariana, il Santo Padre ha richiamato l’attenzione su una pluralità di situazioni nel mondo dove la pace è minacciata. Una di queste è il Myanmar: “Mi unisco perciò alla voce di alcuni vescovi birmani affinché le armi della distruzione si trasformino in strumenti per crescere in umanità e giustizia”.
Bergoglio ha quindi invitato “tutte le parti coinvolte a muovere passi di dialogo e a rivestirsi di incomprensioni perché la terra del Myanmar raggiunga la meta della riconciliazione fraterna”.
“Sia consentito il transito di aiuti umanitari”, ha proseguito, “per garantire il necessario a ogni persona. E lo stesso avvenga in Medio Oriente, Palestina, Israele e ovunque dove si combatte, si rispettino le popolazioni. Penso sempre in modo accorato a tutte le vittime, specialmente civili, causate dalla guerra in Ucraina”.
Il Pontefice ha quindi espresso “sollievo” per la “liberazione della religiosa e di altre persone rapite con loro ad Haiti la scorsa settimana”, che oggi dovrebbero essere “messi in libertà”, nell’auspicio che “tutti offrano il proprio contributo per lo sviluppo pacifico del Paese”.
È seguito un attestato di “vicinanza alla comunità della Chiesa Santa Maria Draper a Istanbul, che durante la Messa ha subito un attacco armato che ha provocato un morto e diversi feriti”.
Nel ricordare l’odierna celebrazione della Giornata mondiale dei malati di lebbra, il Papa ha incoraggiato “quanti sono impegnati nel soccorso e nel reinserimento sociale di persone colpite da questa malattia che, pur essendo in regresso, è ancora tra le più temute e colpisce i più poveri emarginati”.
In conclusione, Francesco ha accolto al suo fianco alcuni ragazzi dell’Azione Cattolica, giunti in San Pietro al termine della Carovana della Pace, “durante la quale avete riflettuto sulla chiamata ad essere custodi del creato, dono di Dio. Grazie per la vostra presenza e grazie per il vostro impegno di costruire una società migliore”, ha detto il Papa, lasciando poi che una dei bambini al suo fianco leggesse il proprio messaggio per la pace.
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