Papa Francesco nella sua catechesi dell’Angelus, ci parla dell’uomo ricco che incontra Gesù, una figura che potrebbe identificarsi con ciascuno di noi. E allora noi come ci comporteremmo?
Ecco le sue parole per aiutarci a comprendere il Vangelo di questa domenica che è quasi come “una similitudine ad un test di fede anche per noi”.
In questa seconda domenica di ottobre, dopo aver aperto il Sinodo, Papa Francesco si affaccia dalla finestra del Palazzo Apostolico per il consueto appuntamento domenicale con la catechesi e la preghiera dell’Angelus.
Tanti sono i fedeli che hanno affollato Piazza San Pietro per poter ascoltare le parole del Sommo Pontefice, che oggi ha deciso di accompagnarci per mano nella comprensione del Vangelo. Nel brano tratto dal Vangelo di Marco, Gesù incontra un uomo ricco: “Questi possedeva molti beni e, in lui, possiamo vederci tutti e fare così un test sulla fede”.
Il Papa ci fa comprendere quali possono essere le indicazioni che Gesù ci dà attraverso questo brano: “L’uomo esordisce con una domanda: “Che cosa devo fare per avere la vita eterna?”. Francesco si concentra, proprio sui verbi utilizzati: “Dovere, fare e avere: sono la sua religiosità: ‘faccio qualcosa per ottenere quel che mi serve’. Ma questo è un rapporto commerciale con Dio, un do ut des, mentre la fede, non è un rito freddo e meccanico, un devo-faccio-ottengo, ma è questione di libertà e di amore” – spiega.
Per questo, il Papa induce a farci una domanda: “Che cos’è per me la fede? Se è principalmente un dovere o una moneta di scambio, siamo fuori strada, perché la salvezza è un dono e non un dovere, è gratuita e non si può comprare”.
Prosegue, poi, ponendo l’attenzione su come Gesù abbia subito amato quell’uomo: “Fissò lo sguardo su di lui e lo amò. La fede nasce e rinasce, non da un dovere, non da qualcosa da fare, ma da uno sguardo di amore da accogliere. La vita cristiana diventa bella se non si basa sulle nostre capacità e sui nostri progetti, ma sullo sguardo di Dio. La tua fede è stanca e vuoi rinvigorirla? Cerca lo sguardo di Dio: mettiti in adorazione, lasciati perdonare nella Confessione, stai davanti al Crocifisso. Insomma, lasciati amare da Lui”.
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Ma siamo veramente disposti a donare tutto noi stessi per seguire Gesù: “È quello che forse manca anche a noi. Spesso facciamo il minimo indispensabile, mentre Gesù ci invita al massimo possibile. Quante volte ci accontentiamo dei doveri – i precetti e qualche preghiera – mentre Dio, che ci dà la vita, ci domanda slanci di vita! […] Una fede senza dono, senza gratuità, senza opere di carità alla fine rende tristi: come quel tale che, pur guardato con amore da Gesù in persona, tornò a casa “rattristato” e “scuro in volto” – conclude Francesco.
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