I martiri sono persone che “che rispondono al male con il bene, che non cedono alla violenza e alla menzogna, ma rompono la spirale dell’odio con la mitezza dell’amore”. Essi sono “i testimoni” che “accendono l’alba di Dio nelle notti del mondo”.
Lo ha detto papa Francesco, durante l’Angelus di oggi in occasione della festa liturgica di Santo Stefano protomartire. Il santo odierno, ha ricordato il Pontefice, “viene accusato falsamente e lapidato brutalmente, ma nel buio dell’odio fa splendere la luce di Gesù: prega per i suoi uccisori e li perdona”.
I martiri brillano della luce riflessa di Gesù
Il termine “martire” vuol dire “testimone” e testimoni lo si diventa “imitando Gesù”. I testimoni, ha sottolineato Bergoglio, non brillano “di luce propria”, tuttavia “sono capaci di prendere la luce di Gesù e farla propria”.
In questo, “Santo Stefano ci dà l’esempio”, diventando “diacono”, cioè “servitore” e “assiste i poveri alle mense (cfr At 6,2)”. Egli imita il Signore “ogni giorno e lo fa anche alla fine”. Come Gesù, Stefano “viene catturato, condannato e ucciso fuori della città” e, come Gesù, “prega e perdona”.
Pregare e perdonare “quando nel mondo dilaga la cattiveria”, ha spiegato il Papa, non serve solo per “dare il buon esempio”. Si pensi a quello che avviene con Saulo di Tarso, che aveva approvato l’uccisione (cfr At 8,1) di Stefano, il quale, morendo, prega per lui. “Poco dopo, per grazia di Dio, Saulo si converte e diventa Paolo, il più grande missionario della storia”. E lo diventa “attraverso il perdono” e “la testimonianza di Stefano”. Sono questi i “gesti d’amore” che “cambiano la storia”: e “Dio guida la storia attraverso il coraggio umile di chi prega, ama e perdona”.
Fuggire le ombre delle chiacchiere e dei pettegolezzi
Questo cammino, ha aggiunto il Santo Padre, “vale anche per noi”. Dio chiama tutti ad essere “testimoni di Gesù, anche solo donando la luce di un sorriso e fuggendo le ombre delle chiacchiere e dei pettegolezzi”. Ciò comporta anche, “quando vediamo qualcosa che non va, al posto di criticare, sparlare e lamentarci”, di pregare “per chi ha sbagliato e per quella situazione difficile. E quando a casa nasce una discussione, anziché cercare di prevalere, proviamo a disinnescare; e a ricominciare ogni volta, perdonando chi ci ha offeso”.
Mentre riceveva le “pietre dell’odio”, Stefano “restituiva parole di perdono” e, così facendo, “ha cambiato la storia”. “Anche noi possiamo cambiare ogni giorno il male in bene”, ha sottolineato Bergoglio, citando quindi un proverbio: «Fai come la palma: le tirano sassi e lei lascia cadere datteri».
Vincere il male con il bene
In conclusione, il Papa ha invitato a pregare “per quanti soffrono persecuzioni per il nome di Gesù. Sono tanti, purtroppo. Affidiamo alla Vergine Maria – ha detto – questi nostri fratelli e sorelle, che rispondono all’oppressione con la mitezza e, da veri testimoni di Gesù, vincono il male con il bene”.
Dopo la recita della preghiera mariana, Francesco ha auspicato: “La bufera di gioia del Natale che oggi si prolunga e riempie ancora i nostri cuori susciti in tutti il desiderio di contemplare Gesù nel presepe per poi servirlo e amarlo nelle persone che ci stanno accanto”.
In conclusione, il Pontefice ha ringraziato per gli innumerevoli “messaggi augurali” giunti “da Roma e da altre parti del mondo”. “È impossibile rispondere a ciascuno”, ha aggiunto, esprimendo comunque la propria gratitudine e la promessa di ricambiare il “dono della preghiera”. [L.M.]
Testo integrale Angelus: http://www.vatican.va/content/francesco/it/events/event.dir.html/content/vaticanevents/it/2020/12/26/angelus.html