Era il 13 marzo 2013, 8 anni fa, quando per la prima volta, saliva al soglio pontificio un Papa venuto dal Sud America.
Jorge Mario Bergoglio, Cardinale di Buenos Aires, veniva eletto al soglio Pontificio come successore del dimissionario Papa Benedetto XVI. Per la prima volta nella storia, un Papa non sceglieva un “nome canonico”, ma già dettava le basi di quello che sarebbe stato il suo Pontificato, all’insegna del rinnovamento e della povertà: Francesco.
La sera del 13 marzo del 2013, l’intero mondo cattolico attendeva di veder spuntare da quel balcone il nuovo Pontefice. Solo poco più di 10 giorni prima, il 28 febbraio, Papa Benedetto XVI rassegnava ufficialmente le sue dimissioni e si ritirava, lasciando, quindi, la sede vacante.
Un conclave che nessuno s’aspettava, ma finalmente, quella fumata bianca era arrivata. I Cardinali riuniti avevano deciso. Avevano scelto il nuovo Pontefice. Non era facile trovare una personalità che potesse far da ponte, dopo il Pontificato di Giovanni Paolo II e quello di Benedetto XVI. Dopo un Papa teologo, cosa attendeva la Chiesa?
Era necessario trovare qualcuno che parlasse al popolo, che si avvicinasse sempre di più, a toccarlo (nel vero senso della parola) questo gregge che si sentiva smarrito. Ed eccolo lì, affacciarsi da quel balcone. Un Cardinale che nessuno aveva mai visto. Chi era?
“Fratelli e sorelle, buonasera”. È bastata una frase perché Jorge Mario Bergoglio conquistasse, subito, l’amore di quel popolo che si apprestava a guidare. Alla domanda: “Come si chiamerà questo Papa?”, “Siamo davanti a un Giovanni Paolo III o un Benedetto XVII?”. Assolutamente no. La chiesa aveva bisogno di un rinnovamento anche a partire dal nome del suo Papa.
Papa Francesco: questo è il nome scelto. “Avete scelto un Papa che viene dai confini del mondo”. In fondo così è: dall’Argentina, ma con origini piemontesi. In poco tempo, il nuovo Pontefice ha completamente stravolto quello che è l’essere Papa.
In questi 8 anni di pontificato, abbiamo imparato a vederlo che si avvicina al popolo che accorre in ogni dove quando lui è fra loro. Stringe mani, abbraccia e benedice bambini, si ferma a parlare con gli anziani, sorride ai giovani, incoraggia le famiglie, le suore e i sacerdoti. Ma soprattutto i poveri: nessuno è lasciato solo, nessuno è dimenticato da Papa Francesco.
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8 anni di Pontificato “diversi”, che hanno attraversato (e attraversano ancora) la pandemia da Covid. per la prima volta, lo scorso anno, le chiese sono state chiuse. Nessuno poteva pregare, ma lui non si è tirato indietro: ogni mattina ha celebrato la Messa da “Casa Santa Marta”, trasmessa in diretta tv, ha pregato il Santo Rosario, ha officiato, anche a porte chiuse e con pochissimi ristretti, i riti della Settimana Santa.
Ha pregato da solo, in Piazza San Pietro, sotto la pioggia, davanti all’immagine di Cristo Crocifisso e alla Madonna per chiedere la fine della pandemia: “Dio non lasciarci in balìa delle onde” – aveva pregato.
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Ci ha accompagnati per mano…forse per questo che lo abbiamo amato sin da quel suo primo “buonasera”. Un saluto che ci accompagna ogni domenica dopo l’Angelus, insieme a quel costante: “Per favore, non dimenticatevi di pregare per me”.
Una Chiesa in uscita e che tende la mano ai poveri, indistintamente, proprio come faceva il Santo Frate di Assisi, di cui Bergoglio ha scelto il nome.
Papa Francesco ha voluto esser proprio vicino a tutti, esserci per tutti: più di 30 viaggi apostolici, di cui l’ultimo in Iraq, terra martoriata dalla guerra e dal fondamentalismo. Qui, più di ogni altro, ha ascoltato le sofferenze dei cristiani perseguitati, facendosi come loro, ma soprattutto pellegrino di pace.
La sua rivoluzione nella e per la Chiesa che, ancora oggi, si attua. Forse era di questo che la Chiesa aveva bisogno. E oggi, nel giorno dell’anniversario della sua elezione a Pontefice, non possiamo far altro che ringraziare Dio per l’immenso dono che ci ha fatto.
Auguri Santità!
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ROSALIA GIGLIANO
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