Il Signore ha fatto dono a due grandi mistiche, di poter conoscere com’è avvenuto quello straordinario miracolo di amore per la salvezza di tutta l’umanità.
L’Annuncio dell’Angelo a Maria e quindi l’Incarnazione di Gesù sono dei misteri e allo stesso tempo delle verità di fede.
A cui ogni cristiano crede, sapendo di non poter comprenderne fino in fondo la grandezza. Non solo perché Maria, la Vergine Maria, concepì per opera dello Spirito Santo, ma perché Dio si è chinato dal Cielo facendosi carne, diventando uomo come noi, per salvarci. Per quanto potremo sviscerare questi misteri, resteranno in gran parte tali.
Eppure ecco come alle mistiche: Maria Valtorta e Maria di Gesù Agreda, Gesù ha concesso di poter conoscere qualcosa in più di quello che potremmo fare noi, contemplando quest’assoluto miracolo di amore. Quello che ci hanno lasciato ci può avvicinare maggiormente a Dio, a Gesù suo Figlio nell’Incarnazione e a Maria Santissima, nella sua umiltà e grandezza infinite.
Il momento dell’Annunciazione a Maria secondo Maria Valtorta
La celebre mistica Maria Valtorta (Caserta, 14 marzo 1897 – Viareggio, 12 ottobre 1961) ci descrive qui come Gesù le mostrò il momento dell’Annunciazione.
Ciò che vedo. Maria, fanciulla giovanissima, quindici anni al massimo all’aspetto, è in una piccola stanza rettangolare. Una vera stanza di fanciulla. […] Fila del lino candidissimo e morbido come una seta.
Le sue piccole mani, solo di poco più scure del lino, prillano sveltamente il fuso. Il visetto giovanile, e tanto tanto bello, è lievemente curvo e lievemente sorridente, come se accarezzasse o seguisse qualche dolce pensiero.
Vi è molto silenzio nella casetta e nell’orto. Vi è molta pace tanto sul viso di Maria quanto nell’ambiente che la circonda. […] Maria si mette a cantare sottovoce […]
Il canto si muta in preghiera: «Signore Iddio Altissimo, non tardare oltre a mandare il tuo Servo per portare la pace sulla Terra. Suscita il tempo propizio e la vergine pura e feconda per l’avvento del tuo Cristo. Padre, Padre santo, concedi alla tua serva di offrire la sua vita a questo scopo.
Concedimi di morire dopo aver visto la tua Luce e la tua Giustizia sulla Terra e di aver conosciuto che la Redenzione è compiuta. O Padre santo, manda alla Terra il Sospiro dei Profeti. Manda alla tua serva il Redentore. […]». Maria resta assorta così…
L’arrivo dell’Angelo
La tenda palpita più forte, come se qualcuno dietro ad essa ventilasse con qualcosa o la scuotesse per scostarla. E una luce bianca di perla fusa ad argento puro fa più chiare le pareti lievemente gialline, più vivi i colori delle stoffe, più spirituale il volto sollevato di Maria.
Nella luce, e senza che la tenda sia scostata sul mistero che si compie — anzi non palpita più, pende ben rigida contro gli stipiti, come fosse parete che isola l’interno dall’esterno — si prosterna l’Arcangelo.
Deve necessariamente assumere aspetto umano. […] È un volto, è un corpo, sono occhi, bocca, capelli e mani come le nostre. Ma non sono la nostra opaca materia. È una luce che ha preso colore di carne, di occhi, di chioma, di labbra, una luce che si muove e sorride e guarda e parla.
«Ave, Maria, piena di Grazia, ave!». La voce è un dolce arpeggio come di perle gettate su un metallo prezioso.
Maria trasale e abbassa lo sguardo. E più trasale quando vede la fulgida creatura inginocchiata ad un metro circa di distanza da Lei e che, con le mani incrociate sul petto, la guarda con una venerazione infinita.
Maria balza in piedi e si stringe alla parete. Diviene pallida e rossa alternativamente. Il suo viso esprime stupore e sgomento. […]
«No. Non temere. Il Signore è con te! Tu sei benedetta fra tutte le donne». Ma Maria continua a temere. Da dove è venuto quell’essere straordinario? È un messo di Dio o dell’Ingannatore?
Non temere, Maria!
«Non temere, Maria!», ripete l’Arcangelo. «Io sono Gabriele, l’Angelo di Dio. Il mio Signore mi ha mandato a te. Non temere, perché tu hai trovato grazia presso Dio. Ed ora tu concepirai nel seno e partorirai un Figlio e gli porrai nome “Gesù”.
Questi sarà grande, sarà chiamato Figlio dell’Altissimo (e tale sarà in vero) e il Signore Iddio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà in eterno sulla casa di Giacobbe, e il suo Regno non avrà mai fine. Comprendi, o santa Vergine amata dal Signore, Figlia benedetta di Lui, chiamata ad esser Madre del suo Figlio, quale Figlio tu genererai».
«Come può avvenire questo se io non conosco uomo? Forse che il Signore Iddio più non accoglie l’offerta della sua serva e non mi vuole vergine per amor di Lui?».
«Non per opera di uomo sarai Madre, o Maria. Tu sei l’eterna Vergine, la Santa di Dio. Lo Spirito Santo scenderà in te e la potenza dell’Altissimo ti adombrerà. Perciò Santo si chiamerà Colui che nascerà da te, e Figlio di Dio.
Tutto può il Signore Iddio nostro. Elisabetta, la sterile, nella sua vecchiaia ha concepito un figlio che sarà il Profeta del tuo Figlio, colui che ne prepara le vie. […] è nel suo sesto mese ed il suo peso la solleva al gaudio, e più la solleverà quando conoscerà la tua gioia.
Nulla è impossibile a Dio, Maria, piena di Grazia. Che devo dire al mio Signore? Non ti turbi pensiero di sorta. Egli tutelerà gli interessi tuoi se a Lui ti affidi. Il mondo, il Cielo, l’Eterno attendono la tua parola!».
(Da L’Evangelo come mi è stato rivelato” di Maria Valtorta)
Il mistero dell’Incarnazione secondo Maria di Gesù Agreda
Proseguendo nella scoperta dei misteri dell’Incarnazione, troviamo il racconto della mistica Maria di Gesù Agreda (Ágreda, 2 aprile 1602 – Ágreda, 24 maggio 1665), che la chiesa riveste del titolo di Venerabile. Ella poté meditare sulle verità di fede grazie alle rivelazioni che Gesù e Maria le concessero e che annotò in diversi scritti.
Questa grande Signora […] si adornò di fortezza e di bellezza. […] il suo purissimo spirito fu rapito nell’ammirazione, nella venerazione e in un sommo, intensissimo amore di Dio. Per l’intensità di questi superni moti interiori, come per un loro effetto connaturale, il suo castissimo cuore fu in un certo senso compresso con una tale forza, che ne uscirono tre gocce del suo purissimo sangue; queste si posero nel luogo naturale per il concepimento del corpo di Cristo nostro Signore, che da esse venne formato per virtù dello Spirito divino.
Quindi, il cuore di Maria purissima, a forza di amore, fornì realmente la materia della quale si formò l’umanità santissima del Verbo per la nostra redenzione. Nello stesso tempo ella, con la sua umiltà non mai abbastanza esaltata, inclinando un po’ il capo e congiungendo le mani, pronunciò quelle parole che furono il principio della nostra redenzione: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto»
Cosa accade dopo il Sì di Maria
Quando pronunciò questo «fiat», tanto dolce per Dio e tanto felice per noi, avvennero istantaneamente quattro cose. La […] formazione del corpo santissimo di Cristo nostro Signore dalle tre gocce di sangue che uscirono dal cuore di Maria santissima […] la creazione dell’anima santissima dello stesso Signore, creata anch’essa come le altre […] l’infusione dell’anima nel corpo, componendo la sua umanità perfettissima. […] l’unione ipostatica, nella persona del Verbo, della divinità con l’umanità, che realizzò in un solo istante l’incarnazione; fu quindi formato Cristo, vero Dio e vero uomo, Signore e redentore nostro. Questo accadde di venerdì, il 25 marzo, al sorgere del sole […] Questo conto è quello vero e certo, e così mi è stato manifestato, avendolo io domandato per obbedienza.
Nello stesso istante[…] Maria santissima, la celeste signora fu elevata alla visione beatifica, contemplò chiaramente ed intuitivamente la Divinità e conobbe in essa altissimi misteri, dei quali parlerò nel prossimo capitolo. […]
Il bambino divino andava crescendo in modo naturale nell’utero materno […] come gli altri uomini, benché esente dalle imperfezioni che i figli di Adamo soffrono in quello stato. […]
In verità, poiché le opere che l’anima compie con fervore e amore agiscono naturalmente sullo stato di salute, ciò veniva finalizzato dalla divina provvidenza al sostentamento del Dio bambino; così l’umanità del nostro redentore era alimentata naturalmente, e nello stesso tempo la divinità veniva ricreata con l’esercizio di eroiche virtù […]
E non solo Maria santissima divenne cielo, tempio e dimora della santissima Trinità, non solo fu trasformata, elevata e divinizzata col nuovo e speciale aiuto della Divinità presente nel suo grembo purissimo, ma anche quell’umile casa e quella povera stanza in cui pregava vennero divinizzati e consacrati come nuovo santuario del Signore […].
(Tratto da “Mistica Città di Dio”, di Maria Agreda)