Varie tradizioni dell’iconografia mariana, ci riportano la Vergine Maria intenta nel compiere diverse attività nel momento in cui l’Arcangelo Gabriele le annunciò il concepimento di Gesù.
In molte di queste, la Vergine viene ritratta impegnata nella lettura. Lo studioso Michele Feo ha provato così ad interrogarsi a questo proposito, scandagliando questo passaggio della vita di Maria andando ancora più a fondo, con la domanda: che tipo di letture stava compiendo?
Nel saggio “Cosa leggeva la Madonna? Quasi un romanzo per immagini”, De Feo spiega che a partire dal Medioevo, e dal periodo in cui avvenne la diffusione dell’oggetto libro, quella di Maria che legge, “Maria cum libro“, diverrà una rappresentazione costante del momento evangelico dell’Annunciazione.
Di Maria che legge ne parlò ad esempio anche Sant’Ambrogio, e la prima rappresentazione è del nono secolo, spiega De Feo al Sole 24 Ore. Si tratta di un’opera oggi situata al Museo di Braunschweig, in cui la Vergine viene ritratta seduta di fronte a un leggio su cui è poggiato un libro.
Anche nella Cappella degli Scrovegni Maria tiene tra le braccia un libro chiuso. Questo ritratto verrà nei secoli riproposto da molto artisti: Antonello da Messina, Leonardo, Botticelli, e si pensa in questo caso alla Madonna del Libro. Principalmente, scrive il quotidiano di Confindustria, sono due i tipi di rappresentazioni della Vergine che legge. Quella con il libro aperto, posato sul grembo, e quella con il libro chiuso tenuto in mano, o nel mobile a fianco.
Per quanto riguarda il dettaglio di cosa in particolare Maria stesse leggendo, lo scrittore afferma quanto emerge dai suoi studi. “La parola scritta si ripete con ossessiva iteratività, ma troppo pigramente si è creduto che fosse sempre la stessa. Ho cercato di decifrare quante più possibili attestazioni: sono 41 quelle qui pubblicate”.
In molte occasioni Maria viene ritratta mentre leggeva i versetti biblici che raccontavano nientemeno quanto le sarebbe successo in futuro. “Sono le iniziali delle prime parole del versetto VII 14 di Isaia: Ecce virgo concipiet et pariet filium, et vocabitur…”, spiega Di Feo.
Si tratta in sostanza di “rappresentare per immagini visibili un ragionamento e una verità invisibile, secondo la concezione della rappresentazione artistica universalmente accettata nel mondo cristiano medievale. Ossia la presenza del libro non aveva all’inizio valore realistico, ma voleva simbolicamente indicare che Maria incarnava l’alleanza fra Antico e Nuovo Testamento”.
Il momento dell’incontro tra divino e umano incarnato dall’annuncio dell’Angelo a Maria, e la presa di coscienza di dover partorire presto il figlio di Dio, Gesù Cristo, venuto per la salvezza dell’umanità, viene rappresentato quindi dai grandi artisti della storia con lo strumento del libro.
Nel 1430 Maria viene addirittura ritratta mentre legge il Magnificat, lo stesso che pronuncerà ad Elisabetta dopo l’apparizione dell’angelo. Nel tempo, mentre le conoscenze su Maria, sulla sua vita e sulla sua presenza nella storia vengono approfondite, si scoprì sempre di più il legame della Madonna con il testo. E allo stesso tempo, il legame tra le parole scritte e la vita.
Persino nel momento della nascita del figlio di Dio, venuto sulla terra per la salvezza dell’intera umanità.
Giovanni Bernardi
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