Nuove scoperte innovative nella lotta al Coronavirus, dai vaccini all’anticorpo “biotech”, un anticorpo monoclonale utilizzato per curare il contagio.
L’anticorpo è cioè riprodotto in laboratorio in un numero illimitato di copie. Il tutto partendo da una cellula umana, derivata dal sangue di uno dei primi pazienti risultati guariti dal coronavirus negli Stati Uniti. I risultati di questo studio sull’uomo arriveranno probabilmente entro la fine del mese di giugno. Si tratta del primo studio cosiddetto di “fase uno”.
Vari gruppi però nel mondo sono impegnati in questa ricerca già dal mese di marzo. Tra questi, l’azienda Gsk, in collaborazione con la fondazione Toscana Life Sciences e l’Istituto Spallanzani di Roma. La sperimentazione che nasce dallo studio di fase uno è promossa dall’azienda farmaceutica Eli Lilly.
Questa è riuscita a sviluppare soltanto nel tempo di tre mesi l’anticorpo per il coronavirus, dopo l’identificazione dello stesso avvenuta per mano di AbCellera e del Centro di ricerca sui vaccini dell’Istituto nazionale di allergie e malattie infettive Usa, grazie al prelievo di un campione di sangue dal paziente statunitense guarito dall’infezione.
Il nome dell’anticorpo è LY-CoV555. Questo servirà ad implementare perciò un potenziale nuovo farmaco da utilizzare contro il coronavirus. Se il risultato della sperimentazione sui pazienti, attualmente in carico ai maggiori centri medici del Paese, daranno risultati positivi e mostreranno che l’anticorpo può essere utilizzato sui pazienti in maniera sicura, a quel punto si avvierà la fase due, quella che riguarda l’utilizzo del farmaco nelle popolazioni più vulnerabili.
Terapia che potranno rivelarsi efficaci sia nella prevenzione che nel trattamento del coronavirus. Entro la fine di giugno, dopo che i primi risultati siano stati esaminati dai medici, potrà avviarsi la produzione di questa terapia, in modo da riuscire a rendere disponibili centinaia di migliaia di dosi entro la fine dell’anno. Come ha spiegato il presidente di Lilly Research Laboratories, Daniel Skovronsky.
Questa strada degli anticorpi monoclonali è stata avviata dall’Università olandese di Utrecht. I tempi di realizzazione, ha spiegato il genetista Giuseppe Novelli dell’Università Tor Vergata di Roma, potrebbero essere brevi.
“Supponiamo, con i nostri studi, di poter avere anticorpi monoclonali contro Covid-19 già in autunno ma il problema è poi la produzione. Si sta investendo molto su tali anticorpi, che sarebbero il primo farmaco ad hoc per bloccare il virus”, ha affermato Novelli, anche lui impegnato sulla ricerca contro il coronavirus.
Nel frattempo, le aziende Takis e Rottapharm Biotech hanno annunciato di avere avviato una collaborazione con l’obiettivo di sviluppare il vaccino ideato da Takis contro l’infezione da coronavirus denominato Covid-eVax. L’accordo prevede che Rottapharm Biotech metterà a disposizione le proprie competenze per sviluppare i farmaci innovativi, supportando finanziariamente la sperimentazione clinica.
Per i programmi in corso, si parla di un supporto di 3 milioni di euro. La piattaforma sviluppata dalle due aziende presenta una tecnologia basata sul Dna. Il funzionamento prevede che un frammento di Dna venga iniettato nel muscolo del paziente, stimolando la sintesi di una porzione della proteina ‘Spike’ del virus.
In questo modo, nell’organismo si svilupperà una reazione immunitaria, sia anticorpale sia cellulare, che avrà il compito di prevenire l’infezione. Il processo viene così efficentato con la tecnica dell’elettroporazione. Si tratta di una tecnica che permette di favorire in maniera semplice, rapida e sicura, il passaggio tra le cellule del Dna.
Da anni Takis collabora con l’azienda italiana Igea sul tema dell’elettroporazione. Ora le tre aziende stanno collaborando nell’obiettivo di realizzare un sistema di vaccinazione che possa essere ampio e capillare e affrontare al meglio l’emergenza del coronavirus.
La tecnologia in questione è anche portatrice di molteplici vantaggi rispetto ad altre. Ad esempio, della possibilità di poter essere somministrata più volte con l’obiettivo di aumentare la risposta immunitaria, oppure di mantenere. E anche di permettere una maggiore adattabilità della risposta ai mutamente del codice genetico nel virus.
“Ci auguriamo che questa collaborazione sia utile ad aggregare altre collaborazioni pubbliche e private, per accelerare lo sviluppo di questo frutto della ricerca italiana, soprattutto per la produzione su larga scala”, ha dichiarato Luigi Aurisicchio, amministratore delegato e direttore scientifico di Takis.
“In accordo con la comunità scientifica internazionale riteniamo di grande importanza avere a disposizione vaccini diversi e su diverse piattaforme tecnologiche, per poter prevenire al meglio un eventuale ritorno dell’emergenza“, ha spiegato Lucio Rovati, presidente e direttore scientifico di Rottapharm Biotech.
Giovanni Bernardi
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