Scandalo in Francia. Per affrontare l’emergenza coronavirus il governo introduce la possibilità di somministrare il Rivotril. Per alcuni si tratta di un via libera all’eutanasia.
Come il sindacato Jeunes Medecins, che, in rivolta, chiede l’immediata sospensione del decreto. “La somministrazione di questa molecola a un paziente affetto di Covid-19 ha per effetto di portare a una sedazione terminale che provoca la morte”, affermano.
Da giorni infatti la Francia sta cercando in ogni modo di limitare gli accessi agli ospedali, che cominciano a soffrire la carenza di posti letto. L’epidemia infatti sta assumendo dimensioni, come accaduto in ogni paese, impreviste. Così, da alcune settimane il farmaco “contro la sofferenza da asfissia” è già autorizzato a domicilio e nelle case di riposo.
Mercoledì 8 aprile le vittime hanno raggiunto la cifra di 10.869, e soltanto nelle case di riposo sono morte 3237 persone. Molte persone sono però morte in casa per mancanza di assistenza ospedaliera. Così l’esecutivo ha pensato di affrontare la situazione dando la possibilità di iniettare il farmaco anche fuori dagli ospedali.
Il governo si difende cercando di spiegare che “non è eutanasia, solo una cura palliativa”. Una “sedazione profonda e continua”, che si conclude con l’inevitabile morte del malato. A permetterlo, una legge chiamata Claeys-Leonetti introdotta nel 2016. Il decreto promulgato di recente permette di applicarla anche per i pazienti affetti da coronavirus.
Il presidente della Società francese di geriatria e gerontologia Olivier Guérin cerca invece di difendere l’uso del farmaco sostenendo che non si tratta di eutanasia. “L’uso del Rivotril non è affatto facilitato. Bisogna rispettare lo stesso protocollo, solo che prima poteva essere somministrato solo in ospedale”, afferma.
L’emergenza sanitaria fa registrare come sempre di più si arrivi a usarlo per i pazienti di coronavirus, confinati nelle case di cura o nelle proprie abitazioni per via del fatto che la sanità francese non riesce ad accoglierli più negli ospedali. Ma quella dell’eutanasia è una “falsa compassione”, e non una libertà, come ha spiegato Papa Francesco in più occasioni.
“Ricordiamo che la vita è sacra e appartiene a Dio, pertanto è inviolabile e indisponibile”, ha scritto il Papa nel messaggio per la 28/a Giornata Mondiale del Malato dello scorso 11 febbraio. “La vita va accolta, tutelata, rispettata e servita dal suo nascere al suo morire: lo richiedono contemporaneamente sia la ragione sia la fede in Dio autore della vita”.
Il Papa in quell’occasione, rivolgendosi ai medici, li ha esortati affinché “il vostro agire sia costantemente proteso alla dignità e alla vita della persona, senza alcun cedimento ad atti di natura eutanasica, di suicidio assistito o soppressione della vita, nemmeno quando lo stato della malattia è irreversibile”.
Giovanni Bernardi
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