È un momento storico davvero critico, e sono tante le domande che i fedeli si pongono con non poco timore su un tema tanto discusso. E una risposta altrettanto complessa ci attende.
Una domanda particolare è stata rivolta ad un sacerdote circa la distinzione che Dio, il giorno del giudizio, farà fra i suoi Santi e coloro che, invece, sono stati marchiati da Satana.
Molto spesso ci imbattiamo della lettura di alcuni brani particolari della Sacra Scrittura, come ad esempio quelli dell’Apocalisse, e ci troviamo in difficoltà per l’interpretazione di alcuni passaggi o di alcune figure. Per questo motivo un fedele ha chiesto un piccolo chiarimento a padre Angelo, ponendogli una domanda.
“Mi riferisco a queste parole della Bibbia: “Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome. Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: essa rappresenta un nome d’uomo. E tale cifra è seicentosessantasei. Vorrei chiederle innanzitutto se ha la sensazione che tale momento, e la conseguente Parusia, sia vicino” – scrive.
Ma la domanda cade, anche, sul concetto del famoso “marchio del demonio”: “In secondo luogo, quando il momento del “marchio” indicato dalla Bibbia arriverà (e se arriverà nel periodo in cui sarò in vita), come potrò riconoscerlo con facilità e non essere ingannato? E come potrò convincere le persone care che non hanno fede in Gesù, a non cadere nell’inganno e farsi “marchiare”?
Oltre a pregare molto per loro, potrò fare altro? Se saranno “marchiate” a loro insaputa, potranno successivamente essere “graziate” da Dio o saranno anime perse per sempre? Vorrei infine porle anche un’ultima domanda. Nel periodo in cui non si potrà né vendere né comprare (avendo rinunciato al marchio), si farebbe unicamente una vita di preghiera e di digiuno rinunciando ad ogni bene materiale, medicinali, cibo ecc. e affidandosi unicamente a Dio?”.
La risposta di Padre Angelo parte dalla citazione, proprio, del libro dell’Apocalisse: “San “Giovanni, che è l’autore dell’Apocalisse, mentre descrive la situazione della Chiesa del suo tempo dice che questa sarà la situazione della Chiesa di sempre: sarà combattuta da forze ostili e pertanto sarà perseguitata. Non bisogna leggervi dunque una profezia che predica puntualmente che cosa avverrà in un particolare momento della storia.
In altre parole, la profezia dell’Apocalisse non è come la profezia del secondo segreto di Fatima, quando la Madonna disse che se gli uomini non si fossero corretti sarebbe scoppiata una seconda guerra peggiore di quella in atto al tempo della profezia e che l’inizio di tale guerra sarebbe stato preceduto da un segno del cielo (la famosa aurora boreale che fu vista all’inizio del 1939)”.
Il sacerdote cita, anche, il biblista Wikenhauser: “Il quadro che si trova delineato nell’Apocalisse risponde perfettamente alla situazione storica degli ultimi anni di Domiziano. Fonti pagane e cristiane ci informano che questo imperatore, emulo della crudeltà di Nerone, nel 95-96 scatenò una persecuzione contro i cristiani, e che di essa furono vittime insieme a molti altri, anche due membri della casa dei Flavii, il console Flavio Clemente con la moglie Domitilla. L’imputazione che loro veniva mossa era quella di «ateismo», cioè di violazione della religione di stato. In questo stesso anno si ha anche la persecuzione della chiesa romana, di cui parla la prima lettera di papa Clemente.
Un’attestazione esplicita che la persecuzione di Domiziano si sia estesa anche alle province, e in particolar modo all’Asia Minore, non si ha; ma la cosa è del tutto verosimile. Verso la fine del regno Domiziano diviene sempre più autoritario. Svetonio dice che, quando dettava le formule per i suoi impiegati privati, egli usava i termini «Il nostro signore e dio comanda quanto segue»; in tal modo invalse l’abitudine di non rivolgersi a lui né a parole né in scritto con altre formule. Attribuendosi questi titoli egli voleva dichiarare che assumeva la posizione di signore assoluto dei suoi sudditi e che pretendeva onori divini mentre ancora era in vita, come i monarchi déi orientali (…).
In ogni parte dell’impero vennero dunque erette a Domiziano delle statue di marmo, d’oro e d’argento; in Asia Minore, poi, ad Efeso, durante il suo regno venne innalzato un tempio in cui una sua statua colossale era fatta oggetto di culto. Nelle dediche, ai suoi titoli veniva aggiunto anche il nome di «dio». Il rifiuto di prestare adorazione o di offrir sacrifici innanzi al simulacro dell’imperatore equivaleva al rifiuto di prestare a Cesare l’onore dovuto. Ora, se si pensa che proprio nell’Asia Minore il culto dell’imperatore fu assai fiorente sin dall’inizio e che quivi le singole città facevano a gara per primeggiare, si comprenderà come fosse inevitabile che si giungesse a gravissimi conflitti tra le autorità e i cristiani, dato che questi, a ragione della loro fede, non potevano se non rifiutarsi di prestare un simile culto.
In ogni caso, Giovanni prevede e predice come ormai imminente un conflitto a sangue tra lo stato romano, che si autodivinizza, e la Chiesa. Egli scrive sotto un imperatore che è il sesto della serie e dice che, dopo il breve regno del settimo, l’ottavo segnerà col suo governo il tempo della grande tribolazione per la Chiesa. Questi pretenderà brutalmente che la sua persona venga adorata da tutti i sudditi. Già un’altra volta, sotto Nerone, l’impero romano ha perseguitato a sangue la Chiesa, e tutto lascia prevedere prossima un’altra persecuzione, ancor più dura, poiché la pretesa di Domiziano di farsi adorare dai sudditi è un segno che ben presto tale adorazione sarà imposta con la forza. Ora, la Chiesa non potrà mai esser d’accordo con una simile mostruosità.
I fatti hanno dato ragione a Giovanni. In realtà, Chiesa e impero vennero a una lotta all’ultimo sangue, protrattasi per due secoli. La persecuzione di Domiziano, è vero, ebbe ben presto termine per l’assassinio dell’imperatore e per la revoca delle disposizioni di questi, disposta dal successore Nerva; ma, a quanto ci è dato sapere, Domiziano non fu che il primo di una serie di imperatori che perseguitarono i cristiani per motivi religiosi; la corrispondenza intercorsa tra Plinio il Giovane e Traiano ci fa sapere che in Asia Minore alcuni cristiani vennero uccisi per essersi rifiutati di sacrificare davanti ai simulacri degli déi e di Cesare. Se però si vogliono comprendere a dovere i capitoli 13 ss., non bisogna dimenticare che essi contengono delle profezie e che in queste manca quella che si suoi chiamare la prospettiva.
In esse, infatti, tutto è messo sullo stesso piano; nelle visioni dell’avvenire che si leggono nei profeti i fatti del prossimo futuro e quelli della fine vera e propria vengono accostati e fusi insieme, mentre il tempo intermedio manca completamente. Anche le visioni di Giovanni formano come un grande quadro che abbraccia tutta la storia, delineandola come una battaglia che ora sembra smorzarsi e ora ridivampa; è la battaglia tra il potere politico che si autodivinizza e la Chiesa cristiana; essa terminerà alla fine dei giorni con la vittoria di Dio su tutte le potenze nemiche.
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I colori impiegati in questo quadro dell’avvenire sono in gran parte quelli dell’apocalittica. La mancanza di prospettiva si spiega con il fatto che il veggente da una parte ignorava del tutto il momento della fine, mentre dall’altra sperava ardentemente che il Signore venisse presto. Questa è anche la ragione per cui egli può fissare in tre anni e mezzo la durata della grande tribolazione, di cui annunzia prossimo l’inizio” – spiega.
Ma è sul numero 666 che Padre Angelo continua la sua disquisizione: “Sul numero 666 occorre ricordare che gli ebrei e i greci, a differenza dei romani e degli arabi, non avevano dei segni speciali per i numeri, ma scrivevano i numeri con le lettere dell’alfabeto. Ora le lettere che compongono in ebraico il nome di Nerone corrispondono al numero 666. Benché la bestia sia dotata di grande potenza, tuttavia in se stessa è debole e fragile perché indica un uomo. Il numero 666 è segno di somma imperfezione o debolezza, come il numero 777 è simbolo della massima perfezione.
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Come vedi, la tua interpretazione esula da quanto vuole dire l’Apocalisse, sicché le domande specifiche che hai fatto non possono trovare alcuna risposta. Piuttosto ti rimandano a tanti fratelli nella fede che anche oggi soffrono persecuzioni analoghe a quelle sopportate dai cristiani ai tempi di Nerone, di Domiziano e di Diocleziano. Non è escluso che quanto è successo ai tempi di San Giovanni e che oggi si realizza si in diverse parti del mondo possa capitare di nuovo tra noi. Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice che “prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti.
La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il «Mistero di iniquità» sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella dell’Anti-Cristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l’uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne” – conclude.
Fonte: amicidomenicani
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ROSALIA GIGLIANO
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