Nella giornata di oggi è previsto l’esordio dell’app Immuni, che il governo italiano utilizzerà per il tracciamento dei contagi da coronavirus.
Sono ormai settimane che si parla di questa applicazione, e in giornata potrà apparire sui telefonini di milioni di italiani. Intorno a questo strumento però nelle settimane scorse si sono susseguite importanti polemiche, sul funzionamento, i limiti della privacy, l’obbligatorietà.
Nei giorni scorsi alcuni politici hanno affermato di essere già stati sottoposti a una sorta di osservazione da parte dell’applicazione, che hanno visto scaricata in maniera automatica sui loro sistemi Android.
Ma le polemiche sull’invasività e il mancato rispetto del diritto di privacy che pone l’applicazione, infatti, continuano ad essere accese e dividono tanto la politica quando cittadini e associazioni in favorevoli e contrari.
Le prima quattro regioni in cui partirà questa sperimentazione, ancora in fase iniziale, sono Liguria, Marche, Abruzzo e Puglia. “Adesso dobbiamo capire come mettere immediatamente in quarantena eventuali contagiati e i loro contatti stretti”, è quanto affermato dal governatore Michele Emiliano.
“L’app Immuni serve a questo fine. Se qualcuno arriva in Puglia potremmo chiedergli la cortesia, non l’obbligo, di segnalare la propria presenza e di tenere memoria dei contatti”, continua.
L’applicazione servirà quindi soprattutto alla prevenzione del contagio. “Mi becca prima un problema, fa costare meno la sanità e permette ad un altro di essere curato”, spiega il manager Vittorio Colao.
La tecnologia, stando ai documenti pubblicati dagli sviluppatori, seguirà il modello di funzionamento decentralizzato di Google e Apple. Si tratta di un modello cioè in cui i dati che vengono raccolti verranno successivamente conservati sui singoli device, piuttosto che su un grande server centrale.
L’app inoltre non traccerà gli spostamenti, ma si limiterà a conservare i contatti di prossimità tra smartphone. Inoltre, come auspicato nelle settimane precedenti, non sarà obbligatorio scaricarla né tanto meno utilizzarla. I dati, infine, potranno essere condivisi solamente attraverso l’autorizzazione del proprietario dello smartphone.
Infine, da ultimo, i dati raccolti e condivisi sul server centrale gestito dall’italiana Sogei dovranno essere eliminati entro la data del 2020.
Giovanni Bernardi
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