La meditazione è una forma di preghiera che richiede una “sintesi”. Lo ha detto papa Francesco, aprendo la catechesi dell’Udienza generale.
Meditare significa “mettersi davanti alla grande pagina della Rivelazione per provare a farla diventare nostra, assumendola completamente”, ha sottolineato il Santo Padre.
Gesù Cristo è la “grande porta”
Quando un cristiano accoglie la Parola di Dio non può tenerla “chiusa dentro di sé” ma deve farla incontrare con un “altro libro”, quello “della vita” (Catechismo, 2706).
La “pratica meditativa” è diffusa in “pressoché tutte le religioni del mondo” e coinvolge anche chi non ha una “visione religiosa della vita”. In particolare, nel “vorace mondo occidentale”, ha osservato il Pontefice, c’è chi trova nella meditazione “un argine elevato contro lo stress quotidiano e il vuoto che ovunque dilaga”.
L’atto della meditazione è un “fenomeno da guardare con favore”, anche perché “non siamo fatti per correre in continuazione” ma “possediamo una vita interiore che non può sempre essere calpestata”.
Nel contesto cristiano, la “grande porta” attraverso cui passa la preghiera – quindi anche la meditazione – è “Gesù Cristo”. Ciò non significa tanto, ha sottolineato il Papa, una ricerca del proprio “io” più profondo ma, piuttosto, l’“incontro con l’Altro con la A maiuscola”, ovvero “con il trascendente, con Dio”.
Pertanto, se la preghiera conduce a una “pace interiore” o alla “padronanza di noi stessi”, ciò è la risultante della “grazia della preghiera cristiana che è l’incontro con Gesù”.
Non c’è meditazione senza Spirito Santo
La “meditazione cristiana”, ha proseguito Francesco, può ricondursi a tanti metodi, alcuni dei quali “accentuano la dimensione intellettiva della persona”, mentre altri si soffermano di più su “quella affettiva ed emotiva”.
Ogni metodo, comunque, è utile quando aiuta l’“esperienza della fede” a diventare un “atto totale della persona”. A pregare, quindi non è mai soltanto la “mente”, né soltanto il “cuore”. In ogni caso, il metodo è sempre una “strada” e non va mai confuso con la “meta”. Non è possibile, poi, alcuna meditazione senza lo Spirito Santo: è lui che “ci guida all’incontro con Gesù”.
La preghiera cristiana, poi, normalmente si sofferma sui “misteri di Cristo”, in quanto “Cristo non è lontano, ma è sempre in relazione con noi. Non c’è aspetto della sua persona divino-umana che non possa diventare per noi luogo di salvezza e di felicità”.
Ogni momento della vita terrena di Gesù, allora, “attraverso la grazia della preghiera, può diventare a noi contemporaneo”. Dal battesimo al Giordano, alle nozze di Cana, fino alle “mille guarigioni compiute dal Maestro”, “non c’è pagina di Vangelo in cui non ci sia posto per noi”.
“Meditare, per noi cristiani, è un modo di incontrare Gesù. E così, solo così, di ritrovare noi stessi, guariti e forti per la grazia di Gesù e con la guida dello Spirito Santo”, ha quindi concluso il Papa.
Luca Marcolivio