La splendida iniziativa di Mons. Lorefice, in collaborazione con l’esercito, che dall’alto ha offerto un segno di benedizione alla città di Palermo.
Monsignor Lorefice infatti è salito a bordo di un elicottero dell’esercito, con cui sorvolato la città con la reliquia di Santa Rosalia, per benedire dall’alto tutti i palermitani. Una iniziativa importante di cui c’è davvero molto bisogno. D’altronde lo aveva accennato poco prima, nel corso della presentazione al salone Filangeri del Palazzo Arcivescovile del 397° Festino della “santuzza”, come la chiamano in città.
“La nostra patrona sarà ancora più vicina a Palermo”, aveva infatti affermato, prima di compiere il bellissimo gesto. Con lui erano presenti il sindaco di Palermo e il generale dell’Esercito in Sicilia Maurizio Angelo Scardino. Infatti, è certamente da segnalare la meritoria disponibilità dell’esercito nel mettere a disposizione il velivolo che ha reso possibile la benedizione.
L’elicottero, infatti, è partito da Boccadifalco e ha sorvolato il cielo di Palermo, mentre il vescovo del capoluogo siciliano ha benedetto dall’alto i palermitani, tenendo accanto a sé la reliquia argentea raffigurante Santa Rosalia. Grazie a questa, infatti, nel 1624 si fermò la terribile peste che stava attaccando la città. Come scrive il parroco della Cattedrale monsignor Filippo Sarullo, in quell’anno “la città di Palermo veniva infestata dalla peste che seminava morte e distruzione”, e per questo tutti uniti si chiese l’intercessione della santa.
“Le sue reliquie rinvenute sul Monte Pellegrino il 15 luglio del 1624 e portate in processione il 9 giugno 1625, placarono le malattie e improvvisamente la peste svanì“. Oggi, nel momento in cui a causa del Covid la ricorrenza è stata celebrata senza la tradizionale processione, si chiede alla santa una grazia analoga per la città e per il mondo intero. Per il secondo anno consecutivo, infatti, la città di Palermo si trova costretta ad abbracciare la sua patrona, santa Rosalia, con riserbo e circospezione a causa della pandemia.
Qualche assembramento, con le relative polemiche, c’è stato, ma di certo non si è vista la folla che ogni anno caratterizza questa importante ricorrenza cittadina, a seguito del carro, detto il “Cassaro”. La sfilata è infatti nuovamente rimandata ai prossimi anni, nella speranza che il Covid diventi presto un ricordo lontano.
Però di certo la novità della benedizione della città dal velivolo è stata una grazia per tanti, e un segno della vicinanza della Chiesa e della santa a tutti i fedeli. In questo modo il “Festino” è rimasto ancora un appuntamento che ha segnato il tempo dei palermitani, che vivono questa festa nel profondo del proprio cuore. In quel giorno, infatti, i cittadini si inchinano e baciano metaforicamente la veste della fanciulla che trovò dimora sulla montagna, nel momento in cui liberò la città dalla feste.
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“Nessuno è una monade. Siamo intercorressi. La Chiesa chiama questa rete comunione: Communio sanctorum. E la pandemia ci ha ricordato che viviamo tutti nella stessa casa”, sono state le parole pronunciate dall’arcivescovo, nel suo messaggio alla città. “Siamo sempre tra corpi, tra case, tra quartieri: nessuno può sottrarsi dalla relazione nella quale è inserito. È dentro queste relazioni che dobbiamo guardare al presente per preparare il futuro”.
Il vescovo si è così rivolto alla città sottolineando le difficoltà causate dalla pandemia. Anche il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, sulla sua pagina social, ha voluto ricordare la ferita della pandemia. “È un Festino diverso nel quale la fede è vissuta in maniera sostenibile per proteggere i valori della comunità. E la salute fa parte dei beni preziosi di una comunità. La peste oggi ha il volto del Covid, della fragilità, della sofferenza, dell’emarginazione. La partecipazione dei palermitani è stata sobria ma intensa. Il festino c’è anche senza masse vocianti”, ha scritto Orlando.
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A fine giornata, però, ieri, dopo i fuochi d’artificio di mercoledì sera in diversi punti della città, c’è stata solenne celebrazione in Cattedrale, subito dopo la benedizione “volante”, sui capi delle tante persone affacciati al balcone che tendevano le loro mani verso l’alto. Ora resta a Santa Rosalia la scelta di fare nuovamente il miracolo della liberazione dalla peste e dal male.
Giovanni Bernardi
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