Le questioni finanziarie non hanno portato al Vaticano grande bene negli ultimi decenni.
Gli scandali si sono susseguiti l’un l’altro, e Papa Francesco sta tentando con grande impegno di mettere ordine in un comparto nient’affatto semplice da gestire. Dove cioè truffe, veleni, raggiri e sospetti, purtroppo, sembrano essere sempre di casa. Per questo è evidente che per molti Bergoglio sia molto più che un Papa “scomodo”
La difficoltà del Vaticano di gestire investimenti finanziari
Dai funzionari infedeli ai banchieri approfittatori, negli ultimi decenni se ne sono viste di tutti i colori. E i soldi dell’Obolo di San Pietro, che invece di andare ai poveri e ai bisognosi si ritrovano ad essere impiegati in investimenti di dubbio valore, finiscono per screditare l’operato della Chiesa agli occhi dei fedeli.
Lo scandalo dell’acquisto del palazzo a Londra è l’ultimo di una catena di cattiva gestione delle finanze vaticane. Oggi si parla del più grande scandalo finanziario che riguarda la Santa Sede, per come ricostruito dai magistrati vaticani. Uno scandalo proseguito negli anni sotto gli occhi di Papa Francesco, intento a compiere un’opera radicale ed epocale di ripulitura e di moralizzazione nei conti vaticani. A dispetto dei tanti nemici che incontra e che continua a incontrare.
L’arresto del finanziere Gianluigi Torzi
Si parla di 300 milioni, in partenza, con cifre “che ballano in varie operazioni sarebbero molto più alte”. Uno scandalo legato all’arresto da parte del Vaticano del finanziere molisano Gianluigi Torzi, in relazione alla compravendita di questo immobile di lusso a Sloane Avenue, a Londra.
L’operazione, di cui si è parlato molto nei mesi scorsi, avvenne nel 2014 per conto della Segreteria di stato vaticana, e Torzi fece da intermediario nella vendita del palazzo. L’acquisto avvenne da parte della Segreteria con la sottoscrizione delle quote del fondo Athena Capital Global Opportunities, del finanziere Raffaele Mincione.
L’operazione che ha fatto guadagnare 15 milioni di euro a Torzi
Il finanziere Torzi, grazie a questa operazione, avrebbe intascato una cifra pari a 15 milioni di euro. L’accusa che ora grava sulla sua testa è quella di estorsione, peculato, truffa aggravata e autoriciclaggio. Per la legge vaticana rischia fino a 12 anni di carcere. L’arresto è arrivato dopo l’interrogatorio, e in questo momento risulta essere detenuto presso la caserma del corpo della gendarmeria vaticana, dopo l’indagine iniziata lo scorso ottobre su richiesta di Papa Francesco.
Durante le indagini la procura della Santa Sede avrebbe così accertato i ruoli e gli interessi “opachi” dell’operazione, come definita dal segretario di Stato Pietro Parolin attirando la risposta infuriata dell’allora Sostituto di Stato Angelo Becciu. Quelle cioè dei soldi destinati ad aiutare i poveri finiti invece a finanziare acquisizioni di azioni per un valore di diversi milioni di dollari. Oltre a obbligazioni e persino a un bond di 16 milioni di dollari emesso da una società riconducibile a Mincione.
Operazione che lascia solo perdite al Vaticano
Mosse che, questo è il lato ancora più paradossale della vicenda, non porterebbero alcun guadagno alle casse del Vaticano, ma al contrario si traducono in una perdita per la Santa Sede di oltre 18 milioni di euro al settembre del 2018. La parte peggiore, però, è che secondo gli acquirenti queste potrebbero nascondere una voragine nei conti della Santa Sede.
Le ultime parole pronunciate da Papa Francesco sulle sofferte vicende vissute dalla Chiesa, a proposito di questioni finanzarie, risalgono allo scorso 28 febbraio. Le ha affidate al cardinale Angelo De Donatis, che le ha lette nella basilica di San Giovanni in Laterano. La Chiesa ha sofferto per “i colpi degli scandali”, e “il sospetto ha reso i rapporti più freddi e formali”, affermò il Papa.
Le parole del Papa sulla corruzione
Sul tema della corruzione il Papa è infatti tornato più volte di recente. Lo scorso 15 febbraio il Pontefice ha sottolineato che le azioni di contrasto adottate dal Vaticano contro l’illegalità nel settore “hanno recentemente portato alla luce situazioni finanziarie sospette, che al di là della eventuale illiceità, mal si conciliano con la natura e le finalità della Chiesa, e che hanno generato disorientamento e inquietudine nella comunità dei fedeli. Si tratta di vicende all’attenzione della magistratura, e devono essere ancora chiarite nei profili di rilevanza penale. Su di esse perciò non ci si può pronunciare in questa fase“.
“Premessa la piena fiducia nell’operato degli Organi giudiziari ed investigativi, e fermo restando il principio della presunzione di innocenza delle persone indagate, un dato positivo è che proprio in questo caso, le prime segnalazioni sono partite da Autorità interne del Vaticano, attive, sia pure con differenti competenze, nei settori della economia e finanza. Ciò dimostra efficacia e l’efficienza delle azioni di contrasto, così come richiesto dagli standard internazionali“.
La rivoluzione del Papa sulle questioni di finanza vaticana
In un’altra occasione, ancora più recente, il Papa ha deciso di parlare nuovamente di corruzione. Il giorno è il 15 febbraio del 2020, poco prima dello scoppio della pandemia. Nell’occasione il Pontefice, inaugurando l’Anno giudiziario del Tribunale vaticano, ha voluto mettere in luce i buoni risultati nelle azioni di contrasto messe in atto dal Vaticano contro l’illegalità nella sezione della finanza internazionale.
Francesco ha evidenziato che la Santa Sede “ha avviato un processo di conformazione della propria legislazione alle norme del diritto internazionale e si è impegnata a contrastare l’illegalità nel settore della finanza a livello internazionale” alimentando “rapporti di cooperazione e condivisione di politiche ed iniziative di contrasto, creando presidi interni di sorveglianza e di intervento capaci di effettuare severi ed efficaci controlli“.
Le parole del Papa dette ai giornalisti
Il 26 novembre scorso invece Papa Francesco, rientrando a Roma dalla visita apostolica in Thailandia e Giappone, parlando ai giornalisti che chiedevano informazioni sulla vicenda, usò parole dirette ma anche molto chiare.
“Prima di tutto, in una buona amministrazione normale: arriva la somma dell’Obolo, e cosa faccio? La metto nel cassetto? No, questa è una cattiva amministrazione. Cerco di fare un investimento così quel capitale non si svaluta, si mantiene o cresce un po’. Questa è una buona amministrazione“, disse il Papa in quella occasione.
Il Papa: un buon investimento significa sicuro e morale
“L’amministrazione del cassetto è cattiva. Ma si deve cercare una buona amministrazione o un buon investimento: chiaro? Un buon investimento, da noi si dice un investimento da vedove, come fanno le vedove, due o tre, cinque là, se cade uno c’è l’altro…un buon investimento è sempre sul sicuro e sul morale”, continuò il Papa.
“È una cosa brutta e non è bello che succedano queste cose in Vaticano, ma è stato chiarito dai meccanismi interni che cominciano a funzionare che il Papa Benedetto aveva iniziato a fare. Di questo ringrazio Dio: non che ci sia la corruzione, ma che il sistema del controllo vaticano funziona bene”.
I passi avanti dell’amministrazione del Vaticano
Rispondendo ancora una domanda dei giornalisti sulle finanze vaticane e sulla presunta guerra interna riguardante chi deve controllare i soldi, legate anche alle dimissioni delle guide dell’autorità finanziaria vaticana, Francesco ha quindi tirato le somme spiegando che “il Vaticano ha fatto passi avanti nella sua amministrazione”.
Per esempio, ha ricordato il Papa, “lo Ior oggi ha la accettazione di tutte le banche e può agire come le banche italiane, normalmente, cosa che un anno fa ancora non c’era. Ci sono stati dei progressi”. Ma che nel frattempo “il direttore dell’Aif è sospeso perché c’erano dei sospetti di non buona amministrazione”.
Il Papa: è la prima volta che la pentola viene scoperchiata da dentro
Tuttavia, il Papa ha spiegato anche che “è la prima volta che in Vaticano la pentola viene scoperchiata da dentro non da fuori. Da fuori tante volte. Ma in questo Papa Benedetto è stato saggio, ha incominciato un processo che è maturato e adesso le istituzioni… che il revisore abbia avuto il coraggio di fare una denuncia scritta contro cinque persone… sta funzionando il revisore”.
Il 9 dicembre del 2019 il Papa ha spiegato infine che cosa pensa del tema della corruzione. In questo caso, però, Francesco ha voluto affidare il suo pensiero a Twitter. Il giorno in cui lo ha fatto, poi, era altamente significativo: la giornata internazionale contro la corruzione.
“La corruzione avvilisce la dignità della persona e frantuma tutti gli ideali buoni e belli. Tutta la società è chiamata a impegnarsi concretamente per contrastare il cancro della corruzione che, con l’illusione di guadagni rapidi e facili, in realtà impoverisce tutti“.
Giovanni Bernardi
fonte: adnkronos
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