Oggi non si può proprio rimanere a guardare!
L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) sta ragionando sulla diffusione della triptorelina, una sostanza che arresta lo sviluppo puberale, se somministrato agli adolescenti, a coloro cioè che stanno per definire il proprio sesso, come natura comanda.
La triptorelina è una molecola sintetica, ma qual è lo scopo della sua diffusione? Inibisce l’ormone dei testicoli e delle ovaie, stoppa lo sviluppo sessuale, in attesa che venga decisa una transizione di genere.
Il dottore, Maurizio Bini che, all’Ospedale Niguarda di Milano, è ginecologo e andrologo, e si occupa quotidianamente di casi del genere, stavolta pare non sia convinto della scelta dell’AIFA: “Lavoro in questo settore da trent’anni e ho trattato migliaia di casi. Ebbene, in una sola occasione ho ritenuto in coscienza di fare ricorso a questo farmaco. Quindi …”.
“L’utilizzo della triptorelina è così delicato che, con i direttori degli altri tre centri lombardi di interesse nazionale, abbiamo deciso di farvi ricorso, solo dopo un consulto comune. Nessuno può prendersi da solo la responsabilità di bloccare lo sviluppo sessuale di un adolescente, se non per motivi davvero gravi e importanti”.
Invece, adesso si sta valutando di dare libero accesso all’utilizzo del farmaco, a chiunque pensi di essere affetto dalla disforia di genere, ossia dalla propensione a voler essere dell’altro stesso, quello opposto al genere con cui si è nati.
I medici, dunque, avvertono -come noi del resto- il pericolo che la diffusione della triptorelina possa divenire un pretesto, per dare via libera alla propagazione della cultura gender e di tutto ciò che comporta.
Tra l’altro, in Italia, abbiamo già una legge, del 14 Aprile 1982, che permette, in casi estremi e accertati come irrecuperabili, la transizione sessuale, ma -come sottolineano gli esperti- le richieste si sono moltiplicate negli ultimi anni e riguardano anche molti adolescenti.
La decisione dell’AIFA, in merito alla vendita della triptorelina, deve allarmarci, perché potrebbe risultare una sfida etica per il nostro Paese cristiano.
Dice ancora il dottor Bini: “ … bloccare lo sviluppo puberale in attesa che arrivi il momento per la transizione non solo non ha senso, ma presuppone la convinzione che quell’adolescente cambierà sicuramente sesso. Nessun medico, tranne appunto in casi rarissimi, può affermarlo con certezza uno o due anni prima”.
Antonella Sanicanti