“Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: Dove vai? Anzi, perché vi ho detto queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore” –dice il Vangelo di Giovanni.
Queste parole, pronunciate da Gesù agli Apostoli, annunciano la sua Ascensione al cielo e preannunciano il senso del sopraggiungere dello Spirito Santo a Pentecoste.
Nel video, don Domenico Martino, sacerdote esorcista della Diocesi di Tursi-Lagonegro (Basilicata), ci spiega il senso e il legame tra l’Ascensione e il Paraclito, promesso da Gesù ai suoi discepoli.
“E’ bene per voi che io me ne vada”
Il Figlio di Dio, incarnatosi in Maria, muore e risorge. Ascende al cielo, tornando nel seno del Padre e porta con se l’umanità salvata. Sconfigge per sempre la morte, introdotta, nella nostra storia, dal maligno e dal peccato.
Il Vangelo di Giovanni continua così: “E’ bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò. E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio. Quanto al peccato, perché non credono in me; quanto alla giustizia, perché vado dal Padre e non mi vedrete più; quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato”.
Pentecoste: essere testimoni del Cristo
Gesù termina la sua vita terrena e, conseguentemente, ci lascia in compagnia del Consolatore. Lo Spirito Santo che spinse i discepoli a testimoniare il Cristo, luce e Salvatore del mondo, oggi è ancora con noi e ci propone la stessa missione, nell’incontro coi fratelli.
Ed era necessario che Gesù ascendesse al cielo, perché, a Pentecoste, iniziasse il tempo del Consolatore. Desiderarlo e invocarlo ci renderà capaci di agire secondo la fede e il Vangelo.
Leggi anche – Pentecoste: così inizia la storia cristiana delle missioni
Antonella Sanicanti
Segui tutte le nostre News anche attraverso il nuovo servizio di Google News, CLICCA QUI