Ora attendiamo altri dettagli, sperando che realmente possa trovare un posto sicuro per lei e la sua famiglia.
Intanto il presidente europarlamentare Antonio Tajani scrive tu Twitter: “Asia Bibi ha lasciato il carcere ed è stata trasferita in un luogo sicuro! Ringrazio le autorità pakistane. La aspetto appena possibile, insieme a suo marito e alla sua famiglia, al Parlamento europeo”.
Ieri scrivevamo: Asia Bibi resta in carcere, mentre il suo avvocato è stato costretto a lasciare il Paese, perché minacciato dagli islamisti inferociti, che vogliono la morte della donna. L’avvocato, lasciato solo al suo destino, dopo l’ultima sentenza, non ha potuto contare sulla protezione del Governo; lo stesso che ha disposto che Asia Bibi non lasciasse il Paese, dopo il rilascio (mai avvenuto).
Che beffa, dunque, per l’umanità intera! Pensavano davvero di aver scritto l’ultimo paragrafo di questa triste e lunga storia, invece non è così. Asia è ancora agli arresti, mentre gli estremisti islamici la aspettano fuori per giustiziarla, nonostante la decisione del tribunale e il verdetto: “La pena di morte viene annullata. Asia Bibi è assolta dalle accuse. Se non ci sono altre accuse contro di lei, può essere liberata“!.
Asia Bibi non tornerà all’affetto dei suoi cari e, se esce di galera, rischia il linciaggio. Seguiamo, allora, ulteriormente questa terrificante vicenda, pregando che volga al meglio.
Nonostante i molti appelli, non ci sono ancora novità sulla sorte che la attente. Questo caso non si risolve ancora e la sentenza dei giudici, dopo l’ultima udienza del 9 Ottobre, non è stata resa pubblica.
Intanto gli attivisti per i diritti umani non si perdono d’animo e l’hanno difesa anche alla Conferenza dedicata a colei che mai ha smesso di lottare per i diritti delle minoranze, l’avvocato pakistano Asma Jahangir.
L’evento era titolato “Giustizia, chiave per l’emancipazione” e ha dichiarato, per bocca del professor Farooq Salheria, dell’Università Beaconhouse di Lahore: “Appare oramai ovvio che l’accusa non è riuscita a provare le accuse di blasfemia mosse contro Asia Bibi. E l’ultima udienza di questo processo, iniziato nel 2009, fa ben sperare per un rilascio. Ma allo stesso tempo i fatti dimostrano che i giudici hanno paura delle reazioni del mondo islamista”.
Purtroppo esiste una legge che potrebbe condannarla. Risale al 1986, anno in cui gli islamisti pakistani proposero e ottennero che le offese contro Maometto o il Corano potessero essere punite con il carcere (anche a vita) o la pena di morte. Da allora fu molto più semplice per coloro che non vedono di buon occhio le minoranza cristiane accusare qualcuno di blasfemia ed ottenere una condanna esemplare, per ostentare la prepotenza religiosa.
Nella rete delle denunce permesse da questa legge è caduta anche la giovane mamma cristiana Asia Bibi.
Asia Bibi è una donna cristiana, una madre di famiglia che, in un Paese musulmano, sta subendo una sorte ingiusta ed un vero e proprio martirio.
Nel Giugno del 2009, dunque ben 9 anni fa, in un villaggio del Pakistan, venne accusata di aver contaminato l’acqua, perché vi aveva immerso la sua tazza. “Ascoltate tutte, questa cristiana ha sporcato l’acqua nel pozzo bevendo dalla nostra tazza e immergendola più volte. Ora l’acqua è impura e non possiamo berla! A causa sua!”, aveva urlato una delle donne presenti al “fatto”.
Per la legge Pakistana, evidentemente, musulmani e cristiani non possono bere alla stessa fonte; aver disobbedito a questo costò ad Asia Bibi un’accusa di blasfemia.
Dopo essere stata picchiata, torturata e arrestata, sotto gli occhi delle sue figlie, ora sta consumando la sua vita in carcere, in isolamento, attendendo addirittura l’esecuzione.
Lei, infatti, è una di quelle persone condannate a morte, per impiccagione, per motivi religiosi, perché ritenuta “avversa” popolo islamico.
Una delle figlia di Asia, Eisham Ashiq, è riuscita a far arrivare la storia della mamma anche a Papa Francesco ed ora la Corte Suprema pakistana sta riesaminando i fatti, che la portarono alla condanna.
L’avvocato di Asia Bibi, Saiful Mulook, ha dichiarato: “Abbiamo sottolineato come le prove a carico della donna fossero insufficienti. Il caso è montato su una accusa di blasfemia, denunciata da un imam locale che non ha assistito al diverbio tra Asia e le sue colleghe musulmane, durante il quale la donna cristiana avrebbe commesso blasfemia. Inoltre, abbiamo fatto notare ai giudici come il capo della polizia di Ittanwali, vicino a dove è accaduto il fatto, non ha profuso sufficienti sforzi per verificare le accuse”.
In Pakistan, purtroppo, il partito radicale Tehreek-e-Labbaik ritiene le Organizzazioni umanitarie, che difendono la donna, nemiche della loro Nazione, della loro cultura, come se ostacolassero quella che loro ritengono essere giustizia.
Intanto, l’ACS (Aiuto alla Chiesa che Soffre) ha dedicato la giornata del 18 Ottobre, quella delle preghiere dei bambini, alla causa di Asia Bibi. “Un milione di bambini recita il rosario per la pace e l’unità” e lo fa dal 2005, inserendo ogni volta un’intenzione particolare e coinvolgendo i bambini di 80 Paesi. Quest’anno si è pensato, sotto la sollecitazione della famiglia di Asia Bibi, che attende la sentenza con fede e speranza, “a una martire cristiana dei nostri giorni come Asia Bibi”.
Antonella Sanicanti
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