Assisi è rimasta senza pellegrini. Il turismo azzerato per via della pandemia, e la città è in crisi. L’allarme della sindaca Stefania Proietti.
“Su di noi si è abbattuta la tempesta perfetta. Il governo ci aiuti o scompariremo”, ha detto il primo cittadino. La città infatti, in questa condizione, potrebbe resistere un paio di mesi, e non oltre.
Percorrendo le strade della città del Poverello di Assisi pare di percorrere quella di una città fantasma, disabitata. I commercianti, con le vie del centro cittadino da mesi deserte, non vedono la luce in fondo al tunnel. La rassegnazione è tanta, i pagamenti sono dietro l’angolo e clienti non ce ne sono. Molti non aprono più nemmeno, tanto è inutile.
I numeri parlano chiaro. Le presenze straniere nella città di san Francesco quest’anno sono diminuite del 91 per cento. Quelle italiane, invece, del 74 per cento. Da una situazione di questo genere, di certo non sarà facile uscirne.
Il presidente di Confcommercio Assisi ha spiegato ad Avvenire che ci sono solamente due vie possibili. La prima, quella di un aiuto da parte dello Stato. O di iniziative come potrebbero essere quelle di un “anno fiscale bianco”.
In quanto è del tutto illogico pretendere che si continuino a pagare le tasse quando non c’è alcuna entrata, e a causa di una condizione provocata dall’esterno. Certamente dalla pandemia, ma ancora più certamente dalle decisioni del Governo.
Già oggi la certezza è che molte attività non avranno la possibilità di riaprire. I commercianti, tutti insieme, hanno cercato di mettere insieme iniziative per fare sentire la propria voce. Proteste civili, manifestazioni di piazza, flash-mob. Eppure tutto questo non è servito quasi a nulla. Si è lanciato persino un hashtag, #noidimenticati.
Il desiderio è di riaprire con tutti i criteri di sicurezza possibili. Ma di risposte non ce ne sono. Come nemmeno la clientela, volatilizzata. Ma non si era mai vista una simile situazione.
Lo scorso anno Assisi ha accolto più di 5 milioni di pellegrini. Quest’anno superano di poco un milione, la gran parte concentrati ad agosto. Dei ventimila pullmann del 2019, si parla per quest’anno di appena 1.600, di cui 1.200 a gennaio e febbraio, prima dello scoppio della pandemia.
Anche i bilanci del Comune, spesso basati su tasse di soggiorno e parcheggi, ora scarseggiano. Le casse languono, e restano solo debiti da pagare. Ad agosto, poi, la beffa. Assisi è stata persino tagliata fuori dai ristori garantiti dal Governo alle città d’arte. Ora si spera nell’elemosina che il governo potrebbe offrire alle “città santuario”.
L’appello allora dell’arcivescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino Domenico Sorrentino, è tanto semplice quanto chiaro. “Serve buon senso dai politici nella gestione delle necessarie misure, serve che chi governa sappia veder bene e accompagnare la ripresa. La struttura economica assisana è questa, senza dimenticare che la nostra città è volano per tutta la regione”.
Giovanni Bernardi
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