Il commento, che faceva anche riferimento al periodo di dittatura di Ante Pavelic, è stato prontamente cancellato, ma già sul web si era creata una bufera per il tentativo di politicizzare una partita di calcio. L’associazione ha chiesto scusa ai croati dissociandosi dal commento del direttore della filiale parigina ed ha chiesto le dimissioni l’autore del commento. Inutile dire che quel commento non aveva nulla a che vedere con la partita di calcio e che la polemica sul colore della pelle e sull’etnia dei calciatori di una nazionale non ha senso di esistere né in una direzione né nell’altra.
Qualcosa di molto simile anche se con posizioni opposte è successo dopo la vittoria della nazionale transalpina. I mondiali di Russia 2018 si sono conclusi con sommo dispiacere degli italiani (solo per rivalità calcistica storica) con la vittoria della Francia, una squadra fortissima e ricca di talenti di primo piano ancora giovanissimi (Mbappe, Varane, Pogba e Dembele solo per citare quelli più in vista)- A far parlare in questi giorni dopo non sono state le prestazioni sul campo della nazionale transalpina o la prestazione orgogliosa e volitiva della Croazia, bensì delle disamine socio politiche che ben poco hanno a che fare con il calcio.
In molti, in Italia e non solo, hanno fatto notare che la vittoria della Francia è dovuta alla bravura degli immigrati di seconda e terza generazione sostenendo che non potesse essere considerata una vittoria francese ma africana. Il ragionamento non poggia su nessuna base logica, gli immigrati di seconda e terza generazione sono nati in Francia e sono in tutto e per tutto da considerare francesi (lo stesso discorso era stato fatto nel ’98, quando la nazionale è stata trasportata al successo da Zidane, Henry, Thuram e Trezeguet). Come nel caso del commento sulla Croazia, anche in questo caso la provenienza dei calciatori non ha motivo di essere al centro della discussione. Per rispondere , inoltre, a chi sostiene che la Francia ha vinto solo grazie agli africani è necessario fargli notare che la vittoria transalpina viene invece da un lungo progetto di finanziamento e cura dei settori giovanili che ha portato, come nel caso della Spagna e della Germania nei mondiali precedenti, alla formazione di una generazione di fenomeni.
Luca Scapatello
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