Il 17 marzo 2016 l’Huffington Post ha pubblicato un attacco di bile di tal Krithika Varagur, suppongo indiana. Ora, il 17 è sempre un giornaccio per gli italiani, ai quali una che si chiama così fa mettere sull’avviso. E infatti. Appreso che Madre Teresa verrà canonizzata il 4 settembre, la Krithika ha sentito il dovere di criticare: «Era stata beatificata nel 2003, e la beatificazione è una specie di strada a senso unico per la canonizzazione. Ma questa è l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno. Lei una santa non lo fu».
Tre cilecche con una palla sola, complimenti. Una: ci sono Beati che aspettano la canonizzazione da secoli, e non è detto che la ottengano. Due: l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno, chi? La scrivente? Gli indiani? Il pianeta? Boh. L’edizione americana dell’Huffington Post assume gente senza fare preventivo esame di scrittura e cultura generale, e l’edizione italiana traduce pedissequamente senza nemmeno un “ndr”? Mah. Tre: santa non fu? E chi lo dice, Krithika? É membro della Congregazione per le Cause dei Santi? No? E allora che vuole?
Ma la critica non è finita. Madre Teresa fu ed è –tenetevi forte – «fonte d’incommensurabili traumi per la psiche collettiva postcoloniale dell’India e della sua diaspora». Mamma mia! Neanche fossero i marò. Tranquilla, signora: l’India sta ritrovando il suo orgoglio postcoloniale tramite i pogrom anticristiani, l’induismo nazionalista, i marò suddetti, gli uteri in affitto, le leggi anticonversione che ne mantengono, con le cattive, un’identità che abbisogna della forza per reggersi in piedi. Ma la critica di Krithika va avanti parecchio, e io qui non ho tanto spazio. Accenna a una «ricerca condotta dall’università di Ottawa nel 2013» contro Madre Teresa e riesuma tutta la serie di malevolenze che la Santa si tirò addosso dal giorno in cui andò a dir male dell’aborto a quelli che le davano il Premio Nobel (come aveva osato?).
Ed ecco il vero motivo dell’indignazione della Krithika: «Cosa peggiore di tutte, lei incarnava la figuraclassica dell’uomo bianco che porta la propria carità nel Terzo Mondo». Ooooh, finalmente l’ha detto. Ma Madre Teresa è davvero un Santa, cara Kritihika, e sa perché? Perché, fosse stato per noi che scriviamo, il suo “Terzo Mondo” poteva marcire sui marciapiedi di Calcutta, in mezzo ai topi e allo sterco delle vacche sacre. Vede, la carità non è «dell’uomo bianco», ma dei cristiani santi. Tutti gli altri, compresi i politicamente corretti, non ne hanno nemmeno il concetto: le loro divinità non la prevedono. Ognuno ha il suo karma, lei m’insegna, e anche noi che scriviamo qui abbiamo il nostro.
Noi crediamo che Madre Teresa sia Santa e non siamo mai venuti a criticare i suoi, di santoni. Se vuol saperla tutta, personalmente ritengo che Madre Teresa, da un punto di vista pratico, abbia solo perso tempo. Ma quella donna eseguiva un ordine del suo Dio, al quale non si è mai neanche sognata di chiedere perché doveva andare a lavare lebbrosi moribondi e stare pure zitta per non «offendere» gli indigeni. Capisco che lei non capisca. Quel che non capisco io è questa sua sconvolta affermazione: «Esistono perfino alcune testimonianze secondo le quali lei e le sue suore avrebbero provato a battezzare persone in punto di morte».
Lei, che cerca di fare la giornalista, ha indagato per sapere se dette persone il battesimo l’avevano chiesto? Ha verificato le testimonianze? E quand’anche fosse tutto vero, dov’è il problema? Quelle persone dovevano essere lasciate sulle rive del Gange o addirittura buttate dentro, come dicono usi colà? L’eventuale battesimo in che cosa avrebbe peggiorato la loro condizione? Vede, voi avrete anche la grande Bollywood, ma vi manca Totò (cito: «Ma mi faccia il piacere!»).