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Fuoco e fiamme alle chiese e lapidi sradicate, avanza l’odio contro i cristiani

Purtroppo crescono in maniera pericolosa i crimini contro i luoghi religiosi. Negli ultimi tre anni, in questa terra ci sono stati ben 829 assalti contro i cristiani. 

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Si sta parlando della Svezia, un Paese dove la perdita della fede è ormai un fatto conclamato e diffuso, ma dove nonostante ciò i luoghi di culto cristiani, frequentati da quelle poche e piccole comunità che continuano a vivere radicate nella fede in Cristo e nella speranza cristiana che mai li abbandona, sono sempre più attaccate.

L’ammissione delle istituzioni svedesi: c’è un problema

Purtroppo, le istituzioni svedese sono state costrette ad ammettere che in tutto ciò il problema è nella mancata integrazione di molte delle comunità giunte nel Paese negli ultimi anni. I numeri di attacchi alla libertà di culto dei cristiani sembra arrivare con grande chiarezza da quei quartieri, spesso periferici e abbandonati dalle istituzioni, dove vivono in gran parte cittadini di altre religioni, in primis quella musulmana.

Il numero emerge dal conteggio effettuato dal consiglio nazionale per la prevenzione del crimine. Si parla di lapidi divelte, tombe scoperchiate e distrutte a martellate, bombe e molotov sulle porte delle chiese o addirittura dentro. Senza parlare di roghi e di scritte ingiuriose dentro i luoghi di culto o sopra i simboli religiosi.

Quasi tutti gli attacchi violenti nel Paese hanno di mira le chiese

La maggior parte degli attacchi, infatti, è rivolta proprio agli edifici religiosi e ai cimiteri. Dati terrificanti che fanno comprendere all’unisono come la situazione svedese sia, ad oggi, fortemente problematica. Da anni infatti prosegue la stagione delle lotte tra gang, che alcuni pensavano ci si fosse lasciati alle spalle. Il governo, poi, negli ultimi anni ha puntato molto su aspetti come la lotta all’intolleranza o il sostegno all’immigrazione.

Purtroppo, però, anche il premier svedese Stefan Löfven ha dovuto ammettere che quanto sta attraversando il Paese è davvero preoccupante, e inaccettabile. L’ultimo assalto è stata infatti regitrato contro un edificio nel Nord di Stoccolma, la chiesa di Spanga. Si tratta di un gioiello del 1200 circondato da pietre runiche vichinghe. In meno di una settimana la chiesa è stata prima bersagliata con tre molotov, poi è stata rotta una finestra, versata benzina nella navata e appiccato il fuoco.

LEGGI ANCHE: Violento attacco contro la Chiesa. Non si ferma la cristianofobia

La chiesa si trova a metà strada tra due quartieri “ghetto”

Il problema, dal punto di vista del governo, è che la chiesa si trova  metà strada tra Rinkeby e Tensta, due sobborghi in cui almeno il novanta per cento degli abitanti sono di origine musulmana. Gli stessi, per capirsi, dove si registrarono i disordini razziali scoppiati nel 2017. Il che sta a significare che, di certo, la politica dell’accoglienza prima e della ghettizzazione poi ha di certo fallito, e pesantemente.

Nel 2015-2016 infatti la Svezia ha praticato un modello di accoglienza record di immigrati, spesso conseguenza di orientamenti politici fortemente progressisti. Tutto questo, però, ora rischia di favorire e non poco le componenti politiche di estrema-destra, come i cosiddetti Democratici svedesi, di ultradestra, o i Moderati, che si trovano all’opposizione e sono da sempre fortemente ostili alle politiche social-democratiche.

LEGGI ANCHE: Europa: chiese bruciate, altari distrutti, ostie rubate. Allarme cristianofobia!

Gli attacchi alle chiese sono purtroppo diventati una consuetudine

Non a caso, gli attacchi contro le chiese negli ultimi anni sono diventati praticamente una consuetudine nel Paese. Solo lo scorso anno sono state prese di mira quelle di Gottsunda, Uppsala e Rosengard, Malmo. Dopo l’ultimo attacco, il premier si è trovato costretto a prendere nuovamente posizione con un post chiaro su Facebook.

“Un attacco a un luogo religioso è un attacco alla libertà religiosa e va contro la nostra democrazia”. ha scritto Löfven. “Le persone in Svezia dovrebbero sentirsi sicure nel praticare la loro religione. Chiunque abbia qualcosa di sacro, anche quelli che non hanno fede in dio, si rendono conto di quanto siano violenti gli attacchi ai luoghi sacri”.

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Le misure della polizia e le manifestazioni di pace non sufficienti

Da giorni anche la presenza della polizia è stata così rafforzata di fronte ai luoghi di culto e stimolato una maggior attenzione contro i crimini d’odio. Inoltre il governo ha deciso di stanziare fondi speciali per la sicurezza, per oltre 2 milioni di euro, che dovranno essere utilizzati per installare porte anti-effrazione, telecamere e sistemi di controllo di fronte alle chiese e precauzioni di questo genere.

Il giorno dopo l’attacco alla Spanga, tuttavia, cristiani e musulmani hanno manifestato il loro sostegno insieme, così come fecero quando nel settembre 2020 vennero date alla fiamme copie del corano nelle piazze di Malmo. Ma tutto ciò, evidentemente, non è stato sufficiente. Non bastano infatti le belle parole, le bandiere colorate e i bambini in prima fila a cantare canzoni di pace. Servono prese di posizione chiare da parte dei governi e dei cittadini.

Giovanni Bernardi

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Giovanni Bernardi

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