Dopo le dichiarazioni dei giorni scorsi di Putin e Trump, nella notte tra ieri e oggi sono iniziati gli attacchi missilistici di USA, Francia e Gran Bretagna ai siti di armi chimiche di Assad in Siria. La domanda che nasce spontanea è: siamo vicini allo scoppio della Terza Guerra Mondiale?
Secondo quanto affermato dallo stato maggiore del Cremlino nel corso della notte sarebbero stati lanciati 101 missili in direzione dei punti nevralgici dell’esercito siriano. Sempre in base a quanto riferito da Mosca e riportato in Italia da ‘Ansa‘ molti di questi sarebbero stati intercettati dalla contraerea russa ed abbattuti, circostanza negata dal Capo di Stato maggiore delle forze armate USA, Joseph Dunford. Ci troviamo dinnanzi ad un atto di guerra nei confronti della Siria e, di conseguenza, della Russia. La situazione internazionale diventa dunque sempre più instabile ed il timore è che possa capitolare in una guerra su larga scala.
L’attacco missilistico di ieri sera è stato annunciato in diretta tv dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, il quale ha ribadito ancora una volta la necessità di porre fine al regime autoritario di Assad ed alle barbarie che esso comporta. Il riferimento è al presunto attacco chimico che le forze miliziane hanno sferrato una settimana fa a Duma contro la roccaforte, l’ultima, delle forze ribelli. Proprio mentre Trump parlava alla nazione, intorno alle ore 21 (alle 3 di notte in Italia), i primi missili Tomahawk sono partiti in direzione di Damasco con obbiettivo tre punti di stoccaggio per la produzione delle armi chimiche.
Conferme dell’azione militare sono arrivate anche dalla Gran Bretagna, dove Theresa May ha dichiarato che non si punta ad un cambio di regime ma a dissuadere Assad dall’utilizzo di armi chimiche, e dalla Francia dove il neo eletto premier Macron si è limitato a dire che: “La linea rossa fissata dalla Francia nel maggio 2017 è stata oltrepassata”. Di contro Damasco e Mosca hanno minimizzato il risultato dell’attacco sostenendo che sono stati colpiti obbiettivi minori e che la maggior parte dei missili è stata intercettata. Putin ha infine dichiarato che si tratta di un atto di aggressione quindi ha aggiunto: “Gli Stati Uniti e i loro alleati sono responsabili per le conseguenze regionali che seguiranno all’attacco”.
Sebbene il capo di Stato maggiore dell’esercito americano abbia parlato di un attacco di successo sia Damasco e Mosca hanno minimizzato i risultati dell’offensiva. In risposta alle parole di Trump, l’esercito siriano sui social ha ironizzato affermando che: “28 missili sui 30 lanciato sono stati distrutti e che solo 2 hanno raggiunto i loro obiettivi. Come fa il segretario della Difesa Usa a parlare di successo?”, quindi hanno rivolto la loro ironia contro lo stesso Trump: “Il raid più costoso di sempre, 500 milioni di dollari di Tomahawk distrutti”, aggiungendo infine: “Ehi buona mossa Donald Trump, quanto sono grandi le tue mani adesso? Hai messo in imbarazzo l’esercito americano”.
La situazione in Siria, già delicata, è divenuta la possibile miccia di un conflitto su larga scala. Il timore è che lo scontro tra Stati Uniti e Russia possa superare i confini siriani e portare ad una guerra su vasta scala in cui noi, in quanto punto strategico fondamentale per la lotta nel Mediterraneo, verremmo coinvolti. L’unica speranza che ci rimane è quella di affidarci a Dio con le nostre preghiere affinché la situazione non precipiti definitivamente e porti il mondo sull’orlo di una crisi peggiore di quella vissuta finora.
Luca Scapatello
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