Feroci attacchi ed aspre polemiche si sono riversati nei confronti della centenaria dottoressa polacca.
È da sempre impegnata ad affermare e promuovere la famiglia e la sessualità secondo il piano di Dio. Lei è Wanda Poltawska, oggi ha 101 anni e ha una storia colma di esperienze di notevole impatto.
È conosciuta in particolare per la sua profonda amicizia con San Giovanni Paolo II, che era solito chiamarla sorella, tanto era stretto e confidenziale il loro legame.
Moglie e madre, ha svolto il lavoro di psichiatra e di docente presso la Pontificia Università Lateranense. È stata anche membro del Pontificio consiglio per la famiglia e poi della Pontificia accademia per la vita.
Da giovane scout nella sua Polonia, impegnata nella resistenza al regime nazista, fu imprigionata e deportata nel campo di concentramento di Ravensbruck dove rimase per 4 anni. Si ritrovò a sopravvivere poi all’orrore di quel male assoluto e agli esperimenti medici a cui venne sottoposta come cavia.
Le mostruosità che vide con i suoi occhi la portarono alla decisione che se fosse uscita viva da lì avrebbe difeso la vita. “Non solo quella biologica ma quella interiore che c’è dentro di noi”, come ebbe modo di dichiarare anni fa.
L’amicizia con Karol Wojtyla: il fratello che l’ha condotta nella fede
Negli anni successivi alla liberazione, anche attraverso gli studi era alla ricerca di risposte sulla verità sull’essere umano. Ma fu solo dopo l’incontro con Karol Wojtyla, allora giovane sacerdote, che riuscì lentamente a trovarle.
La direzione spirituale e l’amicizia che si istaura tra quello che solo molti anni dopo diventerà Papa Giovanni Paolo II e la famiglia Poltawski, è un elemento estremamente importante della sua vita raccontato nel libro Beskidzkie rekolekcje (Diario di un’amicizia nell’edizione italiana) in cui raccoglie la loro corrispondenza di quasi 50 anni.
Come non ricordare anche che quando si ammalò di cancro, con una prognosi infausta e prospettive invalidanti, guarì miracolosamente. Infatti il cancro e il dolore scomparvero inspiegabilmente il giorno prima di subire un intervento chirurgico, dopo che il suo amico Karol Wojtyla aveva scritto a Padre Pio chiedendo preghiere per questa giovane moglie e madre ammalata.
Le proteste a Cracovia: “non deve avere il patrocinio”
Nelle scorse settimane nella capitale polacca è stato inaugurato il nuovo Ospedale di ginecologia e ostetricia R. Czerwiakowski, chiamato anche Ospedale di Siemiradzkiego per la strada in cui è situato.
Si è presa la decisione di intitolare alla dott.ssa Wanda Poltawska il patrocinio del reparto di Neonatologia, che si occupa della cura dei bambini nati prematuri prima della 31° settimana o nati con malattie genetiche.
Ma gli oppositori non hanno tardato a farsi sentire. Attraverso i media e con una manifestazione di protesta pubblica davanti l’ospedale gruppi di attivisti, a voce e con striscioni, hanno espresso in modo offensivo il loro dissenso.
Le motivazioni sono dovute ad un’avversione a tutto ciò che la dott.ssa Poltawska afferma e promuove da sempre: la difesa della vita dal concepimento alla morte naturale. E quindi la condanna dell’aborto in qualsiasi situazione. Ma anche verso la sua ferma opposizione alla fecondazione artificiale in tutte le sue forme.
È del 2014 la “Dichiarazione di fede di medici e studenti di medicina cattolici sulla sessualità e la fertilità umana“. Si tratta di un documento, ideato e redatto dalla Poltawska e firmato da molti medici polacchi, che in 6 punti afferma chiaramente la volontà di porsi in contrasto alle “ideologie antiumanitarie e i dettami imposti dalle società contemporanee”, definite espressamente.
La sua visione basata esclusivamente sull’antropologia cristiana e sulla teologia del corpo si manifesta anche nella necessità di “riconoscere la priorità della legge di Dio sopra le leggi delle nazioni”.
Il sostegno e l’apprezzamento delle associazioni pro life e della politica polacca
Non è comunque mancato il sostegno alla dott.ssa Poltawska. È arrivato tempestivamente sia da parte di associazioni pro life come Grupa Proelio che ha avviato una raccolta firme affinché la decisione non venisse influenzata negativamente dalle polemiche. Nel giro di qualche giorno ha raccolto circa 10.000 adesioni.
Ed in occasione dell’inaugurazione, avvenuta il 3 marzo, anche il Presidente della Repubblica di Polonia, Andrzej Duda, ha ringraziato la professoressa per aver accettato il patrocinio del reparto. Il capo di stato polacco l’ha ricordata come “instancabile difensore dei valori che sono alla base della civiltà e dell’ordinamento giuridico costituzionale in Polonia”.