Quanto accaduto al prestigioso liceo “Giulio Cesare” di Roma è emblematico della piega che sta prendendo la discussione su certi temi.
Il dibattito sull’aborto sembra davvero essere tornato ai livelli di quarant’anni fa, ai tempi del referendum.
Se si scorrono le pagine della stampa mainstream sul caso, la parola ricorrente è “censura”. Nel mirino dei collettivi studenteschi di sinistra è finita la preside Paola Senesi, colpevole, a dire di molti giornali, di aver posto il veto su una proposta di seminario su aborto e gender. L’iniziativa è stata infatti respinta dal collegio docenti, che aveva manifestato alcune perplessità sui titoli e contenuti delle proposte. La dirigenza scolastica aveva quindi rivolto agli studenti l’invito a riformularle.
In particolare, riguardo all’aborto, la dirigenza ha ritenuto la proposta “non dovesse concentrarsi solo su una dimensione socio-sanitaria”, come invece era stato avanzato dagli studenti. Avrebbe dovuto quindi “acquisire una maggiore rilevanza comprendendo anche altri aspetti essenziali della tematica, del resto principi fondanti della legge 194”, si legge nel comunicato ufficiale del Liceo Giulio Cesare.
A sostegno della scelta della preside e del collegio docenti, c’è una nota ministeriale 1972 del 15 settembre 2015, in cui si afferma che “tra i diritti e i doveri e le conoscenza da trasmettere non rientrano in nessun modo né ‘ideologie gender’ né l’insegnamento di pratiche estranee al mondo educativo”.
Nessuna censura, quindi, ma semplicemente l’“esercizio della funzione di indirizzo e valutazione delle proposte degli studenti sul piano formativo”, afferma la nota della scuola. Il tutto, “in accordo anche con le famiglie il cui ruolo educativo è richiamato nel Patto di corresponsabilità sottoscritto ogni anno”.
Un’azione svolta in totale ottemperanza alla legge e ai regolamenti, eppure c’è chi grida all’eversione e all’autoritarismo. Il malcontento deli studenti di sinistra sarebbe ben supportato da quaranta docenti che, in totale dissonanza con quanto dichiarato dalla preside, accusano quest’ultima di aver esautorato le funzioni del collegio docente.
“Bene ha fatto la Preside a mantenere la sua struttura scolastica concentrata sulle regole norme ministeriali”, ha dichiarato Toni Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia onlus, a commento dell’accaduto. “Il programma approvato per l’autogestione comprende una pluralità incredibile di voci, ad esempio è confermata la presenza del collettivo “Non una di meno””, ha aggiunto da parte sua Jacopo Coghe, vicepresidente di Pro Vita & Famiglia.
“È surreale quindi il linciaggio mediatico che da giorni la preside sta subendo solo per avere chiesto il rispetto delle regole – ha aggiunto Coghe –. I genitori, tutti, gliene dovrebbero essere grati. Nessuno può accusarla di aver abusato delle sue prerogative, anzi! Infatti, abbiamo raccolto numerose voci di studenti che le esprimono la massima solidarietà e affetto”.
Solidarietà alla preside del Giulio Cesare è stata espressa anche dal leader del Family Day, Massimo Gandolfini, che ha parlato di “ennesima manipolazione” da parte della stampa. “La Dirigente ha una sola responsabilità – prosegue Gandolfini – quella di aver fatto il suo dovere, applicando leggi e norme stabilite, non soggette a libera interpretazione. In questo senso troviamo immotivato, volgare e vergognoso l’attacco mediatico cui la Preside è stata fatta oggetto”.
Sia Gandolfini che Coghe hanno preso le distanze dall’iniziativa dell’onorevole Nicola Fratoianni (LEU), che avrebbe presentato un’interrogazione parlamentare sul caso.
Anche l’associazione Articolo 26, a sostegno della libertà educativa, ha manifestato sostegno alla preside Senesi. La scuola pubblica, si legge in una nota, “non dovrebbe mai ammettere iniziative educative controverse dal punto di vista scientifico e divisive tra le famiglie, essendo tenuta a rispettare il pluralismo culturale e le diverse sensibilità di alunni e genitori, ai quali va sempre riconosciuto il primato educativo, sancito dalla nostra Costituzione e dall’art. 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani”.
L’intento della preside, prosegue Articolo 26, “va nella giusta direzione di rispettare tali principi fondamentali e di rinforzare correttamente l’alleanza educativa tra scuola e famiglia”. L’associazione auspica infine che “provvedimenti di semplice buon senso”, come quello passato al “Giulio Cesare” possano trovare seguito “in molte altre scuole d’Italia, spesso utilizzate impropriamente come luoghi per proporre progetti e iniziative discutibili che non perseguono il vero bene di bambini e adolescenti”.
Luca Marcolivio
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