“Attentati alla sacralità della vita umana”, aveva definito Papa Francesco ogni forma di atteggiamento che bypassi il rispetto per l’altra persona.
Ne parlò durante il Convegno su “Quale scienza per quale vita?”, coi membri dell’Associazione Scienza e Vita.
In quell’occasione, aveva ribadito: “La tutela e la promozione della vita rappresentano un compito fondamentale, tanto più in una società segnata dalla logica negativa dello scarto. Per questo, vedo la vostra Associazione come delle mani che si tendono verso altre mani e sostengono la vita”.
Si riferiva, in particolare, ma non solo, alle pratiche abortive e alla decisione di morire per iniezione letale, due condotte assolutamente con condivisibili per la cristianità, nel rispetto della sacralità della vita, dono di Dio.
“Il grado di progresso di una civiltà si misura proprio dalla capacità di custodire la vita, soprattutto nelle sue fasi più fragili, più che dalla diffusione di strumenti tecnologici. Quando parliamo dell’uomo, non dimentichiamo mai tutti gli attentati alla sacralità della vita umana.
È attentato alla vita la piaga dell’aborto. È attentato alla vita lasciar morire i nostri fratelli sui barconi nel canale di Sicilia.
È attentato alla vita la morte sul lavoro, perché non si rispettano le minime condizioni di sicurezza. È attentato alla vita la morte per denutrizione. È attentato alla vita il terrorismo, la guerra, la violenza; ma anche l’eutanasia.
Amare la vita è sempre prendersi cura dell’altro, volere il suo bene, coltivare e rispettare la sua dignità trascendente”.
Purtroppo, ci sono troppe condotte che, ancora oggi, permettono violenze e soprusi, che determinano la perdita di vite innocenti, senza che se ne abbia la ben che minima cura.
La nostra società, votata al progresso, spesso schiaccia i più deboli, i più indifesi, anche i malati, come se fossero indegni del “diritto alla vita”, che, invece, va sempre protetta e preservata, “dal concepimento fino al suo termine naturale”.
Antonella Sanicanti
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