La Germania in lutto dopo l’attentato di ieri sera al mercatino di Natale di Berlino, che ha causato la morte di 12 persone, uccise da un terrorista che con un camion si è lanciato contro la folla. Numerosi i feriti. Il Papa ha espresso profonda commozione non appena venuto a conoscenza del terribile atto di violenza. Ce ne parla Giancarlo La Vella:
In un telegramma inviato all’arcivescovo di Berlino, mons. Heiner Koch, a firma del segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, il Pontefice “manifesta la propria partecipazione al lutto dei familiari” delle vittime, esprimendo la propria “compassione e assicurando la sua vicinanza al loro dolore. Nella preghiera affida i defunti alla misericordia di Dio, supplicandoLo anche per la guarigione dei feriti”. Il Santo Padre ringrazia, inoltre, “i servizi di soccorso e di sicurezza per il loro impegno fattivo”. Papa Francesco si unisce “a tutti gli uomini di buona volontà che s’impegnano, affinché la follia omicida del terrorismo non trovi più spazio nel nostro mondo”. Il Papa, infine, implora “da Dio Padre misericordioso la consolazione, la protezione e la confortatrice benedizione”. Per un commento su questo nuovo tragico atto terroristico, sentiamo Luigi Geninazzi, giornalista di Avvenire, esperto dell’area europea:
R. – Quello che più colpisce di questa strage a Berlino è l’intreccio veramente scioccante di simbologie. Prima di tutto si tratta di un attentato che ha colpito la festa cristiana per eccellenza, in un Paese certo laicizzato, ma dove la tradizione religiosa è ancora forte. E quindi colpisce – come avvenuto a luglio, a Nizza, nella festa laica della Francia – una tradizione cristiana molto radicata della Germania. Il secondo simbolismo è che – non so se l’attentatore ne fosse cosciente – il farlo lì a due passi dalla Gedächtniskirche, la Chiesa che è stata bombardata nella Seconda Guerra Mondiale, che è stata ricostruita in parte e che è un po’ il monumento che ricorda la tragica storia del XX secolo della Germania, divisa e poi riunificata… Anche questo vuol dire che siamo di fronte a una nuova guerra, siamo di fronte ad un nuovo nemico. E poi – ovviamente – il terzo simbolismo è che colpisce il governo di Angela Merkel, che ha fatto una politica all’inizio molto generosa nei confronti dei profughi, ma che poi ha via via ristretto: e – se come potrebbe sembrare – l’attentatore è un profugo, questo ovviamente è una pugnalata al cuore della Germania, con evidenti contraccolpi sulla campagna elettorale in vista delle elezioni cruciali del prossimo settembre.
D. – Dietro questo episodio c’è il sedicente Stato Islamico puramente come elemento ispiratore o – secondo te – con un ruolo più decisivo?
R. – E’ chiaro che ormai questi lupi solitari agiscono in questo modo e anche con un dispendio di forze, di tattica e di strategia minimo, perché non devono neanche procurarsi un’arma: prendo un tir, uccido l’autista, mi metto alla guida e compio una strage… Questo vuol dire che siamo tutti veramente inermi e impotenti.
fonte: radiovaticana
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