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“Attento a ciò che desideri, perché potresti ottenerlo”

Croce

“Attento a ciò che desideri, perché potresti ottenerlo”. Se dovessimo tradurre, cristianamente parlando, la frase di Oscar Wilde, potremmo riflettere su cosa voglia dire davvero l’espressione “sia fatta la tua volontà”, che tante volte recitiamo nel Padre Nostro.

La domanda che dovremmo porci è se siamo convinti di poter accettare la grazia di Dio, quando, in realtà, dovremmo sapere che essa è sempre “condita” con la croce.
Il cristiano, che si affida al Signore in tutto e per tutto, per quelli che possono essere i suoi legittimi desideri, dovrebbe essere anche abbastanza forte, nella fede, da accettare tutto ciò che, poi, Dio gli farà “vivere” o tutto ciò per cui verrà sfidato dal male, proprio per essersi avvicinato alla fede.

Ricordiamo, a tal proposito, le parole di Gesù, in preda all’angoscia, nell’Orto degli Ulivi: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà”.
Sullo stesso passo del Vangelo, deve aver riflettuto, tra gioia e rammarico, un padre che, qualche anno fa, accompagnò sua figlia all’ingresso di un Convento.

Lei, Nora, voleva seguire la sua vocazione religiosa e, per farlo, aveva scelto di far parte delle Suore Passioniste che, oltre ai voti di povertà, di castità e di obbedienza, decidono anche di rimanere in clausura.
Beh, il padre di Nora, seppur fiero della scelta di sua figlia, soffriva a vederla allontanarsi: “Quando pregavo per le vocazioni, non intendevo che Dio potesse portarmi via mia figlia!”, diceva.

Un sacerdote racconta: “Quando stavo iniziando il mio ministero parrocchiale, ho avuto la fortuna di essere vicino ad un convento di Suore (…). La Madre Superiora è diventata il mio direttore spirituale e, un giorno, ha condiviso con me che, sin dal principio, la sua unica preghiera a Dio era semplicemente questa: “Fammi tuo”.
Devo confessare che sono tornato dal convento un po’ spaventato da questa preghiera.

Ero anche un po’ seccato con me stesso, per non aver potuto fare questa preghiera, senza offrire a Dio la mia lista di note.
Avrei detto: Fammi tuo, ma ecco i miei suggerimenti, Signore, su come puoi farlo”.
Ed ecco, allora, che basta poco per accorgerci di quanto, ancora, la nostra fede sia embrionale.

Antonella Sanicanti

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