Attivisti per l’ambiente interrompono la Messa in nome di Papa Francesco

È polemica a Diritto e rovescio, il talk show condotto da Paolo Del Debbio, per chi strumentalizza il Papa per giustificare azioni inammissibili come l’interruzione della Santa Messa per “difendere” l’ambiente.

È ammissibile arrivare a interrompere la Santa Messa per difendere l’ambiente? E giustificarsi tirando per la giacchetta perfino papa Francesco? Il Papa può diventare un alibi per autoassolversi? La risposta è chiaramente no e basta fare uso della ragione per capirlo.

Attivisti green interrompono messa in nome di papa Francesco
Una giovane attivista per l’ambiente interrompe la Messa nel Duomo di Torino (Foto Facebook @Extinction Rebellion Torino) – lalucedimaria.it

In questi giorni sta circolando in rete e sui social un vecchio video di Diritto e rovescio, il talk show condotto da Paolo Del Debbio. La trasmissione mette a tema quanto accaduto a dicembre dello scorso anno a Torino, dove alcuni attivisti ambientalisti hanno interrotto la celebrazione della Messa in Duomo per leggere, prima dell’omelia del vescovo, alcuni passi dell’Esortazione “Laudate Deum” di Papa Francesco sulla crisi climatica.

Se può essere lodevole la preoccupazione per le sorti della nostra casa comune, sicuramente meno lodevoli sono le modalità scelte per esprimerla. Opportunamente, nel video che circola su YouTube, due non credenti come Del Debbio e Giuseppe Cruciani provvedono a ricordare che non si può protestare per l’ambiente a colpi di azioni eversive.

Protestare per l’ambiente sì, ma senza profanare la Messa

Parliamo di gesti che non solo profanano la Messa ma commettono anche quello che davanti alla legge è un reato. Lo stabilisce l’articolo 405 del Codice Penale che punisce con la reclusione fino a due anni l’impedimento delle funzioni religiose.

Protestare per l'ambiente senza prrofanare la messa
Il giornalista e conduttore Paolo Del Debbio ha detto parole di buon senso sull’irruzione degli attivisti green nel Duomo di Torino (Foto Ansa) – lalucedimaria.it

Anche col semplice uso della ragione si può dunque capire che la tutela dell’ambiente non può diventare un assoluto in nome del quale sacrificare ogni altro valore, anche il più sacro. Lo ha ribadito anche il diretto interessato: il vescovo di Torino Roberto Repole che, commentando l’accaduto, si è detto «dispiaciuto che [gli attivisti] abbiano ritenuto di prendere la parola in Duomo senza prima volermene parlare e chiedere se potevano intervenire. Avrei risposto che a Messa si prega spesso per la pace e per la salvaguardia del Creato, ma la celebrazione eucaristica non è un momento idoneo a ospitare interventi pubblici».

Dopo aver lasciato che inizialmente gli attivisti parlassero, il pastore torinese ha detto di aver «chiesto che terminassero perché la Messa è un momento di preghiera e in quanto tale dev’essere rispettata, anche e soprattutto da coloro che dichiarano di voler operare nel rispetto di tutti». Parole sagge e equilibrate, più che eloquenti. E che dovrebbero bastare a tracciare il limite tra l’impegno, anche appassionato, e la prevaricazione.

Come ti strumentalizzo il Papa per giustificare l’ingiustificabile

Nel video di Diritto e rovescio si vedono Del Debbio e Cruciani impegnati in un’aspra polemica con alcuni giovani ambientalisti e col loro tentativo di strumentalizzare l’invito di papa Francesco a «fare chiasso» per il clima per giustificare azioni come il “blitz” nel Duomo torinese.

Papa Francesco strumentalizzato dagli ambientalisti
Papa Francesco “arruolato” indebitamente dagli attivisti ambientalisti per giustificare azioni ingiustificabili (Foto Ansa Torino) – lalucedimaria.it

Per essere chiari: la cosiddetta questione climatica rappresenta un problema grave e urgente, per nulla preso sottogamba dalla Chiesa come prova l’esistenza di un “magistero ecologico” ribadito costantemente da tutti gli ultimi papi. Tanto è vero che uno dei primi pontefici a denunciare il rischio di una «catastrofe ecologica» fu Paolo VI nel 1970 e il Papa più “green” prima di Francesco, per numero di pronunciamenti, è considerato Giovanni Paolo II. Lo mostra una documentatissima antologia sull’ecologia dei papi curata dal padre domenicano Thomas Michelet.

La tutela del creato è necessaria e l’umanità si è incamminata lungo una brutta china da quando ha cominciato a guardare alla nostra casa comune come a una semplice riserva di energia da sfruttare in maniera scriteriata per accrescere benessere e potenza. Non è certo questa la visione cristiana. Esiste tutta una tradizione cristiana di difesa della natura che comprende figure come San Francesco, Santa Ildegarda di Bingen e il filosofo-contadino Gustave Thibon.

Custodire, non idolatrare la natura

Attenzione però: agli occhi di un cristiano la natura è una creazione divina di cui l’uomo è solo il custode, non il padrone e tanto meno il salvatore, e come tale va protetta e tutelata. Non va adorata o divinizzata, ossia trasformata in quella che la Bibbia definirebbe un idolo. Per un cristiano parlare di ecologia significa prima di tutto riconoscere un ordine naturale delle cose, ovvero la presenza di un disegno provvidente stabilito dal Creatore.

Differenza tra custodia e divinizzazione della natura
Un conto è lodare il Creatore attraverso la creazione, come fa San Francesco, un altro è divinizzare la natura – lalucedimaria.it

Dunque la preoccupazione per il creato non può essere disgiunta dalla devozione per il Creatore che si esprime nella sacra liturgia e in particolare nella celebrazione dell’Eucarestia, «fonte e culmine di tutta la vita cristiana» come dice il Concilio Vaticano II nella costituzione dogmatica “Lumen gentium”.

Che significato ha allora turbare la fonte alla quale si alimenta l’impegno del cristiano per la tutela del creato? Non è come segare il ramo su cui poggia questo stesso impegno?

La visione cristiana del creato

Un conto è la doverosa custodia del creato, un altro è fare dell’ecologia una sorta di religione cosmica coi suoi dogmi e le sue liturgie di stampo panteistico, intolleranti e radicalmente in opposizione alla trascendenza cristiana. Per dirla con la “Laudato si’”, la Chiesa rifiuta sia la pretese di dominio illimitato sulla natura attraverso la tecnoscienza, proprie di quello che l’enciclica definisce «antropocentrismo deviato» o «dispotico», sia il cosmoteismo del «biocentrismo» che divinizza la natura personificandola in «Gaia».

Il grande scrittore cattolico G. K. Chesterton in tempi non sospetti aveva denunciato il pericolo di un «comunismo cosmico» che a forza di celebrare la natura come madre rischiava di trasformarla in matrigna (come succede non a caso in alcuni racconti di Sade). Per il cristianesimo invece, notava acutamente Chesterton, «la natura non è nostra madre, ma nostra sorella; possiamo esser fieri della sua bellezza perché abbiamo lo stesso padre, ma essa non ha autorità su di noi; dobbiamo ammirarla».

Ammirarla e proteggerla, non adorarla. Per amore del Padre celeste e delle sue opere che, come dice il Salmista, narrano la gloria di Dio. Ogni cura cristiana per il creato passa da qui.

 

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