Così come per il noto attore, ci sono situazioni in cui molti incorrono, e che segnano uno spartiacque nella vita: una crisi matrimoniale, una malattia, una perdita della fede.
In questi frangenti così delicati, è importante avere accanto figure di riferimento, dotate di saggezza. C’è un adagio che va per la maggiore negli ultimi anni, anche in forma di meme: “I sacerdoti sono come gli aerei. Fanno notizia solo quando cadono ma ce ne sono tanti che volano”.
I sacerdoti: o li si ama, o li si odia…
L’atteggiamento che i laici hanno nei confronti del clero tende ad essere sempre senza mezze misure. Tra chi è estraneo alla Chiesa, si registra ovviamente una prevalente ostilità, tuttavia, anche tra i cattolici praticanti l’approccio non è mai così scontato.
Tra i fedeli, c’è chi ha un contegno servile, chi esigente. C’è chi, per certi sacerdoti, nutre un’ammirazione sconfinata ai limiti dell’idolatria. Nel delicato contesto delle parrocchie, a volte, il parroco diventa un capro espiatorio di tutti i problemi della comunità. Alcuni sono soliti lodare pubblicamente il proprio “don”, salvo poi dirne peste e corna in sua assenza.
Un moto dell’animo piuttosto raro nei confronti dei sacerdoti è quello della gratitudine. A tal riguardo, è degno di nota l’intervento dell’attore Giovanni Scifoni, che, alla trasmissione Siamo noi, su TV2000, ha voluto rendere il giusto omaggio a tutti i sacerdoti che hanno accompagnato la sua vita.
Le dichiarazioni di Scifoni appaiono sincere e prive di qualunque clericalismo, tanto più che l’attore, non facendo alcun nome, ha inteso più che altro elogiare il ruolo giocato dai sacerdoti nei vari passaggi della sua esistenza.
Ispirazione… a tutti i livelli
“Posso raccontare cosa mi è stato donato dai sacerdoti perché quello che sono io oggi lo devo anche ai sacerdoti che ho incontrato”, spiega in primo luogo Scifoni.
“Un sacerdote ha salvato il mio matrimonio – racconta – un altro sacerdote ha salvato mia moglie in un momento disperato della sua vita”; un altro ancora “mi ha riacchiappato per i capelli” e “fatto tornare nella Chiesa, da dove ero andato via”.
“Un sacerdote mi ha reso un artista migliore, perché è stato fonte di enorme ispirazione artistica, anche attoriale”. Scifoni ha infatti confidato che, sul piano della recitazione, “io copio anche dai preti, da alcuni preti, alcune cose che fanno dall’ambone…”.
Come un piatto di carbonara
Il fattore di maggior gratitudine per Scifoni è tuttavia “la domenica”, durante la messa. “Io so che posso avere una settimana orribile, piena di problemi non risolti, di fatiche, di angosce ma io so che la domenica c’è qualcosa per me”, dice l’attore.
“Io mi siedo sulla panca, su quella sedia, su quello sgabello, quello che sia e riceverò un’omelia fatta bene, fatta male, a volte bellissima, che parla alla mia vita”.
Non si può pretendere, puntualizza Scifoni, che i preti siano dei “perfomer”, tuttavia, essi manifestano “quello che lo spirito gli ispira” e “io so che quella parola è per me, che l’Eucaristia che lui mi darà è per me, io mi siedo lì, non devo far nulla, non devo pensare, devo solo ricevere”.
La messa, l’eucaristia, aggiunge l’attore, tra il serio e il faceto, è come un “piatto ricco di carbonara tutto per me: io non devo fare nulla, devo solo prendere la forchetta e mangiarlo… questo è impagabile!”.
“Facciamo tutto quello che serve affinché le persone abbiano quello che desiderano, quello che cercano, quindi sosteniamo i sacerdoti”, conclude poi Scifoni.