Ha ospitato molti Papi ed eventi memorabili ma non tutti conoscono la sua vera storia e perché è stata intitolata a Paolo VI.
Era il 30 giugno del 1971 quando l’Aula Nervi veniva inaugurata. Uno spazio creato appositamente (e intitolata inizialmente all’architetto che la progettò) per gli incontri dei Papi con i fedeli. Fu aperta per la prima volta e benedetta da Papa Paolo VI.
Un’aula che, nel giro di 50 anni, ha riunito al suo interno e intorno a diversi Papi, più di mezzo milione di fedeli. Si trova all’interno delle mura Vaticane ed, oggi, è da tutti conosciuta come l’”Aula Paolo VI”. In questi giorni festeggia un particolare anniversario: i 50 anni dalla sua prima apertura e dalla benedizione da parte dell’allora Pontefice, Paolo VI appunto, a cui oggi è intitolata.
Progettata dall’architetto Pier Luigi Nervi, con il piccolo, ma importante, suggerimento di Papa Montini. Ma perché nasce questa aula? Da una visione prettamente pratica: dare la possibilità ai turisti e ai fedeli, che erano sempre più numerosi, di avere un luogo adatto tutto l’anno, per ascoltare, vedere ed incontrare da vicino il Papa.
Udienze generali, concerti: il tutto all’interno del Vaticano. Questa è l’Aula Nervi. Era necessario liberare la Basilica di San Pietro, luogo di preghiera e di culto, dalla moltitudine di fedeli che, ad esempio, erano lì solo per ascoltare il Pontefice.
Un’esigenza pratica vera e propria dietro la costruzione di quella che, oggi, è una delle “aule” più conosciute al mondo.
Paolo VI commissiona, a metà degli anni Sessanta, all’ingegnere e architetto valtellinese questa costruzione. Lui, che aveva già firmato progetti come il Palazzetto dello Sport a Roma e che faceva della staticità e della funzionalità la regola delle sue opere.
Uno spazio grande e maestoso, il cui onere per la costruzione, come disse allora Papa Paolo VI, “è gravato sulle casse Vaticane”. L’aula fu aperta al pubblico e benedetta proprio nel 1971 e, a impartire la benedizione, fu Paolo VI.
Quell’aula, oggi, accoglie fedeli venuti da ogni dove per ascoltare (prima del Covid e, si spera, lo sarà di nuovo alla fine di questa pandemia) le parole del Santo Padre.
Fonte: vaticannews
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ROSALIA GIGLIANO
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