L’Avvento ha inizio, e per un cristiano rappresenta uno dei tempi liturgici più forti, per prepararsi alla venuta del Signore, al suo Natale.
Il termine Avvento deriva dalla parola “venuta”, in latino adventus. Il vocabolo adventus può tradursi con “presenza”, “arrivo”, “venuta”. I cristiani adottarono la parola Avvento per esprimere la loro relazione con Cristo: Gesù è il Re, entrato nella storia per visitarci. Si intendeva sostanzialmente dire: Dio è qui, non ci ha lasciati soli.
L’Avvento dura quattro settimane, ed è un tempo di gioia, perché fa rivivere l’attesa dell’evento più lieto nella storia: la nascita del Figlio di Dio da Maria Santissima. È un tempo di preparazione spirituale al Natale, un tempo dunque di attesa e di preghiera.
La corona dI Avvento nasce come simbolo pagano, che è stato poi adottato dalla cristianità, per rappresentare lo scorrere del tempo, e ha la funzione di annunciare l’avvicinarsi del Natale, per prepararsi con la preghiera personale e comune.
La corona è fatta di vari sempreverdi che stanno a significare la continuità della vita. La forma circolare della ghirlanda simboleggia l’eternità di Dio che non ha né inizio né fine, l‘immortalità dell’anima e la vita eterna in Cristo. La corona è inoltre segno di regalità e vittoria. La corona di Avvento annuncia che il Bambino che noi attendiamo è il Re che vince le tenebre con la sua luce.
Per percorrere questo periodo di attesa con lo spirito giusto, ci vengono in aiuto le quattro candele che compongono la corona di Avvento. Il colore delle candele è quello della liturgia: per le prime due domeniche e la quarta d’Avvento le candele sono viola. Nella terza domenica d’Avvento detta “Gaudete”, la candela della Gioia è la candela rosa, colore simbolo dell’amore di Gesù che diventa uomo.
A Gesù interessa il nostro cuore; è lì che dobbiamo prepararci alla sua venuta, colmare i vuoti, convertirci. Nella fede, nella preghiera, nell’impegno di cambiare tante cose che vanno cambiate nella nostra vita, possiamo vivere l’attesa del Signore e sperimentare la sua grazia, la sua gioia, la sua salvezza.
La corona d’Avvento oltre a essere utilizzata in chiesa durante la celebrazione della Santa Messa, può diventare un elemento prezioso nelle nostre famiglie, piccole chiese domestiche. Le candele vengono accese una per settimana, al sabato sera o alla domenica, quando tutta la famiglia è riunita; solitamente dal più piccolo, proprio perché questa tradizione è nata per preparare i bambini al Natale. Durante la settimana si possono accendere le candele, una per la prima settimana, due per la seconda e così via, quando si prega o si mangia insieme o quando arriva un ospite.
La prima candela di questa domenica 29 novembre 2020, si chiama “Candela del Profeta” ed è la candela della speranza. Ci ricorda che molti secoli prima della nascita di Gesù Bambino, degli uomini saggi chiamati profeti predissero la sua venuta. Un profeta di nome Michea predisse addirittura che Gesù sarebbe Nato a Betlemme.
1821 Noi possiamo, dunque, sperare la gloria del cielo promessa da Dio a coloro che lo amano e fanno la sua volontà. In ogni circostanza ognuno deve sperare, con la grazia di Dio, di perseverare sino alla fine e ottenere la gioia del cielo, quale eterna ricompensa di Dio per le buone opere compiute con la grazia di Cristo. Nella speranza la Chiesa prega che « tutti gli uomini siano salvati » (1 Tm 2,4).
Oggi la nostra società tende a soffocare la speranza nelle promesse del Signore, alla vita eterna. Pensiamo alle numerose notizie negative che invadono l’informazione, tanto più in questo tempo segnato dal Covid, in cui la paura fa da padrone, e induce a una preoccuparci esclusivamente della salute fisica.
Invece Gesù è sempre fedele, e ci chiede di collaborare e coltivare tutto ciò che è verità, bellezza, onestà, amore in famiglia, al lavoro e ovunque ci troviamo. E l’Avvento ci offre l’opportunità per farlo. Il bene è silenzioso ma c’è e opera, e noi tutti siamo chiamati a fare la nostra parte. Ognuno può rinnovare il proprio si a Dio, in ogni circostanza della vita. Come Maria che non si è mai arresa, e non ha permesso allo scoraggiamento di abitare nel suo cuore.
Come dice Benedetto XVI chi crede in Dio che è Amore porta in sé una speranza invincibile, come una lampada con cui attraversare la notte oltre la morte e giungere alla grande festa della vita. E non si tratta solo della speranza che supera la morte fisica e guarda alla vita eterna. Ma di nutrire la speranza interiore già adesso attraverso la preghiera, i sacramenti. E non permettere ai sentimenti di rassegnazione, sconforto, egoismo di soffocare la speranza nei nostri cuori e di creare così una distanza dall’Amore di Dio.
Simona Amabene
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